Il giallo di Ustica spacca l'Aeronautica di Francesco Grignetti

Il giallo di Ustica spacca l'Aeronautica Il Cocer, il «sindacato» dei militari, prende le distanze dai nove generali sotto accusa Il giallo di Ustica spacca l'Aeronautica «Il giudice ha riscontrato responsabilità gravissime» E l'ambasciata Usa: non c'erano nostre navi nella zona ROMA. Prendono le distanze dai generali imputati nella vicenda di Ustica i delegati del Cocer-Aeronautica, la rappresentanza sindacale dell'arma, e si schierano invece con i parenti delle vittime e con i giudici. Le forze armate, pur tenute al silenzio dai regolamenti di disciplina, non parlano soltanto con i comunicati dello stato maggiore. I rappresentanti degli avieri, ad esempio, si sono riuniti a discutere per tre giorni dopo che le notizie trasmesse da televisioni e giornali facevano precipitare nella costernazione i vertici militari. E mentre lo stato maggiore salutava con soddisfazione l'arrivo di Cossiga in visita di condoglianze dopo l'incidente che coinvolge un caccia FI04 nel mar Tirreno - due sere fa, accolto dal ministro Rognoni e dal generale Stelio Nardini, capo di stato maggiore - i delegati preparavano un comunicato rivoluzionario. Il testo del Cocer ha lasciato di stucco i vertici dell'Arma. E si è saputo che appena due mesi fa, in seguito ad altre notizie che coinvolgevano l'Aeronautica, un comunicato di uguale tenore era stato bloccato in extremis dallo stato maggiore. Questa volta, invece, il muro si è incrinato. «Il Cocer - scrivono i delegati nella sintesi inviata alla stampa - intende salvaguardare la dignità morale e professionale del personale dell'Aeronautica militare italiana, la cui immagine va tutelata e non è sotto accusa». Insomma, la base imbocca una strada nettamente diversa da quella dei vertici. Finora, l'unico comunicato emesso dallo stato maggiore parlava di «vicinanza» agli alti ufficiali coinvolti nell'inchiesta. Il Cocer, invece, tiene a ribadire che nelle comunicazioni giudiziarie del giudice Priore ai nove generali «si ravvisano talune e precise gravi responsabilità». Come dire: andiamoci piano con la solidarietà. I delegati con le stellette fanno poi quattro precisazioni, che sono altrettanti schiaffi al generale Nardini. Il Cocer ricorda infatti che i militari operano «quotidianamente in difesa delle libere istituzioni», rinnovano la «propria solidarietà ai parenti delle vittime del Dc9 Itavia», esprimono la «fiducia nell'opera delle autorità inquirenti» e infine confidano «nell'opera della Commissione parlamentare stragi, affinché sia fatta piena luce sulle responsabilità politico-militari». Ma come mai il Cocer ha sentito il bisogno di fare questo passo? Fonti anonime della Difesa spiegano che gli ufficiali dell'Arma azzurra hanno accusato il colpo «sentendosi tutti sotto accusa» e rischiando così di «demotivarsi e d'imboccare la via di atteggiamenti estremisti». Per questo motivo, forse, Cossiga è andato a portare la sua solidarietà due sere fa, intrattenendosi per quaranta minuti nel palazzo dell'Aeronautica. «E' un momento tanto amaro, per l'Aeronautica - spiega l'onorevole Giuseppe Zamberletti, de, amico di lunga data con Francesco Cossiga - ma il Presidente ha anche il ruolo istituzionale di capo delle Forze armate e di esprimere la solidarietà del Paese mentre c'è un ragazzo disperso in mare». Sempre per via di questo stato d'animo, però, sembra che i generali abbiano fatto pressioni su Virginio Rognoni chiedendogli un atteggiamento più deciso a difesa dell'istituzione. Un'eventuale decisione del governo di costituirsi come parte civile contro i suoi ex generali, rischia di diventare un processo sommario: con noi o contro di noi. Il governo ha preso tempo, rinviando il tutto al Consiglio di Stato per un parere. Ma il governo avrebbe parlato chiaro con gli stati maggiori: sarà molto difficile non schierarsi contro gli ex generali, tanto più che il giudice Priore avrebbe le prove di un comportamento assai grave. Non soltanto il silenzio, ma un depistaggio fuorviente ai danni dei politici. E si è saputo che ai generali imputati dei reati più gravi - il capo di stato maggiore Bartolucci e i suoi collaboratori, accusati di attentato alle attività del governo e alto tradimento - il giudice istruttore contesta, prove documentali alla mano, un reato avvenuto il 27 giugno 1980, la sera della strage. Di che cosa si tratti, non è dato sapere. E' scritto nel fascicolo in mano al giudice e su questo vige il segreto più rigido. Le notizie sulla possibile presenza di una portaerei americana nella zona del disastro sono state smentite decisamente dall'ambasciata Usa. «Tornia- mo a ribadire - ha dichiarato il portavoce della legazione - che abbiamo accertato con estrema accuratezza che questa presenza non c'era. L'unica portaerei in qualche modo vicina era la Saratoga, alla fonda nel porto di Napoli». Gli Usa restano al centro di quest'inchiesta. Il giudice Priore si appresta a tornare oltreoceano per nuovi interrogatori. Ieri ha incontrato i periti a Pratica di Mare, nell'hangar che ospita i resti del Dc9 recuperati in fondo al mare. Francesco Grignetti «La nostra dignità deve essere difesa Siamo coni parenti delle vittime» V Rosario Priore, il magistrato che ha messo sotto accusa tredici alti ufficiali dell'Aeronautica A destra: i rottami del Dc9

Luoghi citati: Napoli, Roma, Usa, Ustica