Wenders catastrofico con musiche stupende
Wenders catastrofico con musiche stupende I DISCHI Wenders catastrofico con musiche stupende ■ I UALE modo migliore per iniziare il nuovo anno che una meditazione su morte e creazione? Oddio, dodici mesi fa, di quest'epoca si vivevano giorni peggiori: in tv guardavamo spaventati le immagini di una guerra in corso dall'altra parte del Mediterraneo e che rischiava di degenerare con conseguenze catastrofiche per tutti. Un piacere stimolante quindi, in raffronto, ascoltare l'ennesima e più raffinata versione del rock decadente di Lou Reed in «Magic and Loss» (Sire, 1 Cd, Lp, Me). Angelo del male con giubbotto nero e occhiali scuri, ribelle, oppositore tormentato e sarcastico delle ingiustizie morali, Lou Reed lo è sempre stato. Ma il cantautore americano, pur avendo composto alcuni capolavori della disperazione, ha sempre attenuato i toni tenebrosi delle sue visioni con elementi di compassione e di speranza. Via via è maturato, trasferendosi dal lato selvaggio della vita («Walk on wild side» è uno dei manifesti suoi e del rock) a quello più equilibrato e attento. Sono così arrivati «New Sensations» (1984, primo sereno mea culpa e rinascita con qualche canzone d'amore), «New York» (1989, ideale chiusura nella propria città dell'odissea iniziata con «Berlin»). Il tutto con una profonda coerenza tematica, anche musicale, con le sue ballate decadenti caratterizzate da un uso delle chitarre forte e aspro. Il tema della mortalità, sempre presente più in forma metaforica, già l'anno scorso ha recuperato la sua dimensione più reale e filosofica con «Song for Drella», romantico Lp dedicato alla scomparsa dell'artista pop Andy Warhol. Oggi il tema è affrontato con più decisione in «Magia e morte». «Tra due aprili ho perso due amici» è l'epigrafe per le 14 canzoni ispirate, condizionate dalla scomparsa di due suoi amici, Rita e il musicista Doc Pomus. Con simboli un po' gaelici, un po' orientali, i titoli dei brani sono acompagnati da sottotitoli tipo «Lo spirito», «Tesi», «Fuga», «Rammarico», «Vendetta», «Trasformazione», «Sintesi». Come un trattato. I testi poi ci trascinano in efficaci racconti e immagini dove si parla di visite in ospedale, chemioterapia, tentativo di suicidio, cremazione. Con i toni dell'amore, dell'amicizia, del rimpianto. Mai fastidiosi. Infine la speranza: «C'è un poco di magia in ogni cosa, e poi qualche morte per compensare tutto», canta Lou Reed nell'ultima strofa del disco. Per fare questo, Reed getta all'inizio un gran riff di chitarra sporca e cattiva. Poi pertutto il disco continua un cesello musicale ancorato sulle chitarre elettriche (insieme al bravissimo e fedele Mike I Rathke) e realizzato con un orI ganico essenziale. Un suono curato, raffinato, originale, ma fedele allo stile Reed. Folk, jazz, country, soul, perfino un quasi heavy metal, delicate ballate sono le matrici di queste nuove e mature composizioni di un autore che cerca risposte e non più solo denunce. Alla fine l'impressione è di aver assistito a una vera opera rock, in cui un quarantenne riesamina criticamente il proprio passato e si dissocia dalle mode di cui fu capostipite. Un tuffo in quelle atmosfere rock degli Anni 70 ci è consentito da un cofanetto di 4 Cd. Si tratta dei paesaggi fantastici, classicheggianti, apocalittici che hanno saputo architettare i King Crimson di Robert Fripp: «The essenti al King Crimson. Fraine by frame» (Virgin). Il neo-romanticismo rock del gruppo inglese, un misto di gotico surrealismo e allucinazioni fiabesche, a risentirlo oggi si fa fatica a sopportarlo tutto in successione (4 ore e mezzo). Tutti i brani sono stati rimasterizzati e in versione digitale. I primi tre Cd sintetizzano i dieci album del complesso; il quarto raccoglie 9 pezzi registrati in concerto e inediti tranne uno). Resta una tappa del rock da conoscere e apprezzare - soprattutto nella versione attuale - l'egregia architettura musicale, più che sostanza. E speriamo che non tornino gli Anni 70 e il loro pesante fardello culturale. Visto che siamo in allegria, insistiamo. Ed ecco la colonna sonora del film di Wim Wenders «Fino alla fine del mondo» (Warner Bros., 1 Lp). La storia racconta di una possibile catastrofe nucleare ed ecologica (siamo nel 1999) e ha un finale di speranza nel deserto australiano. Un po' «Biade runner», un po' fantascienza, un po' love story, il film propone 12 canzoni molto belle, che ben sottolineano la vicenda. Su tutte dominano le composizioni firmate da Daniel Lanois, Depeche Mode, Neneh Cherry, REM. Completano il cast d'eccezione gli U2, Elvis Costello, Lou Reed (un brano dell'ultimo Lp), Talking Heads, Nick Cave, Julee Cruise. Una superba colonna sonora. Alessandro Rosa »sa^J
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