Una cortina di ferro tra Nord e Sud; il mestiere di pensionato di Luigi La Spina

Una cortina di ferro tra Nord e Sud; il mestiere di pensionato LETTERA AL GIORNALE Una cortina di ferro tra Nord e Sud; il mestiere di pensionato Ma tutto il Paese si fa Meridione Scrive Luigi La Spina su Lo Stampa dell'I 1-1-1992 che lo spostamento al Sud del potere governativo ha risolto la questione meridionale, e che si apre ora una questione settentrionale. In realtà, il Nord passa all'opposizione proprio perché la questione meridionale è irrisolta, e ormai dispera di risolverla; perché teme di essere sommerso dall'ondata mafiosa che come un contagio si propaga da una regione all'altra; perché non vuole diventare come il Sud. Per evitare che l'opposizione del Nord si trasformi in separazione è necessario annientare quei fantasmi che lo spaventano dal Sud, oltre ad opprimere quest'ultimo: la Lega Nord si sconfigge nel Sud. Vi sono poche speranze che ciò avvenga: i partiti di governo cercheranno di recuperare i consensi perduti al Nord compromettendosi sempre più con il complesso clientelare-assistenziale del Sud, rafforzando quindi ciò che dovrebbero invece debellare. Alla contrapposizione EstOvest si va sostituendo, su scala mondiale, quella Nord-Sud; così come Germania, Corea e Vietnam vennero tagliati in due dalla prima, la nostra Italia si sta candidando ad essere attraversata dalla nuova cortina di ferro; una separazione innaturale e violenta, in quanto non provocata da un reale prevalere di identità regionali su quella nazionale (sono ben pochi quelli che votano le Leghe perché vogliono che il loro dialetto sia insegnato a scuola, e quasi tutti continuano a tifare per le squadre nazionali) ma frutto del fallimento di una classe politica che invece di superare le fratture le ha allargate. Potrebbe però andare anche peggio: se si riuscirà, come conclude l'articolo, a «far rientrare il Nord del Paese nella maggioranza di potere della Repubbli¬ ca», semplicemente rendendolo complice del sistema clientelare ed anestetizzando così le sue ultime volontà di reazione, allora tutto il Paese precipiterà nel Meridione del Mondo. Riccardo Peirolo, Torino Lavoro e giovinezza sono inseparabili E' ben strano che l'esser pensionato risponda, anagraficamente, a una professione, quando invece - ne sono certo - ogni anziano sente ancora dentro i propri pensieri la professione esercitata, di cui si considera in qualche modo espropriato per una non semplice questione di età. La giovinezza è incuneata nel cuore del vecchio come una presenza prossima, inestinguibile, custodendo la quale egli ò spinto ancora a vivere. E avvertendo in una sorta di rivissuto presente il senso di quella sua vita lavorativa che tanto ha contato per sé e per gli altri, è come se sentisse mitigata quella struggente nostalgia che spesso lo fa sentire irrimediabilmente staccato dal proprio passato. Dire a un pensionato che di professione è pensionato equivale a negargli il diritto di avere avuto una giovinezza. Ulisse Vercellin, Torino I salesiani negli Usa non sono eretici Ho richiesto e avuto dai miei confratelli d'America il libretto incriminato di cui dava notizia Michele Straniero su 1m Stampa del 13 c.m., sotto il titolo «Eretici i Salesiani d'America». Secondo quanto scrive 30 Giorni, nel numero di dicembre, si tratterebbe di un «piccolo saggio del rapporto cattolici-Stato. Un rapporto che a volte scivola nell'eresia». Non sono d'accordo. L'opuscolo ò stato pubblicato la prima volta nel 1976 in occasione del bicentenario della Dichiarazione di Indipendenza e ristampato ora per il 500° anniversario della scoperta dell'America. L'intento commemorativo è evidente ed è confermato dal contenuto delle 32 paginette che riportano brani della Letteratura americana, tolti dai testi scolastici, citazioni dei Presidenti degli Stati Uniti (A. Lincoln, T. Jefferson, F. D. Roosevelt, ecc.) e inni popolari. Non è un libro di preghiere, ma una carrellata storica. L'americanismo qui non c'entra; l'amore alla patria non