Gli italiani snobbano Berlino

Gli italiani snobbano Berlino Filmfest, polemica Gli italiani snobbano Berlino ROMA. «Non si può lavorare con un Paese come l'Italia, non si può andare avanti in questo modo», dice al telefono Moritz De Hadeln, direttore del Festival di Berlino commentando la notizia che «Il ladro di bambini» di Gianni Amelio, film italiano selezionato per il concorso, è stato ritirato venerdì sera dal produttore Angelo Rizzoli. La decisione di Rizzoli, co-produttore insieme a Raidue, alla Sacis e al francese Bruno Pesery, sarebbe stata presa su pressioni del produttore francese che preferirebbe, per motivi evidenti, il lancio di Cannes a quello di Berlino. Al direttore di Berlino è stata comunicata venerdì sera attraverso un fax in cui più o meno era scritto così : «Avendo appreso da fonti giornalistiche che "Il ladro di bambini'' potrebbe essere al Festival, per evitare disagi di carattere organizzativo, voglio informarvi che la pellicola non potrà essere licenziata in tempo utile, tanto che l'uscita nelle sale è stata rinviata di un mese». De Hadeln è perplesso: «Che vuol dire fonti giornalistiche?», si chiede. «Callisto Cosulich, il nostro delegato per l'Italia, ha trattato dirèttamente con Rizzoli e Carmine Cianfarani presidente dell'Anica, l'associazione che riunisce i produttori, è stato informato da me, il 20 dicembre, che il film era stato selezionato. E' la prassi: Rizzoli dovrebbe saperlo». Intanto Callisto Cosulich, appresa la decisione di Rizzoli, ha dato le dimissioni dal suo incarico di delegato italiano del Festival di Berlino, dimissioni che De Halden ha respinto rinnovandogli la fiducia e la stima ma che ha detto di comprendere perché non si può lavorare con produttori che cambiano continuamente idea mettendo in grave imbarazzo chi ha il compito di operaie per un festival. TI ritiro di «Il ladro di bambini» è stata, infatti, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Per il Festival di Berlino Cosulich aveva riunito un folto gruppo di film: «Zuppa di pesce» di Fiorella InfasceUi, «Morte di un matematico napoletano» di Mario Martone, «La discesa di Aclà a Fioristella» di Amelio Grimaldi da presentare nella sezione Panorama, più «1600 giorni di Salò» di Caracciolo e Marino, il cortometraggio a disegni animati «Amoroso» di Maurizio Forestieri dal Don Giovanni di Mozart e il film di Amelio, da mandare in concorso. All'inizio di gennaio, però, il produttore Cicutto ha fatto sapere che Martone, troppo impegnato a teatro non avrebbe fatto in tempo a finire il suo film, poi Pietro Valseccbi ha spiegato che c'era una discussione con Grimaldi per la colonna sonora, infine è arrivato il ritiro di Amelio. Dove andava a finire la vetrina italiana preparata accuratamente da Cosulich per far conoscere il nostro cinema giovane? «Tutti possono preferire Cannes a Berlino, dice Cosulich, ma devono comunicarlo per tempo, altrimenti si rischia di squalificare l'immagine del nostro Paese». L'atteggiamento dei produttori italiani verso il Festival di Berlino, del resto, è sempre stato controverso. Qualche anno fa c'era stata una polemica pubblica dai toni assai accesi perché De Hadeln non aveva preso nessun film italiano giudicandoli tutti brutti e Silvio Clementelti, allora presidente dei produttori, era rimasto offeso. L'anno scorso, invece, grazie anche a Cosulich, si era avuta la riappacificazione e Ferreri, Bellocchio, Ricky Tognazzi e perfino Scola avevano ottenuto, proprio a Berlino, i premi maggiori. Adesso siamo di nuovo alla rottura. Simonetta RoMony