Verdi si litiga per le poltrone di Massimo GramelliniAlexander Langer

Verdi, si litiga per le poltrone A Chianciano spaccatura su chi dovrà guidare il partito alle prossime elezioni Verdi, si litiga per le poltrone «Ora sembriamo dorotei» CHIANCIANO DAL NOSTRO INVIATO La chiamavano diversità. L'utopia dei Verdi traballa a Chiariciano, in una domenica di manovre confuse e facce contratte. Più che sulle idee, si litiga sulle poltrone: con minore esperienza rispetto ai partiti ufficiali, ma altrettanto vigore. I Verdi si spaccano sul nome di chi dovrà guidarli alle elezioni. Alla fine il 55% dell'assemblea congelerà il coordinamento e gli affiancherà un comitato di garanti. Ma l'incantesimo, forse, è finito. Il melodramma inizia sabato sera, introdotto dalla visita e susseguente comizio di Marco Pannella. Il grande ipnotizzatore propone l'alleanza elettorale fra verdi, radicali e antiproibizionisti: il primo a non crederci è lui, che pochi minuti prima si era già sentito rispondere picche dal leader ambientalista Mattioli. «E'stato uno scontro piacevole», ammicca Pannella al microfono, mentre la platea ascolta in silenzio, conquistata dal personaggio ma non da quello che dice. Pannella saluta e risale in macchina. La lunga notte delle poltrone può finalmente cominciare. Premessa: nella gerarchia dei Verdi - un complesso sistema di pesi e contrappesi - le funzioni di segretario politico sono affidate a un comitato di coordinamento composto da undici rappresentanti di tutte le correnti ed eletto l'anno scorso a Castrocaro fra i non parlamentari. Ma le elezioni incombono e, da Rutelli a Ronchi, tutti i coordinatori premono per entrare in lista. Per non incrinare il principio dell'incompatibilità, promettono di lasciare la segreteria il giorno dopo le elezioni. Non è questo il problema, gli rispondono in molti. Il problema è che intanto, pur essendo parte in causa come candidati, sarete voi a gestire la campagna elettorale: soldi, potere di influenza sulle liste e comparsate televisive. A guidare la protesta è uno degli undici coordinatori, il toscano Tommaso Franci: chiede che l'assemblea voti un nuovo vertice. Si cerca un compromesso, anche perché sono già le due di notte. Dal cilindro della politica, il senatore Marco Boato estrae la soluzione: prorogare il vecchio coordinamento ma affiancargli un comitato di garanti durante le elezioni. Stavolta si oppongono Ronchi e Scalia. Su una cosa, però, sono tutti d'accordo: «E' l'alba. Andiamo a dormire». I contrasti della notte si riproducono il giorno dopo, ingigantiti dalla confusione dell'assemblea. Sulla linea politica, nessun problema. Vengono approvate a larga maggioranza tre mozioni, ma nella fretta molti delegati non si accorgono che al punto «1,6 d» di quella presentata dal marchigiano Pieroni c'è la richiesta dello sbarramento elettorale al 5%. «Una sfida lanciata a noi stessi», gongola Franci, mentre fra i tanti che l'hanno votata senza saperlo cala il rimorso di un mezzo suicidio politico. Resuscita parzialmente l'alleanza con Pannella: i verdi della Toscana gli propongono una candidatura al Senato, sotto il simbolo del Sole che ride e dei Federalisti. Uniti sulla politica, i Verdi tornano a spaccarsi sulle poltrone. L'agonia ricomincia. Boato ripropone il suo compromesso, che viene bocciato dall'assemblea con un voto procedurale. Ma i capi che nel corso della notte avevano contrastato Boato, adesso hanno paura: l'umore dell'assemblea sta infatti scappando loro di mano. Chi è rimasto fuori dai giochi si unisce ai pochi oppositori della linea politica per chiedere la sostituzione del coordinamento. Langer e Mattioli si impossessano allora dell'idea di Boato e la ripresentano ai delegati: «Ragionate: quale partito cambierebbe il suo vertice a due mesi salle elezioni?». Rutelli scodella una lista di nove garanti, compilata con un sapiente dosaggio. «Ma questa è roba da dorotei», grida Pieroni, che poi però la voterà, anche perché fra i garanti Rutelli ha messo pure lui. La platea insorge: a fondo sala la delegata milanese Laura Donisetti si cac¬ cia due dita in bocca e comincia a fischiare: «Non sarà educato, ma d'altra parte qui di signori ne vedo ben pochi». «Tutti hanno le loro ragioni, ma se fate una somma algebrica vedrete che le nostre sono superiori», insiste Mattioli, mentre Rutelli passeggia nervoso fra i tavoli. Si passa al voto: 137 sì, 84 no e 33 astenuti. Il Comitato dei Garanti ce l'ha fatta, ma ha conquistato poco più della metà dei delegati. Nel caos, una faccia tranquilla. Quella del senatore Corleone, che con Langer e Mattioli capeggerà il nuovo organismo destinato a guidare i Verdi durante la campagna elettorale: «La ciambella è riuscita», sorride. «Certo, però, che avrebbe potuto venire un po' meglio...». Massimo Gramellini Alexander Langer, chiamato a far parte del Comitato che gestirà le elezioni

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