Salvador un trionfo dell'Ornu di Franco Pantarelli

Salvador, un trionfo dell'Onu Ghali e Baker alla cerimonia di Città del Messico, in arrivo mille caschi blu Salvador, un trionfo dell'Onu Firmata la pace dopo 12 anni di massacri NEW YORK NOSTRO SERVIZIO La guerra civile in El Salvador è finita. Dopo dodici anni di combattimenti e 75.000 morti, i rappresentanti del governo di Alfredo Cristiani e quelli del Fronte «Farabundo Marti» (il nome del Garibaldi salvadoregno) hanno firmato ieri il trattato di pace a Città del Messico. C'erano il segretario generale dell'Onu Boutros Ghali, il segretario di Stato americano James Baker e rappresentanti di molti Paesi latinoamericani, compreso il ministro degli Esteri cubano Isidoro Malmierca. Il trattato prevede che i combattimenti debbano cessare completamente il prossimo primo febbraio, che mille soldati dell'Onu vengano spediti a vigilare sul rispetto degli accordi, che i ribelli comincino a smantellare le proprie formazioni a partire dal primo maggio e che il numero dei soldati regolari, circa 35.000 uomini, venga ridotto della metà. Inoltre, l'esercito non avrà più competenza nella sicurezza interna, il suo fiore all'occhiello (cinque battaglioni anti-guerriglia addestrati dagli Stati Uniti) vera dissolto entro la fine di quest'anno e una commissione di personalità civili dovrà indagare sul comportamento tenuto dai singoli ufficiali durante gli anni dell'orrore. Ci sono voluti due anni di trattative e la tenacia del predecessore di Boutros Ghali, Javier Perez de Cuóllar, per arrivare alla firma di questo trattato. Nell'ultimo giorno in cui ha occupato il posto di segretario generale, cioè la notte dell'ultimo dell'anno, Perez de Cuéllar è andato avanti a oltranza per arrivare a un compromesso fra le due delegazioni, deciso a lasciare anche questa eredità all'organizzazione che aveva diretto per dieci anni. Ieri, le parti interessate e lo stesso Boutros Ghali hanno reso omaggio al suo apporto. «Non è esagerato - ha detto Ghali - sostenere che ciò che è avvenuto è una vera rivoluzione ottenuta attraverso negoziati». Infatti, oltre alle clausole relative alla cessazione del confronto armato, il trattato di pace prevede tutta una serie di riforme destinate a trasformare profondamente la società salvadore- gna. Stando a quegli impegni, in breve tempo dovrebbero essere varate una riforma agraria, una giudiziaria e una elettorale. Baker ha promesso l'appoggio degli Stati Uniti, annunciando di essere disposto a cominciare un dialogo anche con il Fronte «Farabundo Marti». L'impegno di Washington in questa guerra è stato consistente. In dieci anni nell'economia salvadoregna sono stati «immessi» quattro miliardi di dollari, uno dei quali direttamente alle forze armate, nonostante le numerose e co- stanti denunce fatte nei loro confronti da organizzazioni religiose e umanitarie per la sistematica violazione dei diritti umani. L'ultimo atto che fece grande scalpore fu l'uccisione di sei gesuiti, che secondo i militari erano «moralmente vicini» ai ribelli. Impossibilitato a promettere un aiuto economico per la ricostruzione («come sapete siamo a metà dell'anno fiscale», ha detto un funzionario del dipartimento di Stato), Baker ha cercato di «compensare» la cosa con un'apertura politica. «Dal mo- mento che comincia la riconciliazione nazionale - ha detto uno del suo seguito - è bene che vengano compiute iniziative di fiducia anche fra gli Stati Uniti e la guerriglia». Al trattato si è arrivati dopo la constatazione che né le «operazioni di pulizia» dell'esercito riuscivano a liquidare la guerriglia, né le «offensive» del Fronte (l'ultima l'ha condotta nel 1989) riuscivano ad avere ragione dell'esercito. Franco Pantarelli

Luoghi citati: Città Del Messico, El Salvador, New York, Stati Uniti, Washington