Soldi a colpi di pennello

Soldi a colpi di pennello Parigi, in mostra la storia del denaro nelle opere d'arte Soldi a colpi di pennello Dalle monete di Giuda a Warhol PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Fra denaro e arte corre un feeling antico. Fossero i realistici cambiasoldi della pittura fiamminga, episodi rubati alle Scritture e alla mitologia per illustrarli, o ancora esemplari situazioni etiche (colpevole avarìzia, prodigalità punita, insane bramosie), grandi e piccoli artisti hanno lasciato cadere nei secoli uno sguardo insistente, talora complice, persino voyeuristico sulla moneta. Che in molti casi (vedi Rembrandt), oltre a ispirarli li stregava. Come scriverà Andy Warhol molti secoli dopo, «guadagnare bene è un'arte». Il parigino Musée de la Poste riannoda questi fili, inseguendo le innumerevoli citazioni artistiche che attraversa la ricchezza monetaria. Dal Vitello d'Oro al Dollaro. La mostra (chiusura il 1° febbraio) ha per titolo «Les couleurs de l'argent» e offre oltre 300 opere sul tema in sale travestite da caveaux bancari che sedurrebbero Zio Paperone. E il bel catalogo - 380 franchi - completa la ricerca iconografica, con i capolavori non esponibili: Giotto, Rubens, Delacroix... La rassegna è organizzata dalle Poste transalpine che vorrebbero rendere più fantasiosi e creativi i servizi parabancari. Un esempio: nella rassegna figurano schizzi per libretti d'assegni policromi proposti da 9 artisti contemporanei. A testimonianza che i soldi hanno per colore non solo il verdone. Altra sorpresa: anziché storico dell'arte come ci attenderemmo, il curatore JeanMichel Ribettes è uno psicanalista. Il denaro «rappresenta altro da sé», spiegano gli austeri manuali di economia, e la mostra li prende in parola. Per decodificare il simbolo, meglio quindi Freud di un banchiere. Tanto più che l'esposizione sposa solo l'aspetto inconscio per eccellenza, il figurativo, dei soldi, rimandando quello letterario a un futuro - speriamo - allestimento. Peccato. Nell'intera letteratura francese, con picchi in Balzac e Zola (quest'ultimo vi dedica addirittura un romanzo monografico, «L'Argent»), il denaro appare senza interruzione: mance, alberghi e ristoranti da pagare, spese per i viaggi, assilli finanziari. Così gli storici non hanno dovuto compulsare polverosi archivi per ricostruire il costo della vita: bastava l'ispirazione dei Classici. Ma torniamo alla rassegna. Una prima sezione raccoglie le «figure bibliche». Ci sono Matteo alla gabella, Giobbe irrìso dalla moglie per le sue miserie, gli Ebrei adoranti il Vitello d'Oro (Marc Chagall), Giuda e i suoi 30 denari, Tiziano (Giovanni apostolo fa l'elemosina), i Magi, Gesù nel Tempio contro i mercanti. La moneta emerge in tutta la sua ambivalenza: benefico instrumentum charitatis ma pure demoniaco movente. Anche il mito o l'allegoria vogliono la loro parte. Ecco Afrodite Pandora, Danae sotto una pioggia aurea (ancora Tiziano), le dee Ricchezza (Simon Vouet) e Prodigalità (Elisabetta Sirani), l'amor venale. Ma i documenti forse più ghiotti sono altri: lo spendido olio pre-surrealista «La Fortuna passa» di Albert Maignan ( 1845-1908), in cui una fanciulla nuda semina zecchini in Borsa, o le locandine che durante la Grande Guerra sollecitavano sottoscrizioni, per finire con un volantino edito nel '43 dai collaborazionisti parigini. Vi si analizza la cripto-simbologia artistica della banconota americana (piramide, stelle, frecce, olivo) per mostrarne le influenze giudaico-massoniche. Il denaro e l'oro ispirano l'arte contemporanea. Di Warhol troviamo infinite varianti sul magico «$», mentre la scuola tedesca vanta molti collage a base di marchi o assegni. Altri, come Chris Burden, preferisce riprodurre in iper-realiste acqueforti il vecchio, michelangiolesco Diecimila italiano. Oppure deliziose provocazioni fotografiche: nel '72 Jonier Marin si divertì a lasciar ripetutamente cadere cento lire in piazza Duomo (Milano), per riprendere senza essere visto chi, tra cupidigia e imbarazzo, le raccoglieva. Dali, lui, si fece immortalare con fasulli biglietti da 10 mila dollari infilzati sui mustacchi. Non potevano infine mancare la mitica «donna d'oro» in «007 Operazione Goldfinger» e le locandine sul film che Robert Bresson dedicò ai soldi - «L'Argent» - otto anni fa: un 500 franchi, strizzato, cola sangue. Ma, talora, pure le cronache danno lo spunto giusto. Nel Maggio '68 gli studenti parigini assaltarono la Borsa per appiccarvi fuoco. Di tale rogo purifica torio, prestoSJ vanificato dai pompieri, la rassegna propone alcuni fotogrammi. Sempre nel campo-immagini, numerose sequenze ci familiarizzano con l'oggetto denaro: casseforti, lingotti, scrigni, speciali valigie anti-rapina. A riprova che la pecunia non chiede necessariamente rielabora zioni per farsi artistica. Si esce un po' storditi. Forse, gli rimprovera «Le Monde», Jean-Michel Ribettes affastella materiali fascinosi ma troppo eterogenei per orizzontarvisi. E i locali angusti imprimono alle raccolte un carattere quasi ossessivo. Si potrebbe tuttavia ribattere che per natura stessa il denaro evoca ossessioni (viziose o da eccessiva virtù), dunque casomai il percorso museale ne guadagna, facendosi più emotivo. Il difetto vero è forse un altro. Malgrado il catalogo lo firmi anche Jacques Foucart, conservatore al Louvre, l'irrefrenabile approccio psicanalitico mortifica le altre chiavi d'accesso. Tintoretto e Warhol si ritrovano insomma sulla medesima barca senza che - oltre l'analogia tematica - qualcuno ci aiuti a situarli nei rispettivi contesti: è vero che 11 denaro abolisce per natura quasi tutte le differenze, ma non sa ancora abolire il tempo. Enrico Benedetto In sale travestite da caveaux di banca anche le immagini g dell'oro di James Bond ica adonograo appance, alpagare, finan hanno rosi arto della ne dei ssegna. oglie le Matteo o dalla rie, gli o d'Oro suoi 30 ni apo Magi, i merin tutta efico inma pure oria vo Afrodito una iano), le Vouet) e Sirani), cumenti altri: lo ista «La rt Maiuna fanchini in durante itavano spirano Warhol nti sul uola te a base ri, come riproqueforti sco Dieeliziose In sale travestite da caveaux di banca anche le immagini g dell'oro di James Bond Andy Warhol (sopra) e, In alto a destra, Salvador Dall Un'opera di Andy Warhol del I960, intitolata «$ I». L'artista americano era affascinato dal denaro «E Andy Warhol (sopra) e, In alto a destra, Salvador Dall Un'opera di Andy Warhol del I960, intitolata «$ I». L'artista americano era affascinato dal denaro

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