la scuola alza le barricate di Gian Carlo Fossi

La scuola alza le barricate Oggi comincia la protesta di insegnanti, presidi e bidelli La scuola alza le barricate Gaspari: prima il codice di autoregolamentazione, poi parliamo di aumenti Bloccatigli scrutini del quadrimestre. Gli statali verso lo sciopero generale ROMA. La scuola piomba nel caos a partire da oggi con raffiche di assemblee, agitazioni, blocco degli scrutini quadrimestrali, minaccia di paralisi degli esami. Ma anche l'intera macchina dello Stato rischia di essere investita in breve da agitazioni a catena, preludio di uno sciopero generale nel settore. Insieme ad oltre un milione di insegnanti, presidi e bidelli, sono pronti ad aprire le ostilità due milioni di statali amministrativi, lavoratori della sanità e degli enti locali, postelegrafonici e impiegati delle altre aziende autonome, parastatali e dipendenti dell'università e degli enti di ricerca. I motivi del malessere e della protesta sono comuni a tutte le categorie dell'area pubblica: la mancata apertura delle trattative per i rinnovi dei contratti collettivi a più di un anno dalla loro scadenza e la previsione, confermata ieri dal ministro della Funzione pubblica Remo Gaspari, di aumenti «minimi» proposti dal governo quando alfine si riuscirà a mettersi seduti intorno a un tavolo. Per la scuola, inoltre, c'è un altro intoppo: Gaspari sostiene che il negoziato potrà partire solo dopo che la commissione di garanzia avrà approvato i codici di autoregolamentazione dello sciopero presentati dai sindacati confederali e autonomi; e gli autonomi, ad esempio, escludono tassativamente che possa essere vietato il blocco degli scrutini e degli esami. Comunque, mentre gli altri altri comparti pubblici si stanno organizzando per una azione dura, nella scuola si è ormai sulle barricate. Non c'è, infatti, nessuna associazione - dai sindacati confederali ai cobas - che non abbia già definito un nutrito programma di astensioni, manifestazioni, assemblee. Dieci giorni di mobilitazione sono stati decisi a cominciare da oggi dai sindacati-scuola di Cgil-Cisl-Uil: fino al 29 si svolgeranno nelle scuole assemblee di 2 ore con sospensione dell'attività didattica, il 29 il personale sospenderà la prima ora di lezione e il 30 l'ultima ora. Snals e Gilda, invece, bloccheranno a partire da giovedì gli scrutini quadrimestrali, gli straordinari e i colloqui con i genitori. I cobas fermeranno il primo turno di scrutini per 5 giorni, dal 3 al 7 febbraio e, nelle scuole elementari, non consegneranno le schede di valutazione dal 13 al 17 febbraio. Effettueranno, poi, astensioni di 24 ore articolate per settori: il 29 febbraio nella scuola materna, il 2 marzo nelle elementari, il 14 marzo nella media inferiore, il 16 marzo nei licei classici e scientifici, il 27 marzo negli istituti professionali e il 28 in quelli tecnici ed artistici. Infine, l'associazione nazionale dei presidi ha annunciato la sospensione degli straordinari dal 27 gennaio in avanti e la Cisnal prevede una giornata di astensione. Quindi, grande confusione e disagi per quasi due mesi e mezzo, ma nessuna organizzazione pensa di fermarsi qui. Pur nella diversità delle posizioni rispetto al negoziato contrattuale, i sindacati confederali, quelli autonomi e i cobas si dichiarano pronti ad intensificare la pressione se il governo non convocherà gli incontri per l'inizio della trattativa. «Il silenzio del governo è una provocazione», afferma Dario Missaglia, segretario generale della Cgil-scuola. «L'esecutivo non ha più alcun alibi per rimandare una convocazione», gli fa eco il segretario generale della Uil-scuola Osvaldo Pagliuca. A questo punto, d'altra parte, la vertenza-scuola si intreccia con quelle degli altri comparti pubblici ed entrano in scena le tre confederazioni Cgil-Cisl-Uil ai massimi livelli. «Se il governo non uscirà subito allo scoperto - osserva Bruno Trentin - saranno guai seri». Ulteriori ritardi, rileva Sergio D'Antoni, sono assolutamente intollerabili. Quello che conta - insiste Giancarlo Fontanella segretario confederale Uil - è riuscire a realizzare contratti in cui gli aumenti siano legati strettamente alla produttività. E sia chiaro: «Non ci accontenteremo di una mancia elettorale». Gian Carlo Fossi Remo Gaspari

Persone citate: Bruno Trentin, Dario Missaglia, Gaspari, Giancarlo Fontanella, Osvaldo Pagliuca, Remo Gaspari, Sergio D'antoni

Luoghi citati: Roma