elimina ii riconoscimento degli errori e delle colpe: «Ama l'America! dice uno dei brani -. Amala con saggezza. Lavora con impegno per emendare le colpe, gli errori che intralciano il suo cammino. Lavora per portarla sempre più vicina a quell'ideale che è la vera America». Dunque niente eresie, ma affermazioni che anche l'ex Santo Uffizio potrebbe sottoscrivere. «Tempest in a tea poti», direbbero i miei confratelli d'America e noi siamo d'accor¬ do: «Una tempesta in un bicchier d'acqua!». Chi la voleva suscitare non ha né tè, né acqua. don Gianni Sangalli, Torino Quel monumento è contro le donne Il monumento eretto a L'Aquila «ai bambini mai nati», con la sua pomposa inaugurazione, è un grave colpo per il Movimento delle Donne che a lungo ha lottato per una maternità consapevole. La legge 194, approvata dalla maggioranza del popolo italiano per impedire gli aborti clandestini, sembra ora voler essere messa di nuovo in discussione dimenticando tutte le vittime di quegli aborti, gli arricchimenti illeciti e le speculazioni. Noi donne ci sentiamo profondamente turbate da questa iniziativa che non favorisce certo una cosciente educazione sessuale, ma sembra riportarci a un clima da nuovo Medioevo. Protestiamo vivamente contro coloro che hanno permesso la realizzazione di tale «monumento», nonché, cosa ancora più grave, la presenza di elenchi, nei cassetti municipali dell'Aquila, delle donne che hanno abortito dal giugno '89 presso l'Ospedale Civile di quella città. Ciò ha violato la legge 194, che prevede il diritto alla riservatezza, il rispetto dei diritti civili e del dolore che sempre accompagna queste intime e traumatiche decisioni. Invitiamo questi signori a condannare con uguale zelo i milioni di vittime delle guerre da loro benedette, della droga, dell'inquinamento, della violenza sulle donne, sui deboli, sui poveri. Silvana Stefanelli, Todi A nome di un Comitato di donne che ha lottato per la 194 La nostra lingua perde colpi in Europa Il signor Bottinelli, nella sua lettera pubblicata il 5 gennaio, pro¬ spetta una serie di problemi suscettibili di sviluppi e discussioni. L'Italia dovrebbe ormai, come tanti popoli, essere... vaccinata e non incorrere più in futuro in dittature di nessun tipo: questa è l'ovvia premessa e speranza. In questo quadro di democrazia che dovrebbe rassicurare vicini più deboli, un po' di coraggio ci vorrebbe; ma se uno il coraggio non ce l'ha o se è costretto a finalizzare le sue energie migliori nel tentativo di mettere in piedi - con 7-8 e forse più partiti e raggruppamenti - Giunte in Comuni più o meno importanti, allora di certo è più difficile che abbia testa e gambe per curare qualcosa di più elevato: verranno i referendum e vedremo se finalmente qualcosa cambierà anche sotto questo profilo. Mi pare molto importante il problema della lingua. La nostra lingua italiana è tutt'ora fra le prime, ma corre il rischio di perdere colpi. La Germania proprio in questi giorni ha chiesto che il tedesco si affianchi all'inglese ed al francese negli atti della Cee. L'Italia per la sua importanza, per la stima che gode all'estero, per la sua collocazione geografica, esercita un influsso notevole in Istria, Dalmazia, Albania ecc.. (basti poi pensare alla enorme comunicatività della tv). Orbene anche per gli aiuti che dà, per la presenza che assicura, per gli interventi che effettua, è possibile che il nostro Paese riesca a concretizzare accordi che introducano in quei Paesi lo studio dell'italiano? Forse no, ma magari sì: qualcosa si sta facendo in merito? Sarebbe questo un investimento che impedendo via via un declassamento della no stra lingua ed anzi espandendola laddove sia possibile, darebbe poi i suoi frutti. Ma se le menti e le energie migliori sono in tut t'altre faccende affaccendate e di piccolo cabotaggio, ci sarà po co da sperare. Giancarlo Curii Casale Monferrato

Persone citate: Bottinelli, Giancarlo Curii, Gianni Sangalli, Michele Straniero, Riccardo Peirolo, Roosevelt, Silvana Stefanelli, Tempest, Ulisse Vercellin