LA GUERRA CHE NON CI FU

LA GUERRA CHE NON CI FU LA GUERRA CHE NON CI FU CHE ci sia stata una guerra civile in Italia dal 1943 al 1945 tra i partiti antifascisti del Comitato di Liberazione e i fascisti della Repubblica di Salò è indubbio, anche se l'espressione «guerra civile» non piace, per ragioni non sempre accettabili, a molti partigiani. Se ne è parlato a lungo in occasione della pubblicazione del libro di Claudio Pavone, che io stesso ho recensito su questo giornale. Ma soltanto ora apprendiamo che ci sarebbe stata una guerra civile, se pure strisciante, anche negli anni successivi, anche dopo l'emanazione della Costituzione democratica approvata da tutti i partiti che avevano partecipato, pur con diversi progetti politici, alla Resistenza. Una guerra, si dice, con molti armati da una parte e dall'altra, che tuttavia, sempre minacciata, non è mai scoppiata. A dire il vero, dei cattolici e democristiani che sono stati chiamati un causa, ben pochi sono disposti a riconoscere apertamente la partecipazione a bande armate, anche se l'altra sera è stato presentato in televisione un testimone che, indicando una chiesa dov'erano custodite le armi da impugnare al momento opportuno, ha detto che lui ed altri erano stati chiamati a difendere la «religione» dalle «brigate rosse» (proprio così, l'ho sentito con le mie orecchie)! La maggior parte getta acqua sul fuoco: «Armati ce n'erano, ma erano molto più numerosi dall'altra parte». «Le armi le avevamo anche noi, ma poi le abbiamo subito restituite» (mentre gli avversari avrebbero continuano a tenerle nascoste). Alcuni smentiscono categoricamente che si sia mai pensato di ricorrere alle armi private. Il che è del tutto plausibile, se non altro per l'ovvia ragione che chi era ormai saldamente al governo protetto da una delle grandi potenze vincitrici della guerra, gli Stati Uniti, non si vede bene quale bisogno avesse di partigiani armati, potendo contare sui carabinieri, sulla polizia, e in ultima istanza, perché no?,sull'esercito. Se c'è stato un gesto che avrebbe potuto provocare la guerra civile, questo è stato l'attentato a Togliatti, avvenuto nel luglio 1948, pochi mesi dopo la schiacciante vittoria elettorale della democrazia cristiana. Ma se allora la guerra civile non è scoppiata, è prova che uno scontro armato per prendere con la forza il potere non era neppure lontanamente pensabile da parte di chi la guerra civile, secondo le recenti rivelazioni, avrebbe dovuto provocare. Con questo non voglio dire che la nostra democrazia - parlo di quella forma di governo il cui principio fondamentale è il bando dell'uso della forza nei rapporti politici - non sia stata turbata da episodi di violenza, se pure sporadica. C'è stato il terrorismo da un lato, e lo stragismo dall'altro. Ma con questa differenza fondamentale: del terrorismo si sa ormai tutto; dello stragismo, nulla. Poiché una guerra civile non c'è stata, non esistendo le condizioni obiettive per il suo insorgere, non si capisce quale altro effetto possa avere il parlarne se non quello di sconfessare tutto ciò che sinora era stato detto in sede storica e politica sul difficile ma civile, democra tico, sostanzialmente pacifico confronto tra le parti avverse del nostro schieramento politico, nel quale fra l'altro il pre sunto partito della guerra civile è giunto, senza usare le armi subdolamente nascoste, ma soltanto attraverso libere competizioni elettorali, del cui regolare svolgimento bisogna dare atto ai partiti di governo e in primo luogo alla democrazia cristiana, fino a ottenere il con¬ Norberto Bobbio CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Claudio Pavone, Norberto Bobbio, Togliatti

Luoghi citati: Italia, Salò, Stati Uniti