«Lasciate in pace il mio Sandro» di Cesare Martinetti

«Lasciate in pace il mio Sandro» JJ «Lasciate in pace il mio Sandro» La moglie di Pertini: perché dico no al film di Raidue LA BIOGRAFIA PRESTO IN TV FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Carla Pettini è seduta dietro una tazza di tè con latte al tavolino d'angolo del caffè Rivoire, in piazza della Signoria, quello che piaceva tanto a Sandro e ci veniva ogni volta che passava di qua, conosceva i camerieri, salutava i titolari, si infilava tra la gente, sorrideva, stringeva le mani. Se ne sta «ferita e addolorata», accanto al suo amico Stefano Careni, direttore dell'archivio e della biblioteca della fondazione Turati, curatore e custode della carte di Pollini che della fondazione fu il primo presidente. Non vorrebbe aggiungere parole a parole, dar fuoco ai ((pettegolezzi», alimentare equivoci, partecipare al battage intorno al film che la socialista Rai 2 sta girando sul presidente. Ma questa volta Carla Voltolina vedova Pertini dice che non può tacere e per un'ora accetta di rompere un silenzio e un riserbo che sono stati lo stile della sua vita accanto al presidente della Repubblica più amato: «Questa cosa la devo spiegare - dice - perché la gente che gli ha voluto bene non si confonda. Non fate questo film: lasciatelo ancora a me e alla gente con la sua faccia, il suo volto, la sua voce. Per cortesia, non facciamo pettegolezzi». Si capisce che parla con fatica, ma si sente soprattutto la forza di un grande amore che dura, la gelosia per le emozioni e i ricordi di una vita che sta per essere violata dalla finzione, la paura per lo snaturamento televisivocinematografico della sua storia privata, la rabbia per non poter fare nulla, l'orrore che tutto questo si risolva in un'operazione propagandistica in tempi di elezioni politiche: «Ha visto cos'è accaduto con i Frassati che si sono trovati per televisione la storia del loro caro usata a fini politici. E per loro sono passati tanti anni, ma Sandro non se n'è andato nemmeno da due... E poi non mi hanno chiesto niente, non mi hanno detto niente: ho saputo dai giornali che avevano deciso di fare un film su di lui. E' giusto?» E quando l'ha saputo cosa ha fatto, signora? «Sono andata da Sodano, socialista, responsabile di Rai 2. Gli ho chiesto, ho protestato, gli ho detto che avrebbero dovuto avvertirmi, ho aggiunto che se volevano fare una cosa su Sandro io gli avrei messo a disposizione carte, documenti. Ma non un film, non un attore con la sua faccia e questo lo dico con tutto il rispetto per l'attore, che non conosco, per il regista, Franco Rossi, che è molto bravo, che ha realizzato film belli come l'Odissea e l'Eneide. Ho chiesto a Sodano di non farlo perché Sandro certamente non l'avrebbe voluto. Ricordo ancora quando vedemmo insieme un film sul processo di Savona e lui era impersonato da un attore che stava seduto scomposto, direi un po' stravaccato, di fronte a Turati. Se l'era presa. Diceva: io non mi sarei mai permesso di stare seduto in quel modo davanti al mio maestro». E qua) è stato il risultato della sua richiesta a Sodano? «Che tre giorni fa hanno incominciato le riprese a Savona e che io posso solo fare appello ai cittadini di Savona perché non collaborino e perché conservino il ricordo dell'onestà intellettuale e del costume di vita di Sandro Pertini». La signora non vuol far troppa polemica, ma è chiaro che avrebbe desiderato un intervento a suo sostegno di Craxi e invece da parte del segretario c'è stato solo silenzio. «E mi dispiace così tanto - dice Carla Pertini - di essere stata ferita da persone del psi. Sa, io rimango socialista». Però non può non raccontare che Craxi non è nemmeno andato a Savona a novembre quando lei ha inaugurato il museo Pertini regalando alla comunità molti dei suoi quadri (De Chirico, Morali di, Mirò), tutte le sue onorificenze (l'Accademia di Francia, quella americana delle «quattro libertà»), tutte le sue medaglie. C'era Del Turco, segretario aggiunto della Cgil; è arrivato un biglietto di auguri da Andreotti; c'è andato Cossiga, «e in teatro ha pronunciato un discorso bel¬ lissimo»; c'erano il presidente della Camera Nilde lotti, quello del Senato Spadolini, il presidente della Corte Costituzionale Corasaniti. E inoltre a raccogliere e trasferire nella fondazione Turati di Firenze libri e documenti ha dato una mano Spadolini che, dice la signora, «forse anche perché ama molto i libri, ha dimostrato una grande sensibilità». Dalla socialista Rai 2, invece, solo «l'ostinazione di questo signore nel fare il film contro la mia volontà, con un'arroganza da capo-fabbricato, senza pietà, senza rispetto di ciò che è vivo in una persona morta. Noi siamo di un'altra razza». Signora Pertini, però non crede che sia legittimo celebrare un uomo di Stato e di partito come suo marito proprio quest'anno, nel centenario della fondazione del psi? «Vede, io ho detto che mettevo a disposizione documenti, tutto quanto serviva. Penso che si potrebbe fare la celebrazione ricordando le tante figure importanti del psi, Turati, Treves. Ho suggerito che si facesse uno sceneggiato su Menni, che poi ha una storia personale così umana, da libro Cuore, che sarebbe piaciuta molto alla gente: sua madre per nutrirlo doveva rubare il latte, erano così poveri che da bambino aveva sempre le scarpe più corte di un numero. Forse Franti avrebbe riso, ma io no e come me tutti quelli che si sentono un po' Garrone. Ho detto che per Sandro si poteva eventualmente aspettare il '96, centenario della sua nascita. Mica manca molto. Ma non uno sceneggiato adesso, su di lui, col rischio che ne venga fuori un'immagine stereotipata, certo lontano da una realtà che è ancora così vicina e che tutti ancora ricordano. Quando ci fu quel film sul processo di Savona, ne avevamo parlato e lui rideva: ma chi vuoi che voglia fare un film su di me?» Davvero non avrebbe voluto, dice Carla Pertini; era ironico su se stesso e sulle sue cose, assicu¬ ra la signora; non si è mai curato di ordinare e di immaginarne un uso futuro dei suoi discorsi, testimonia il professor Garetti, che ora si trova a gestire la mole di carte, appunti, documenti negli uffici della fondazione Turati in via Ricasoli, qui a Firenze: «Per le iniziative effimere come un film - dice Garetti - si trovano soldi e volontà; per le cose serie invece no. Dovremo cercarci uno sponsor privato, chiedere aiuto ad Agnelli o De Benedetti». Le riprese, dice una cronaca da Savona che la signora si gira in fotocopia tra le mani, sono cominciate il 13 gennaio, a palazzo Sisto, nell'ufficio del vicesindaco Giorgio Balbo, socialista; il sindaco Magliotto, pds, invece ha negato alle cineprese l'ingresso nel suo ufficio. Nei prossimi giorni si girerà in un altro palazzo storico del centro di Savona, ospiti della famiglia Pessano. Altre riprese saranno effettuate ad Albisola, Genova, Stella (paese natale di Pertini), Roma. Il film è diviso in due parti: il giovane Pertini avversario del fascismo (impersonato dall'attore Maurizio Grezza, ligure, cresciuto allo Stabile genovese) e il Pertini protagonista della Repubblica, nata dalla guerra di Liberazione. Ci sarà una versione televisiva e una cinematografica. Forse per evitare lo scontro con la vedova e le polemiche, l'intera opera non è ancora stata presentata ufficialmente. Ci sarà, dicono, prossimamente, una conferenza stampa. Carla Voltolina, al tavolino del Rivoire, preferisce ricordare il suo Pertini, sposato giovanissima, all'indomani della Liberazione («L'ho conosciuto che non aveva niente, neanche il nome, dal momento che era clandestino»), poi direttore del Lavoro di Genova, «dove faceva tutto: dirigeva, scriveva articoli, li correggeva, distribuiva il giornale, senza mai trattenere una lira dello stipendio che versava interamente alle quattro federazioni liguri del psi». Parla del Pertini degli Anni Cinquanta, infaticabile oratore sulle piazze dove nessuno osava andare a parlare di socialismo, dove quando nominava la mafia, come accadde a Montelepre, gli toglievano la corrente dal microfono, dove i parroci si mettevano a suonare le campane per coprire la sua voce e lui, da solo, sul palchetto, gridava: «Suonate, suonate per la vittoria del socialismo». Signora, un vostro ricordo? «All'inizio degli Anni Settanta, una campagna elettorale, decine e decine di comizi per il suo partito. Era il nostro venticinquesimo anniversario delle nozze, nozze d'argento. Lui era in giro e se n'è dimenticato. Me la sono presa, molto. Quando l'ho sentito gli ho detto: Sandro, neanche un telegramma... E lui mi ha risposto: ma Carla, io ti sposo tutti i giorni». E continua: ((A lui nessuno poteva dire niente, non ha mai avuto niente da nascondere. Diceva: seguite le idee, non gli uomini. Proprio per questo non avrebbe voluto un film. Non fatelo». Cesare Martinetti «Sodano, arrogante capofabbricato: noi siamo di un'altra razza» Bettino Craxi. A destra: il direttore di Raidue Gianpaolo Sodano L'ex presidente Sandro Pertini con la moglie, Carla Voltolina