In ospedale vince la vita di Lietta Tornabuoni

In ospedale vince la vita PRIME CINEMA «Un medico, un uomo», dramma clinico-esistenziale di Randa Haines In ospedale vince la vita Modesto film per il bravo William Hurt DRAMMA sanitario-edificante, tratto dal romanzo autobiografico del dottor Ed Rosenbaum edito in Italia da Longanesi con lo stesso titolo del film. Come in «A proposito di Henry» di Mike Nichols, un professionista brillante, elegante, arrogante, arido e anche cinico, attraverso la malattia e la sventura impara ad apprezzare valori personali quali l'amore per la famiglia e per il prossimo, valori professionali di sensibilità, generosità e altruismo. Qui il professionista è un medico di San Francisco, un bravo chirurgo ospedaliero che si ammala di un tumore maligno alle corde vocali, scopre quanto sia mortificante essere un paziente simile a tanti nei meccanismi del sistema sanitario: e approda a una doppia guarigione, fisica e umana. Il film qualunque, senza qualità, presenta alcuni motivi d'interesse. A noi italiani, il sistema sanitario definito dal protagonista «schifoso, spaventoso» appare quasi ideale, il peggio che capiti è un clistere superfluo, una diagnosi tardiva, la compilazione di moduli, qualche attesa, un medico truffaldino. Ma non sono tanto questi guai a colpire il chirurgo, quanto l'inversione dei ruoli, il capovolgimento da soggettodottore a malato-oggetto, da comandante a ubbidiente, da rispettato a svalutato: ò ben raccontata l'ostinazione del medico malato nel continuare (con rischio altrui) a lavorare e operare per non perdere del tutto status e identità, nel seguitare ad avere modi ironici da battutista («Ha un radioterapista di cui si fida?», «Sì, Superman»). E' interessante la minu¬ ziosità con cui la regista Randa Haines, che deve avere una vocazione speciale per la malattia (il suo primo film «Figli di un dio minore» aveva una protagonista sordomuta), in questo secondo film illustra esami clinici, radiografie, interventi chirurgici, anestesie, analisi come la risonanza, oppure mostra la testa rasata d'una ragazza morente per cancro al cervello. E' interessante la convenzionale reazione molto americana al dolore e al fantasma della morte: coraggio verbale («Vinceremo», «Combatti, combatti»), nuovo repentino apprezzamento per la bellezza del mondo e della vita (espresso assai banalmente), redenzione umana. E' interessante che lieto fine o conclusione positiva della vicenda si trovino, nel cinema americano contemporaneo, soltanto nei film sempre più numerosi che hanno protagonisti colpiti dalla malattia o dalla disgrazia: solo chi cade può risorgere? E' interessante, si capisce, William Hurt: persino in una storia simile, persino appesantito com'è, resta molto bravo, affascinante, e in certi momenti persino la sua nuca indifesa, desolata, risulta più eloquente della faccia di tanti altri. Lietta Tornabuoni UN MEDICO, UN UOMO (The Doctor) di Randa Haines con William Hurt, Christine Lahti Elizabeth Perkins, Mandy Patinkin Produzione americana 1991 Drammatico Cinema Fiamma, Olimpia 2 di Torino; Arlecchino di Milano Holfday di Roma William Hurt con la regista Randa Haines durante la lavorazione del film

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma, San Francisco, Torino