Londra manda rinforzi nell'Ulster delle bombe di Paolo Patrono
Londra manda rinforzi nell'Ulster delle bombe In arrivo altri 600 soldati dopo l'ultimo attentato Londra manda rinforzi nell'Ulster delle bombe LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Inghilterra reagisce con orrore ma con fermezza all'ultimo attacco dell'Ira. Il governo ha deciso l'invio d'urgenza di altri 600 soldati di rinforzo, giunti ieri sera in Nord Irlanda, dopo la strage di venerdì nel minibus di operai protestanti che lavoravano in una caserma. «Collaboratori» secondo l'Ira che, azionando un comando a distanza, ha fatto saltare il furgone provocando sette morti, un moribondo (dato in un primo tempo per deceduto in ospedale) e altri sei feriti. Il governo Major è incalzato dalle polemiche, sottoposto a pesanti pressioni perché adotti «leggi eccezionali» per stroncare il terrorismo che in questo primo scorcio dell'anno ha già causato undici vittime. Major è praticamente assediato: da una parte l'Ira con i suoi massacri in Ulster e con due clamorosi attentati (l'ultimo è di dieci giorni fa) che hanno preso di mira Downing Street, la sede ufficiale del premier. E dall'altra parte le richieste di una frangia dell'opinione pubblica e dei rappresentanti della maggioranza protestante dell'Ulster. «Impicchiamo gli assassi¬ ni» ha invocato ieri sera in tv la vedova di una delle vittime, mentre i deputati «unionisti» reclamano più soldati, una repressione più severa, arresti e internamenti preventivi, senza processo, per tutti i sospetti. Il governo resiste alle pressioni, ma è sulla difensiva dopo l'incredibile gaffe del ministro per l'Irlanda Peter Brooke, apparso poche ore dopo la strage alla tv irlandese, ripreso mentre cantava un allegro ritornello invece di chiedere almeno un minuto di silenzio per le vittime. Subito sei deputati guidati dal reverendo Ian Paisley, capofila degli «ultras», hanno reclamato le sue dimissioni. Il premier ha accettato di incontrare i rappresentanti protestanti la settimana prossima. E' probabile che non ceda alle loro richieste ma il suo margine di manovra è stretto. Perché quando si terranno le elezioni generali, tra aprile e maggio, è possibile che dopo un incertissimo scrutinio il partito conservatore abbia bisogno per continuare a governare proprio dell'appoggio del pugno di deputati «unionisti». E' quindi scontato che almeno per qualche mese non riprenderanno i negoziati promossi dal ministro Brooke con i rappresentanti dei quattro partiti principali dell'Ulster. Gli «unionisti», che osteggiano Brooke, sono infatti ostili a qualsiasi tentativo di mediazione politica. Altrettanto negativa è la posizione del Sinn Fein, il «braccio politico» dell'Ira, escluso dai negoziati perche non condanna la violenza dei militanti indipendentisti. Di questa tragica impasse approfittano gli oltranzisti dell'Ira come anche i terroristi protestanti, protagonisti di sanguinose rappresaglie. L'Ulster come il Libano, quindi, Belfast come Beirut? La tragica litania delle cifre giustifica questi accostamenti, l'attentato di venerdì sera è il più sanguinoso da tre anni ed è stato preceduto, e sarà seguito, da altre stragi di civili, cattolici o protestanti, e di militari mandati sulla linea del fronte in Nord Irlanda. Ormai da 25 anni, l'Inghilterra si è abituata a convivere con il terrorismo, impegnata in un duro «braccio di ferro» per non cedere ai terroristi il vantaggio di adottare leggi di emergenza che mortificano la libertà della vita quotidiana. Ma il prezzo da pagare è uno stillicidio di attentati. Paolo Patrono
Persone citate: Ian Paisley, Peter Brooke
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