Finisce all'ospedale per il vino al veleno
Finisce all'ospedale per il vino al veleno Intossicata a Venezia, non è grave Finisce all'ospedale per il vino al veleno Altri sequestri a Ferrara e Bolzano Gli arrestati davanti al magistrato VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO La paura del vino al veleno. Una donna è in ospedale a Venezia. Si chiama Alberta Scarpa, ha 41 anni: l'hanno ricoverata per «sospetta intossicazione da vino adulterato». Ha bevuto quello della cantina dei fratelli Poli di Gambellara, una delle aziende incriminate. Le sue condizioni non sono gravi, può darsi che il suo malessere abbia altre cause: i primi esami non hanno rivelato un avvelenamento. Alberta Scarpa racconta la sua «disavventura». Di quel vino ne ha comperati 10 litri, in un supermercato di Cannaregio. Prima un bottiglione da 5 litri. «Già mentre lo bevevo ho sentito che qualcosa non andava. Però, non sono stata a pensare che fosse colpa del vino». Un po' di nausea, un disturbo passeggero. Qualche giorno dopo, è andata ad acquistare un secondo bottiglione, della stessa marca. «Ho bevuto tranquilla, ma il risultato è che da una settimana non ho nemmeno la forza di camminare, ho avuto un collasso e mi gira di continuo la testa». Qualche bicchiere lo ha mandato giù anche suo genero, Antonio Tarquilio, ma per lui soltanto bruciori di stomaco. Per Alberta Scarpa, il ricovero. «Mio marito ha letto sui giornali di quel vino che sarebbe stato avvelenato ed è stato preso dal panico. Si è attaccato al telefono, i primi che hanno risposto sono stati i carabinieri. Gli hanno detto: porti subito la signora all'ospedale». Nel reparto di medicina, fleboclisi e iniezioni per favorire la circolazione. Un medico dice: «Può trattarsi degli effetti di un'influenza. Tra l'altro, è molto difficile stabilire se si sia di fronte alle conseguenze dell'ingestione di quella sostanza che sarebbe stata immessa nel vino. Comunque, la signora resta in osservazione». Forse, tutto sommato, soltanto psicosi. Ma continuano qui e là gli accertamenti sul vino al «metil-isotiocianato». Ieri sono state sequestrate cento bottiglie in provincia di Bolzano, e una dozzina a Cento, nel Ferrarese. Mentre il giudice per le indagini preliminari, Marta Paccagnella, cerca di mettere insieme tutta questa storia di vino adulterato. Il magistrato ha interrogato i quattro arrestati: Giuseppe Sor- dato, Giovanni Poli, Ennio Rampon e Gianni Chiarello. I primi tre negano tutto: nessuna sostanza, nel vino, che non fosse consentita. Chiarello, invece, dà una spiegazione che sembra avere il sapore dell'ingenuità: sostiene di avere agito «dietro consiglio di un enotecnico». Prima dell'interrogatorio il suo avvocato, Paolo Mele, diceva: «Il signor Chiarello non s'intende di formule chimiche, mi ha spiegato che il vino lo faceva come gli era stato detto di farlo da chi aveva più competenza di lui. Naturalmente, dopo aver avuto assicurazione che non si trattava di sostanze nocive». Il difensore dei fratelli Poli, Giorgio Saccomani, contesta i risultati delle analisi di laboratorio presentati dai Nas, secondo i quali nel vino dell'azienda di Gambellara c'erano 0,85 milligrammi di «metil-isotiocianato» per litro. «Noi abbiamo fatto eseguire delle controanalisi, e il risultato è ben diverso: 0,08 milligrammi per litro. Un valore irrisorio sotto il profilo tossicologico. Ma anche quello indicato dai carabinieri è irrilevante. Faccio presente che la dose minima letale è di 1 grammo per chilo corporeo». Mentre si discute di dosi, le preoccupazioni per il vino al veleno sono espresse dall'assessore all'Agricoltura del Veneto, Roberto Bissoli. A questo punto, le vicende delle sofisticazioni spingono gli amministratori pubblici a cercare nuove difese, fino a prospettare sanzioni più pesanti per chi si renda responsabile di adulterazioni. «Per esempio - dice Bissoli - si potrebbe infliggere l'interdizione dall'attività nel settore agro-alimentare a chi sia stato condannato per reati di questo genere». Le preoccupazioni, per l'assessore all'Agricoltura del Veneto, vengono anche dalla Germania, dopo le reazioni per questo scandalo del vino. Secondo lui «si crea allarmismo». «Certo, però, il problema delle sofisticazioni esiste». Ma secondo il sottosegretario all'Agricoltura Maurizio Noci nemmeno un litro di quel vino adulterato trovato nel Veneto è stato venduto, né in Italia né all'estero. Noci lo ha affermato a Berlino, all'inaugurazione di una mostra agroalimentare. Giuliano Marchesini Alberta Scarpa, intossicata dal vino adulterato, è ricoverata in ospedale. Le sue condizioni non preoccupano i medici. La asssitono le due figlie
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