E il ministro promuove i suoi ambasciatori

E il ministro promuove i suoi ambasciatori Durissima reazione del sindacato dei diplomatici, dopo i sedici avanzamenti decisi da De Michelis E il ministro promuove i suoi ambasciatori // sindacato protesta: conta solo la collaborazione con ipolitici «Presenteremo al Tar almeno 60-70 ricorsi: è l'ultima arma» ROMA. Gran subbuglio alla Farnesina dopo la raffica di nomine e promozioni approvate ieri dal Consiglio dei ministri su richiesta del ministro degli Esteri, Gianni De Michelis. Sono ben sedici i diplomatici promossi a ministri plenipotenziari di prima classe, il penultimo gradino della carriera. E a beneficiare della promozione sono i «palazzinari», cioè i diplomatici che hanno lavorato al fianco di Andreotti, De Michelis e altri ministri. Lo Sndmae, il sindacato che rappresenta circa i due terzi del corpo diplomatico, ha reagito in maniera furibonda. E, nel primo pomeriggio, faceva partire un comunicato in cui esprimeva «costernazione e sdegno» per l'arbitrarietà delle decisioni. «Per le promozioni in questione - dice il comunicato - non sono stati presi in considerazione i più elementari criteri che dovrebbero guidare il governo nelle sue scelte», cioè incarichi svolti, qualità del lavoro, anzianità di grado. Ormai l'unico criterio che conta - sostiene lo Sndmae - «è l'attività di diretta collaborazione col Potere politico». Tra le nomine più importanti spiccano quelle: del portavoce della Farnesina Gianni Castellaneta, che oltre alla promozione ha ottenuto l'ambasciata a Teheran; del vicecapo di gabinetto Alessandro Grafini, che ha ottenuto promozione e ambasciata a Vienna; del numero tre del gabinetto, Silvio Fagiolo, che ha ottenuto la promozione e la seconda carica all'ambasciata a Washington. A Palazzo Chigi è stato promosso il capo di gabinetto Giancarlo Leo, ma un'ambasciata non gli è ancora stata assegnata. Promosso anche il consigliere diplomatico di Claudio Martelli, Francesco Caruso, cui andrà l'ambasciata a Tunisi. Mentre Paolo Foresti, consigliere diplomatico del ministro Rognoni, ha ottenuto la promozione ma non un'ambasciata. Una promozione eccellente anche al Quirinale: il portavoce Lodovico Ortona potrà seguire le esternazioni di Cossiga da Lisbona, dove andrà a dirigere l'arti- basciata. C'è però una sorpresa nella lista delle promozioni, anzi due: Antonio Catalano e Roberto Nigido, rispettivamente presidente e segretario nazionale dello Sndmae. Ma questo non ha impedito loro di stilare il durissimo comunicato di cui si è parlato all'inizio. «Anzi - sostiene Nigido - consideriamo la decisione del governo ancora più grave, in quanto ha infilato i nostri due nomi nella lista dei promossi proprio per tentare di delegittimare l'azione del sindacato». Chi tenta invece di sdrammatizzare la polemica è Gianni Castellaneta, neoambasciatore a Teheran. «Il ministro ha usato criteri di merito, di politica, di anzianità. Insomma, ha cercato di fare una frittatina appetibile a tutti». E difatti la lista approvata dal governo include anche sette promozioni meno contestate: Francesco Lo Prinzi, Paolo Torella, Livio Muzi Falconi, Mario Maiolini, Fabio Migliorini, Leopoldo Ferri, Achille Vinci Giacchi. Oltre alla promozioni, il consiglio dei ministri ha fatto alcune nomine importanti: il capo di gabinetto Giuseppe Baldocci andrà alla Santa Sede; il consigliere diplomatico di Anderotti, Umberto Vattani, andrà a Bonn; Emanuele Scamacca dalla Santa Sede a Bruxelles; Francesaco Olivieri a Praga; Vittorio Surdo primo ambasciatore a Kiev e Giorgio Malfatti all'Avana. Ma la frittatina non è comunque riuscita. Almeno a sentire il sindacato, che denuncia «la gravità della lacerazione che si è venuta a creare» a causa di queste promozioni. Insiste Castellaneta: «Non si può parlare di vittime: da quando De Michelis è arrivato alla Farnesina ha promosso tutti, ha veramente raschiato il barile». Il sindacato ha deciso di incoraggiare i diplomatici a presentare ricorsi al Tar per annullare le nomine dei propri colleghi. «Speriamo di arrivare a sessanta-settanta ricorsi», dice il sindacato. E conclude: «Ci ripugna, ma è l'unico strumento che ci resta». Andrea di Robilant Lodovico Ortona Il ministro degli Esteri Gianni De Michelis