«Chiama subito gli americani» di Giovanni Bianconi

«Chiama subito gli americani» I militari incriminati capirono immediatamente che era accaduto qualcosa di grave, ma non dissero nulla «Chiama subito gli americani» Ustica, scoperto il segreto dell'Aeronautica ROMA. «Guarda, io chiamo l'ambasciata e chiedo dell'attaché. Secondo me una delle cose più probabili è una collisione in volo con uno dei loro aerei». Sono le 22,39 del 27 giugno '80, al centro di controllo dell'aeroporto di Ciampino. Da poco meno di due ore il Dc9 dell'Itavia con 81 persone a bordo è sparito dagli schermi radar. Un ufficiale di controllo, non ancora identificato dalla magistratura, prende il telefono e cerca di mettersi in contatto con l'ambasciata degli Stati Uniti. Gli scambi di informazioni con gli Usa e l'attività statunitense di quella sera sono sempre stati taciuti dai vertici dell'Aeronautica: un comportamento che ha portato all'incriminazione di quattro generali per il reato di attentato all'attività del governo. Mentre l'ufficiale di Ciampino aspetta una risposta dall'ambasciata Usa, parla con gli altri controllori di volo. La sua voce resta incisa sui nastri che sono agli atti dell'inchiesta giudiziaria sulla strage di Ustica. Ufficiale: «Scusami tanto - dice - l'esercitazione interessa aeroplani americani? Tanti?» L'interlocutore, anche lui ancora ignoto: «Ce l'avevamo noi l'esercitazione». Il telefono dell'ambasciata squilla invano, l'ufficiale rifa il numero del centralino: «Buonasera, io ho appena telefonato, ma all'interno 550 non c'è stata risposta. Evidentemente non c'è nessuno lì dentro, ma io dovrei parlare con qualcuno. Ha un altro numero?». Centralinista: «Un momento, dovrei chiamare qualcuno a casa». Ufficiale: «Se questo aereo è caduto ci sarebbero 81 persone morte, quindi penso sia abbastanza importante chiamare qualcuno». Centralinista: «Un minuto». Ricomincia l'attesa, e nel frattempo continuano i colloqui all'interno del centro radar. Quello che sta al telefono dice: «Chi c'era? C'era un'esercitazio¬ ne americana?». Un altro risponde: «Dalle 10,30 alle 15, là...». «Fino a che ora?». «Fino alle 15». ((Avete avvertito quelli lì, alle informazioni?». «Ora Bologna ci manda i dati». ((Avete preso contatto con Sigonella?». «Ci pensa Martina Franca». Il tempo passa, e ci si preoccupa anche dell'autonomia di volo che aveva il Dc9. «L'autonomia è di 2 ore e mezzo - dice uno - sta scadendo ora». Dall'ambasciata statunitense entrano di nuovo in comunica¬ zione: ((Attendete un momento. Qual è l'aeroporto?» «Chiamiamo dal controllo dell'aeroporto di Ciampino». «Ok, un momento». «Questo mi sta chiamando l'attaché a casa», dice l'ufficiale ad un altro, ma dalla sede Usa non arrivano più voci. E' a questo punto che Roma-Ciampino decide di chiamare direttamente la base Usa di Sigonella. Per cercare il numero, si rivolge al centro di Catania che risponde: «Non te lo so dire... tu chiedi il centralino di Sigonella e gli dici di mettersi in contatto con le operazioni americane». Sono brani di conversazioni che dimostrano un interessamento, avvenuto fin dai primi momenti della tragedia, ad una presunta presenza di aerei statunitensi nel cielo di Ustica la sera del 27 giugno 1980. Su questa attività di ricerca i vertici dell'Aeronautica hanno sempre taciuto. Da ultimo è stato il maresciallo Trombetta del centro di Ciampino, nell'interrogatorio di tre giorni fa, a confermare ai giudici gli interessamenti per la presenza Usa. Quella sera Trombetta era a Ciampino. «Mi sono girato ha raccontato ai giudici - e Bruschina mi ha riferito dell'intenso traffico americano, e ho sentito che ne parlava con il maggiore Massari. Io ho detto a Bruschina di avvisare subito l'R.C.C. di Martina Franca». Per non aver mai parlato di tutte queste circostanze, i vertici dell'Aeronautica dell'epoca - i generali Bartolucci, Ferri, Melillo e Tascio - sono imputati di attentato all'attività del governo con l'aggravante dell'alto tradimento. Per il giudice Priore gli elementi a loro carico sono sufficienti a sostenere un'incriminazione, molto di più del semplice indizio. Con le cause del disastro però, le comunicazioni giudiziarie non c'entrano: secondo i magistrati l'attività di depistaggio ai danni del governo c'è stata indipendentemente dal motivo per cui il Dc9 s'è inabissato. Tre nuove perizie (una balistica, una me¬ tallografica e una chimica) sono state invece disposte per scoprire la causa dell'incidente. Altri tre generali e un colonnello - Pisano, Zauli, Cavatorta e Muzzarelli - sono imputati per abuso d'ufficio, falso ideològico e in atto pubblico, favoreggiamento: sotto accusa è la relazione, considerata fin troppo reticente, presentata all'ex ministro della Difesa Zanone nel 1989. Imputato di abuso d'ufficio e falso ideologico è Giorgio Russo, ex-capo dell'ufficio operativo di Ciampino, mentre il suo collega a Licola, De Angelis, è indiziato di violazione di pubblica custodia di co- se. L'ex-capo centro Sismi di Firenze Mannucci Ben incasa è indiziato di falso ideologico per una relazione sulla strage presentata nel luglio '81, mentre i colonnelli Piccioni e Coltelli sono indiziati di falsa testimonianza per un interrogatorio del settembre scorso. La procura militare non ha ancora deciso se aprire un'inchiesta parallela, così come il governo deve stabilire se costituirsi o meno parte civile contro i quattro generali accusati di alto tradimento. Giovanni Bianconi Nei nastri l'ipotesi «più probabile» è la collisione con un aereo Usa Due dei nove generali incriminati A sinistra Franco Pisano Sopra Lamberto Bartolucci