Cossiga, primo ospite delle nuove capitali di Andrea Di Robilant

Cossiga, primo ospite delle nuove capitali Ma Roma non vuole guastare i rapporti con la Serbia e manda segnali di distensione a Milosevic Cossiga, primo ospite delle nuove capitali Oggi il Presidente visita la Croazia e la Slovenia indipendenti ROMA. «A domani!». Si è appena concluso il Consiglio dei ministri e Francesco Cossiga alza la cornetta e chiama il presidente croato Tudjman e il presidente sloveno Kucan per informarli che il riconoscimento di Croazia e Slovenia è ufficiale. E confermare che si recherà oggi stesso a Zagabria e Lubiana, prima visita ufficiale di un Capo di Stato straniero. I rapporti tra l'Italia e i due nuovi Stati vicini vengono dunque inaugurati al più alto livello. Ma il governo e lo stesso Cossiga vogliono evitare che questo riconoscimento in grande pompa di Croazia e Slovenia finisca per danneggiare ancora di più i già tesi rapporti con la Serbia di Milosevic. Lo stesso Cossiga, subito dopo le due telefonate di ieri mattina, ha voluto ricevere l'ambasciatore jugoslavo a Roma, Dusa Strbac. «E' stato un gesto di cortesia c di amicizia», ha com- mentato il diplomatico uscendo dal Quirinale. «Sono stato informato del riconoscimento di Slovenia e Croazia, ma anche del desiderio di continuare le relazioni con la Jugoslavia», che a questo punto è costituita soltanto dal blocco serbo e Montenegro. Anche la Farnesina si ò data da fare per tendere una mano a Belgrado. Il ministro degli Esteri Gianni De Michelis ha scritto al presidente serbo Slobodan Milosevic che il riconoscimento non va inteso come un atto ostile nei confronti della Serbia. «Ci dichiariamo pronti a dialogare con Belgrado», ha aggiunto il ministro, che ha già invitato a Roma il suo omologo serbo, Jovanovic. De Michelis è convinto che il riconoscimento contemporaneo dei Dodici di Slovenia e Croazia aiuterà a risolvere la crisi jugoslava. Ma già ieri sono arrivati i primi segnali minac¬ ciosi da Belgrado: Borisav Jovic, che rappresenta la Serbia nella presidenza collegiale, ha detto che la Croazia «può essere riconosciuta solo entro i confini che controlla», senza cioè i territori croati conquistati dall'esercito federale. De Michelis ha espresso meraviglia per i numerosi commenti sulla stampa di ieri, che attribuivano alla Germania il merito del riconoscimento contemporaneo dei Dodici. Secondo il ministro è invece l'Italia che è riuscita ad evitare «l'errore» di riconoscimenti parziali e anticipati che avrebbero «diviso la Cee, riducendo l'efficacia dell'azione dei Dodici per la soluzione della crisi». Ma altri osservatori ricordano che il mese scorso il governo italiano non si dimostrò contrario a un riconoscimento anticipato rispetto alla Cee. Anzi, Palazzo Chigi dichiarò che nel caso la Germania avesse ricono¬ sciuto Slovenia e Croazia, l'Italia lo avrebbe fatto contemporaneamente. Cosa che poi non si è verificata. De Michelis è tornato ancora una volta sui contrasti tra Roma e Lubiana. Mercoledì il ministro degli Esteri sloveno Dmitri Rupel non ha firmato il memorandum sulla tutela degli italiani in Slovenia, sostenendo il principio della "reciprocità" per i circa 60 mila sloveni che vivono in Italia. «Ma l'assoluta parità non è possibile - ha insistito De Michelis - se non altro per le diverse vicende storiche delle due minoranze». La Farnesina è del resto convinta che Rupel non ha firmato il memorandum per via delle pressioni della destra nazionalista. Ed è altrettanto convinta che la Slovenia firmerà, magari dopo le elezioni che si terranno questa primavera. Andrea di Robilant