I commerci danno una mano a Bush
I commerci danno una mano a Bush Mentre Wall Street, contro ogni previsione, punta ancora al rialzo (+0,47%) I commerci danno una mano a Bush // deficit a novembre è sceso ai livelli dell'83 Ma la produzione ha chiuso un '91 tutto in rosso MELANO. Contro tutte le aspettative, Wall Street ha puntato ancora al rialzo. L'indice Dow Jones, dopo un avvio incerto, a metà seduta, pur con un andamento irregolare, era indicato a 3254,69 punti, cinque in più della chiusura di giovedì. Gli analisti avevano previsto un inizio di segno negativo a causa del terzo calo consecutivo registrato in dicembre dalla produzione industriale (— 0,2%) che, non solo s'è rivelato superiore alle previsioni, ma ha confermato che in tutto il 1991, secondo i dati forniti dalla Fed, l'indice ha segnato uno scivolone dell' 1,9%, il primo declino annuo dal —4,4% del 1982, l'«anno nero» dell'ultima recessione. A questo dato, poi, si sono aggiunti i bilanci di alcune importanti società quotate (dall'Ibin alla Westinghouse, che ha denunciato perdite per 1,09 miliardi di dollari contro un utile netto di 268 milioni) che rivelano come i grandi colossi contimi ano ad avere il fiato grosso. Ma poi, a tonificare Wall Stret, che ha chiuso a 3264,98 ( + 0,47%) sono arrivati i dati del¬ la bilancia commerciale che, assieme all'inflazione, inchiodata nel '91 al 3,1 per cento, si è rivelata un prezioso alleato per George Bush ormai impegnato da settimane a dimostrare che il clima sta cambiando e che la ripresa è vicina. Grazie infatti ad un calo del 5,5% delle importazioni il deficit commerciale statunitense si è ridotto a novembre del 43,5% ad un totale destagionalizzato di 3,57 miliardi di dollari, un nuovo minimo dal marzo 1983, contro 6,3 miliardi riveduti a ottobre (6,72 miliardi nei dati diffusi in un primo tempo). Nell'annunciarlo, il dipartimento per il Commercio ha anche precisato che il calo delle importazioni (—5,5% a 41,03 miliardi di dollari contro 43,4 miliardi riveduti a ottobre) è stato registrato in tutti i settori di attività. Le esportazioni sono invece aumentate a novembre dello 0,9% ad un nuovo livello record di 37,46 miliardi di dollari contro 37,11 miliardi riveduti a ottobre. Il dato sul deficit è di molto inferiore alle stime degli analisti che lo avevano previsto in lieve calo a 6,3 miliardi di dollari con stime che andavano da 5,8 a 7,3 miliardi di dollari. Sulla base del dato diffuso ieri, hanno precisato funzionari del dipartimento per il Commercio, appare probabile che gli Usa chiudano l'esercizio 1991 con un passivo commerciale di 64,7 miliardi di dollari contro 101,72 miliardi nel 1990. Questi dati, legati alla «gelata» della produzione sembrano aver convinto Bush e il suo staff che è giunto il momento di dare una nuova spinta al calo dei tassi. Fatto peraltro non contestato dalla stessa Fed che, dai dati sulla crescita dei prezzi, sembra più che mai convinta che esistano ancora margini per ridurre il costo del denaro e dare fiato all'economia. Bush peraltro avrebbe anche deciso di proporre al congresso un taglio di 50 miliardi di dollari delle spese militari per i prossimi cinque anni con l'o biettivo di ridurre il deficit fede rale. Sembra subire questo effetto anche il dollaro che, anche ieri, ha continuato la sua corsa dopo aver guadagnato giovedì quasi 70 lire sui mercati valutari, prò fittando anche della debolezza del marco che continua invece a risentire della tensione politica ed economica nella ex Unione Sovietica. A Milano il biglietto verde è stato fissato a 1224,8 lire (1220,1 giovedì), mentre a Fran cotone ha segnato 1,6250 mar chi (1,6190). Il marco invece è sceso a 753,3 lire (753,89). (r. e. s.l Il presidente Bush preme sulla Fed perché riduca I tassi
Persone citate: Bush, George Bush
Luoghi citati: Milano, Unione Sovietica, Usa
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