Cento anni da leoni

Cento anni da leoni La Pro Vercelli, fondata nel luglio del 1892 come società di ginnastica, apre oggi le celebrazioni: le bianche casacche hanno vinto per sette volte lo scudetto Cento anni da leoni LA Pro Vercelli annuncia oggi, con una cerimonia nel municipio della città, anfitrione il sindaco Bodo, e poi in chiesa, officiante monsignor Bertone, alla presenza del ministro (anche dello sport) Tognoli e del presidente del Coni Gattai, l'inizio delle celebrazioni per il suo centenario. Arderà, sempre da oggi, acceso da Silvio Piola, il «braciere dei cent'anni», in una sorta di tripode collocato allo stadio Robbiano: come per una lunga edizione di giochi. Nel programma anche tante altre manifestazioni. Il culmine il 9 maggio, con il presidente della Repubblica Cossiga. E molto sport, dalla scherma alla maratona, dal tennis al ciclismo del Giro d'Italia, dalla ginnastica al calcio, tanto calcio. Con parole e musiche di Uto Ughi, Paolo Conte e forse Luciano Pavarotti. E mostre, esposizioni, convegni, per la regia di un comitato ispirato dalla storia, animato da Ezio Rossi, presidente delle «bianche casacche», coordinato da Paluello, Vene, Scheda, Bianucci e Marca. Ecco, le «bianche casacche». Aprendosi oggi le manifestazioni, è giusto chiedere quanta gente ha l'anagrafe a posto per sapere di che si tratta semplicemente consultando il suo cer- Dal 21 gennaio al 2 febbraio si corre per Appennini e Alpi la Transitalia Pai Sleddog Race, con slitte guidate da mushers e tirate da huskies, come dice l'annuncio. Dieci tappe, nessuna in Toscana, dove l'uso di tante parole inglesi per un evento nel Bel Paese dove il sì suona è ancora considerato un delitto. vello, o meglio ancora il suo cuore. Stiamo parlando della Pro Vercelli nata ufficialmente l'I 1 luglio 1892 come società di ginnastica, e poi diramatasi anche nel calcio, dove le casacche furono bianche perché il bianconero iniziale non reggeva alla lavanderia, diventava un grigio assurdo. La squadra è stata sette volte campione d'Italia, in ogni partita arrivavano i quindici minuti dei «leoni», quando i giocatori vercellesi si rimboccavano le maniche, e non ce n'era più per nessuno. La Pro Vercelli, società di punta, di vetrina in una città che ha conosciuto l'oro olimpico della scherma e tanti altri successi sportivi nazionali e internazionali, è stata calcio soltanto in un secondo tempo: e così Sandro Rampini, che a nove anni giocò contro l'Inter in serie A (una protesta, furono mandati in campo i pulcini, persero bene, per 10 a 3) e che ha novantasei anni e che oggi festeggia come gli altri, è più vecchio del calcio vercellese. Ecco, possiamo chiederci se queste scansioni così profonde del tempo, in uno spazio che intanto è rimasto quello solito, la città non troppo ampliatasi, intorno la risaia a serrarla ed ar¬ ricchirla, queste scansioni dicevamo hanno ancora un senso, sono ancora percettibili ed apprezzabili nella frenesia dello sport moderno, del mondo moderno. La grande paura di chi celebra la propria antichità è quella appunto di apparire sol¬ tanto antico, a meno di sperare nella validità, nella capacità dei sentimenti altrui. Il rito, che è anche un problema, non deve essere soltanto quello della Pro Vercelli che si festeggia, si celebra, si commemora, si propone. Il-rito deve essere all'interno di noi stessi, se ce la facciamo ancora a officiarlo. Forte è il timore, in occasioni simili, che si risolva tutto in alcuni atti ufficiali e in un buffo o patetico scatarrare memorie da parte di qualcuno che recita l'«io c'ero». Per questo bisogna lanciare una specie di appello, sottoscrivere una specie di impegno, per questo lo sport nazionale regala, e soprattutto si regala, una sorta di mobilitazione, almeno presso talune buone coscienze. La Pro Vercelli, che un anno e mezzo fa sembrava dovere sparire, sta ora scalando il calcio nazionale con santa piemontesi ssima pazienza: il tuffo nel passato non deve essere inteso come una indoratura artificiale, ma come quel ricorso alle radici che è per l'uomo una regola per sopravvivere ma anche una forza per stravivere. Da leoni. Gian Paolo Orntezzano La «Pro» passò dalle iniziali maglie bianconere a quelle bianche perché il nero stingeva: è stata campione nel 1908-'09-' Il -* 12-* 13-'21 -'22

Luoghi citati: Italia, Toscana