L'ora degli ultimatum di Giuseppe De Maria

L'ora degli ultimatum i partiti litigano, i commercianti organizzano la protesta L'ora degli ultimatum E V«altra città» scende in piazza Giornata di veleni e minacce quella di ieri. La «Voce Repubblicana» fa sapere che l'edera potrebbe dire addio alla maggioranza; i socialisti annunciano che o si chiude domani o tutti gli accordi vanno a farsi benedire; la «Consulta delle vie» prepara un'iniziativa clamorosa: un happening di negozianti e «uomini di buona volontà» per contestare l'indecisionismo dei partiti. Chi si attendeva brutte notizie da questo venerdì 17, diciassettesimo giorno di crisi, è servito. Forse qualche segnale arriverà dal gran via vai di leader politici attesi oggi e domani in città. Per il momento l'unico candidato ufficiale è Maurizio Lupi, assessore all'Ambiente dei verdi-verdi, cioè di una frangia di quel gruppo misto radunatosi attorno al psdi Raffaele Giangrande. E' uno schieramento di dubbia coesione: ne fanno parte, tra gli altri, Baldassarre Furnari, prossimo candidato alla Camera e intenzionato a restare il più a lungo possibile sulla poltrona di sindaco, anche pro-tempore; Tommaso Scardicchio e Luigi Piccolo, nemici-amici nel contendersi i voti dei pensionati. L'ipotesi Lupi è provocatoria. Suscita l'indignazione del capogruppo de Porcellana («Siamo seri, è in gioco il destino di una città»), o l'ironico commento di Vito Bonsignore («Cosa gli manca rispetto agli altri candidati?»). Pochi la ritengono credibile, ma pli e pri hanno preso la palla al balzo per rinviare la decisione sulla candidatura comune. Una candidatura che forse non ci sarà. I laici potrebbero arrivare al vertice di domani ognuno con il proprio aspirante-sindaco. Anche se il rendez-vous di giovedì sera è stato meno infruttuoso di quanto non si voglia far credere. A gioco lungo, i liberali potrebbero convenire su Giovanna Cattaneo, sempre che ottengano ampie compensazioni. Lo ha detto a «La Stampa» il segretario Altissimo. E nessuno, per ora, ha smentito. Ufficialmente le posizioni restano distanti. Anche dure: «E' la città a fare il nome di un sindaco pri» scrive la «Voce Repubblicana». E ancora: «Se i patti del '90 valgono, le forze politiche della maggioranza riconoscano esplicitamente che la guida va data a chi spetta». In caso contrario? «Sarebbe ben difficile rimanere in una maggioranza do- ve ci si riconosce il diritto di lavorare solo a mezzo servizio». C'è la mano di Giorgio La Malfa in questo articolo, e si sente. Secca la replica dei liberali: «Non accettiamo aut-aut» affermano i segretari Formica e Peveraro. Mentre la de tace, alzano la voce, ed è la prima volta, anche i socialisti: «Se domenica non ci saranno impegni precisi per la soluzione della crisi ci riterremo liberi dagli accordi del '90» conclude un comunicato dei segretari Garesio e Tigani. Stufi, a lo¬ ro dire, della «notevole confusione di idee che si riscontra negli altri partiti». Il vertice di domani, dunque, è decisivo. Anche perché sarà preceduto dalle notizie sulla giunta di Milano, che nessuno cita ma tutti tengono in debito conto. Infine, ecco la protesta dei commercianti. Giovedì il presidente Ascom Ottavio Guala aveva sottolineato l'urgenza di un governo cittadino; ieri il responsabile della Consulta delle vie, Pino De Maria, ha rilanciato: «Non premiamo per questo o quel candidato, ma vogliamo vedere soluzioni, non oscuri balletti che accentuano la distanza tra Palazzo e cittadini». Di fronte a una nuova fumata nera, la Consulta passerà alle vie di fatto: la manifestazione («Aperta a tutti») si terrebbe a metà settimana, in un grande teatro del centro. Beppe Minello Giampiero Pavido Domani vertice: la maggioranza non ha ancora trovato il sindaco Due protagonisti della crisi, La Malfa e Porcellana, e il leader dei commercianti Giuseppe De Maria

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