Papandreu: e ora rivotiamo

Papandreu: e ora rivotiamo GRECIA Dopo l'assoluzione i manifestanti del Pasok invadono Atene Papandreu: e ora rivotiamo «Smascherato il complotto dei conservatori, il popolo è stato ingannato» I retroscena della notte del processo, l'ex premier salvo per un solo voto ATENE NOSTRO SERVIZIO Il Pasok, il movimento socialista greco, ha festeggiato l'assoluzione del suo leader Papandreu con una mobilitazione grandiosa. Ieri sera, mentre in tutte le altre città della Grecia venivano organizzate manifestazioni di giubilo, ad Atene sette grossi cortei convergevano dai quartieri periferici verso il centro, paralizzandone il traffico ed inscenando una dimostrazione oceanica dinanzi alla sede del loro partito. Tra le parole d'ordine ricorreva l'invocazione di elezioni immediate e la veemente protesta per la condanna inflitta a Dimitri Tsovolas, l'ex ministro delle Finanze, coinvolto nel processo con una imputazione non direttamente collegata allo scandalo della Banca di Creta. La voce dei manifestanti ha ricalcato praticamente quanto già Andreas PapanPapandreu aveva dichiarato verso le quattro di ieri mattina, apparendo sui teleschermi per commentare il verdetto appena pronunciato dai tredici giudici togati della Suprema Corte Speciale. Secondo il leader socialista il suo proscioglimento dall'accusa di corruzione nella vicenda del bancarottiere Koskotas costituisce la prova che il suo rinvio a giudizio nell'estate del 1989, deciso in Parlamento con i voti di Nuova Democrazia e della Coalizione della sinistra comunista, era una congiura per distruggere il suo prestigio e lacerare il partito. Adesso più che mai diventerebbe impellente il ricorso al giudizio elettorale perché, secondo Papandreu, «negli scorsi due anni e mezzo il pretesto della catarsi pubblica ha adulterato la volontà popolare». Lo scandalo Koskotas era scoppiato nell'autunno del 1988, verso la fine della seconda legislatura vinta dal Pasok, ed aveva contribuito non poco alla sua sconfitta nei successivi tre turni elettorali. Il bancarottiere, che fino a quel punto aveva goduto notoriamente di protezioni altolocate, era scappato lasciando un ammanco pari ad oltre trecento miliardi di lire nelle casse dell'istituto di credito di sua proprietà. Per la massima parte si tratta- va di somme appartenenti ad enti statali che, paradossalmente, vi avevano depositato le proprie disponibilità proprio nel perìodo in cui la banca si dibatteva nella peggiore crisi di liquidità. Ma la situazione non potè essere salvata nemmeno con la votazione di una legge ad hoc mirante a limitare i controlli istituzionali della Banca di Grecia. Il Parlamento uscito dalle elezioni successive in un clima di profonda sfiducia popolare votò perciò il rinvio alla Corte Speciale di Andreas Papandreu, del suo vice Agamemnon Kutsojorgas e dei ministri Tsovolas e Petsos in base all'apposita legge «circa la responsabilità dei ministri». La lunghissima istruttoria e dieci mesi di udienze pubbliche hanno condotto alla sentenza dell'altra notte con la quale i giudici hanno punito con il minimo delle pene, peraltro riscattabili, sol- imitra [fotoap] tanto i due comprimari dell'ex premier socialista per infrazioni procedurali estranee allo scandalo vero e proprio. Papandreu è stato assolto perché, secondo la motivazione, la maggioranza di sette giudici ha ritenuto insufficienti le prove indiziarie presentatesi al processo mentre per altri sei la stima risultava colpevolista. In parallelo col giubilo dei socialisti, ieri l'opinione pubblica ha accolto la sentènza con un carico di perplessità, anche perché essa è stata emessa nel pieno di una pressione politica evidente. D'altra parte l'unico degli imputati inchiodato a responsabilità precise in base agli estratti del suo conto svizzero, l'ex vicepremier Kutsojorgas, morì provvidenzialmente per un ictus nell'aprile scorso, ad appena un mese dall'inizio del processo. Ciò ha reso quindi più facile la formulazione di un «giudizio salomonico», come ieri ha titolato a piena pagina il giornale pomeridiano Messimvrinì, mettendo fine ad un procedimento che negli ultimi due anni e mezzo aveva condizionato i risvolti della vita politica greca in senso negativo. La lunga «caccia ai corrotti» infatti, oltre ad invelenire i rapporti fra i due principali partiti del Paese, aveva altresì menomato le capacità di opposizione di Papandreu e dei suoi, costretti a lungo sotto la spada di Damocle di una condanna infamante. L'assoluzione, pur risicata che sia stata, scioglie da oggi le mani del partito che dovrebbe istituzionalmente sindacare l'operato del governo. «Innocente Papandreu, elezioni subito» è infatti il titolo d'attacco del giornale Avrianì, organo degli irriducibili del Pasok. MinasMinassian Andreas Papandreu con la giovane moglie, l'ex hostess Dimitra [fotoap]

Persone citate: Andreas Papandreu, Dimitri Tsovolas, Koskotas, Papandreu

Luoghi citati: Atene, Grecia, Nuova Democrazia