Un museo per Wilde, nella sua prigione di Paolo Patrono

Un museo per Wilde, nella sua prigione Londra, petizione di scrittori perché gli sia dedicato il vecchio carcere del Covent Garden Un museo per Wilde, nella sua prigione Dovrebbe essere inaugurato nel '95: a cent'anni dall'arresto LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La prigione del Covent Garden dove fu rinchiuso Oscar Wilde potrebbe diventare presto un museo, dedicato proprio allo scrittore condannato ai lavori forzati per omosessualità. A Londra sta crescendo di tono un'intensa campagna del mondo letterario ed anche degli ambienti gay. La clamorosa trasformazione del vecchio carcere di Bow Street, nel cuore della Londra teatrale, sembra quasi uno scherzo del destino, uno di quei paradossi con i quali Wilde ravvivava le sue commedie alla fine del secolo scorso. «Lo scrittore l'apprezzerebbe come una seppur tardiva ripara- zione» sostiene Peter Tatchell, che ha presentato la domanda al comandante della polizia municipale di Londra. Una decisione sarà annunciata nelle prossime settimane, ma il progetto ha due temibili concorrenti: quello di un altro museo, dedicato alla polizia, e un'estensione in quegli stessi locali del vicino tribunale. «Posso capire che questa sia una sede ideale per un museo dedicato a Wilde, specialmente per la curiosa coincidenza temporale» ha ammesso il comandante Trevor Lawrence, dirigente della polizia londinese. Perché dal vecchio edificio in stile georgiano dirimpetto alla Royal Opera House la prigione dovrà in ogni caso sloggiare per il 1995: proprio a cent'anni da quando Wilde vi fu incarcerato. Lo scrittore irlandese aveva mosso alla conquista di Londra con atteggiamenti da dandy e con scritti e commedie contro «la grettezza, il conformismo, l'ipocrisia ovvero il filisteismo» della upper-class inglese nella quale tentava di farsi accogliere, come ha scritto Masolino d'Amico. Era un uomo di successo. Ma dal 1893, gli eccessi della sua vita privata cominciarono ad alienargli le simpatie della buona società di cui ricercava i favori. Sotto accusa erano le sue predilezioni sessuali, dopo un matrimonio presto fallito. La parabola che lo condusse all'autodistruzione risale, almeno indi¬ rettamente, alla stesura della «Salomè» che Sarah Bernhardt avrebbe dovuto recitare a Londra in una traduzione curata da Lord Alfred Douglas. Ma la rappresentazione non avvenne mai perché le autorità inglesi invocarono la legge che vietava la comparsa sulla scena di personaggi biblici. E a Londra il marchese di Queensberry, padre del giovane Lord Alfred che aveva una relazione con lo scrittore, accusò pubblicamente Wilde di «quel crimine che nemmeno può essere nominato». Insomma di sodomia. Wilde non ingoiò l'accusa e volle trascinare in tribunale il marchese, proclamandosi diffamato. Voleva essere «un eroe sulla scena del tribunale», ma ne uscì sconfitto. Perse la causa e il 5 aprile del '95 venne arrestato dalla polizia nella sua camera al Cadogan Hotel. Fu portato nel carcere di Bow Street, accusato di omosessualità, rinchiuso in una cella sotterranea. Il mattino dopo comparve davanti al magistrato. Aveva reclamato la libertà provvisoria su cauzione, sollecitando l'aiuto degli impresari teatrali che proprio in quel quartiere facevano il «tutto esaurito» con L'importanza di chiamarsi Ernesto e II marito ideale. Non si presentò nessuno ad aiutarlo. Fiutato il vento, le sue commedie vennero subito tolte di cartellone. Wilde restò ancora qualche giorno nella prigione di Bow Street, prima del processo all' «Old Bailey», dove venne condannato a due anni di lavori forzati. «Il massimo della pena prevista, ma totalmente inadeguata per un caso come questo» commentò il giudice. Wilde scontò la condanna nelle carceri di Pentonville, Wandsworth, infine a Reading dove, segnato per sempre, scrisse il tragico De profundis. Ma Bow Street era stato il primo anello della prigionia che lo annientò: dopo il rilascio si rifugiò a Parigi sotto falso nome e morì stroncato dalla meningite a 46 anni. «Sarebbe meraviglioso spera adesso Peter Tatchell - se l'edificio in cui venne umiliato potesse diventare un museo in suo onore». Paolo Patrono I posto di polizia col carcere di Wilde; sopra, lo scrittore I posto di polizia col carcere di Wilde; sopra, lo scrittore

Luoghi citati: Londra, Parigi