Ostaggi «comprati» dall'Iran
Ostaggi «comprati» dall'Iran Ostaggi «comprati» dall'Iran Pagato da Teheran il riscatto per gli americani rapiti a Beirut WASHINGTON. L'operazione ostaggi è stata pagata due volte dall'Iran, prima finanziando i sequestri e la detenzione e poi «compensando» i rapitori per ogni prigioniero rimesso in libertà: lo rivela il Washington Post citando fonti governative intervistate dopo il rilascio dell'ultimo ostaggio americano, il giornalista dell'Associate d Press Terry Anderson. Stando alle fonti, quasi tutti i negoziati sugli ostaggi sono stati intavolati in Iran e non in Libano e le anticipazioni sui rilasci hanno avuto invariabilmente come fonte il ministero degli Esteri iraniano tramite canali diplomatici alcuni giorni prima di ogni liberazione. «La strada per gli ostaggi passava per Teheran» ha detto al Washington Post una delle fonti precisando che, a parte i mezzi finanziari per il mantenimento degli ostaggi, Teheran ha sborsato ai sequestratori cifre varianti da un milione a due milioni di dollari (1,2-2,4 miliardi di lire) per ogni ostaggio liberato. Quanto ai motivi del «premio rilascio», la fonte ha dichiarato che in questo modo l'Iran ha voluto «tenere buoni» i rapitori anche per proteggere i forti investimenti a lungo termine in Libano. La decisione di liberare gli ostaggi, secondo la stessa fonte, è stata motivata da due ragioni: prolungare oltre la detenzione avrebbe pregiudicato l'iniziativa di Teheran intesa a stabilire rapporti economici pieni e proficui con l'Occidente, gli ostaggi erano ormai più un peso che un vantaggio per le organizzazioni integraliste in Libano. In sostanza, dalla vicenda degli ostaggi è emerso, secondo le fonti americane, che l'Iran controllava la situazione «al 99,9 per cento». L'ambasciatore iraniano all'Onu Kamal Kharrazi, intervistato dal Washington Post, ha invece negato recisamente che il suo Paese controllasse direttamente la situazione.
Persone citate: Kamal Kharrazi, Terry Anderson
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