Violentò tredici donne: condanna a 6 anni

Violentò tredici donne: condanna a 6 anni Il «sosia» ha avuto una pena ridotta per il rito abbreviato, le attenuanti generiche e il condono Violentò tredici donne: condanna a 6 anni 11 solo commento in aula: «Mi dispiace molto» Dichiarato sano di mente, risarcirà 70 milioni Sei anni di carcere e 70 milioni di lire a titolo di risarcimento: questo il verdetto del giudice Alberto Oggè per Marco Di Pascale, il commerciante di mobili arrestato lo scorso luglio dopo che al suo posto erano stati incriminati due sosia. Di Pascale ha confessato di aver commesso tredici violenze carnali ad altrettante giovani donne. L'imputato ha accettato la sentenza in silenzio, a capo chino. Prima di uscire dall'aula, ha incrociato lo sguardo con il difensore, avvocato Pesavento. Poi ha riabbassato gli occhi ed è sfilato davanti a due delle sue vittime, le uniche presenti ieri. Le sole parole pronunciate sono state: «Mi dispiace molto per quello che ho fatto». Ieri mattina, in apertura d'udienza, il giudice Oggè ha sciolto l'ultimo dubbio sulla personalità dell'imputato: Marco Di Pascale è sano di mente ed era capace di intendere e di volere quando commetteva le violenze. Una questione sulla quale i consulenti delle parti civili (Ancona), del pm (Bosco) e del difensore (Me- luzzi) si sono dati battaglia. «Capace di intendere ma non di volere» ha detto Bosco; «totalmente infermo» ha affermato Meluzzi; «sano di mente» ha ribattuto Ancona, spiegando: «Si tratta di una personalità disturbata nella sfera sessuale, ma non è uno psicopatico». Oltre alle violenze carnali, il commerciante di mobili era imputato di rapina (in quattro occasioni aveva derubato le sue vittime), aggravata dal porto di arma impropria (il cacciavite con cui le minacciava), di ratto a fine di atti di libidine e atti osceni. Il magistrato è partito da una pena base di 18 anni di carcere, ridotti di un terzo a 12 anni per il giudizio abbreviato e a 8 anni per la concessione delle attenuanti generiche. A questi 8 anni bisogna sottrarre i due di condono per la pena definitiva. I pm Anna Maria Loreto e Antonio Patrono avevano chiesto 9 anni di carcere. Ha commentato una delle quattro ragazze che si sono costituite parti civili nel processo, con gli avvocati Chicco, Pelleri- no e Toroddo: «Era ora che questa vicenda finisse: sono passati più di tre anni da quella notte. Non sono soddisfatta del verdetto. Sono convinta che si potesse arrivare prima all'incriminazione del vero violentatore. L'ho sempre pensato e proprio in una delle ultime udienze ne ho avuto la conferma. Sul giornaletto pornografico che ho strappato dalle mani del mio aggressore quella notte c'erano le sue impronte. Dopo le violenze Marco Di Pascale parlava con le sue vittime, a tutte aveva detto che era orfa- no di padre e che aveva dei problemi. Erano tutti elementi che la polizia e gli inquirenti potevano sfruttare subito. Invece c'è stato il valzer dei sosia, ingiustamente incolpati: Giovanni Giuffrida e Luigi La Guardia». Gli avvocati Chicco e Pellerino ritengono di aver vinto «la battaglia più importante, quella sulla piena capacità d'intendere e di volere dell'imputato: oltre ai benefici del nuovo codice per il giudizio abbreviato, e ai benefici previsti per le generiche, se riconosciuto seminfermo di mente Di Pascale avrebbe avuto un'ulteriore riduzione, scendendo a tre anni e mezzo di carcere, una pena irrisoria». Aggiungono gli avvocati di parte civile: «Dopo aver subito violenza, le tredici giovani donne hanno patito altre umiliazioni: gli interrogatori, i confronti, le ricognizioni sui due sosia. Siamo convinti che la soluzione del giallo fosse a portata di mano fin dalle prime battute delle indagini; questa è la nostra più grossa recriminazione». Claudio Cerasuolo Marco Di Pascale dopo l'arresto ha confessato tredici stupri

Luoghi citati: Ancona