La crisi del primo anno

La crisi del primo anno Nei licei scientifici in aumento i giovani che si ritirano nei primi mesi La crisi del primo anno Rinunciano a lottare dopo le prime insufficienze Ipresidi; «Spesso sono i genitori a decidere» Ragazzi più fragili, anche poicolpa dei genitori? «Li vedo deboli di fronte all'insuccesso» dice Maria Grazia Sestero, preside del liceo scientifico Einstein (700 allievi in via Pacini, Barriera Milano). «Una dozzina di iscritti in prima hanno rinunciato a proseguire gli studi prima ancora delle vacanze di Natale. Le prime insufficienze li hanno spaventati. La percentuale di esodo che s'aggira sul 7-8, è fisiologica, ma mi fanno riflettere la fuga prima ancora di ricevere la pagella e l'atteggiamento di rinuncia dello famiglio. Vedo una sorta di smarrimento profondo, un senso di impotenza che impedisce di reagire di fronte alle difficoltà. Eppure è quasi scontato che nella carriera di uno studente, qualche cinque o quattro prima o poi ci scappi. Incidenti dovuti al salto terribile che affrontano nel passaggio dalla media inferiore». L'Einstein ha fama di istituto attento ai bisogni degli allievi. Gli insegnanti frequentano corsi di aggiornamento per poterli aiutare meglio, fanno lezioni di sostegno, mirate nel biennio anche ad individuare i problemi umani che possono bloccare la riuscita negli studi. La selezione è intorno al 19 per cento in prima. Nelle classi successive mediamente è del 10. Chi si spaventa, fugge «soprattutto nelle private, alla ricerca della soluzione che credono più comoda». Conferma la preside Vighi Miletto dell'Xl scientifico, via Marinuzzi all'imbocco dell'autostrada per Milano: «Il rifiuto del disagio e della sofferenza viene più dai genitori che dai ragazzi. Nella mia scuola, 730 allievi, tocca quasi tutte le classi, perché sovente gli studi si affrontano con poca fiducia di arrivare fino in fondo. L'insicurezza blocca anche quanti possiedono le qualità fondamentali. Debolezza che forse deriva dalla situzione sociale della zona, qui le famiglie considerano ancora la cultura come conquista e una bocciatura viene vissuta come dramma». L'XI ha mediamente il 16 per cento di respinti in prima, scendono al 6 per cento un seconda, c'è un'impennata in terza e quarta (17% e 15%). Selezione pesante che vedo poi, come negli altri licei, tutti promossi o quasi alla maturità. La situazione si ripete al Galileo Ferraris (1040 iscritti di cui 250 in prima) il più antico scientifico di Torino. Il 15-20% cade nella classe inziale, poi le bocciature si bloccano sul 5%. 11 preside Mario Perrini: «Incontro le famiglie dei ragazzi che devono impegnarsi di più. C'è chi capisce, altri rinunciano. A nulla servono le mie battaglie per aiutarli ad affrontare la fatica, a sopportare le delusioni. Preferiscono gli istituti parificati, oppure cambiano tipo di studi scegliendo quelle scuole che erroneamente credono più facili. Non c'è scuola superiore facile». Italo Care, preside del Gobetti, 500 allievi nella centrale via Maria Vittoria, 24 per cento di bocciati in prima: «Credo che la fragilità degli allievi sia conseguente alla condiscendenza dei genitori: mamme e papà tendono ad allontanare il problema piuttosto che ad affrontarlo. Un attegiamento mentale che porta a lasciare il ruolo di utente della scuola pubblica per diventare cliente della scuola privata. Credo che questo rappresenti una spia della crisi nel rapporto figli-genitori». Maria Valabrega Molti ragazzi abbandonano subito e trovano meno impegnative le scuole private

Persone citate: Einstein, Galileo Ferraris, Gobetti, Italo Care, Maria Grazia Sestero, Maria Valabrega, Mario Perrini, Miletto

Luoghi citati: Milano, Torino