Fenice Un maledetto palcoscenico
Fenice Un maledetto palcoscenico Fenice Un maledetto palcoscenico VENEZIA. Quella pendenza del 20 per cento non l'affronterebbe di buon grado neppure Francesco Moser. Figuriamoci gli attori del Rigoletto, l'opera di Verdi per la regia del romeno Andrei Serban che avrà la sua prima al Teatro La Fenice domani. Il protagonista principale, il baritono Leo Nucci, ha dunque minacciato di disertare l'appuntamento se non saranno apportate alla scenografìa modifiche tali da rendere sicura la recitazione. Quel pendio è stato inserito dallo scenografo Gianni Quaranta, premio Oscar nell'87 per il film «Camera con vista», nel primo atto dell'opera verdiana. Ed è stata un'ecatombe. Prima è caduto il comprimario Orazio Mori, che interpreta il ruolo di Manilio: e si è rotto il polso. Poi, a turno, sono cadute le comparse, che devono camminare su tacchi alti con suole a zeppa. Il soprano June Anderson è stata vista piangere, in preda a una crisi di nervi, a quanto pare perché costretta a osservare posizioni e movimenti che hanno reso difficile la concentrazione musicale. Alla fine è sceso in campo il primattore, senza del quale l'opera salta. «A turno siamo caduti tutti, cantanti e coristi - dice - io ho cinquant'anni, peso 75 chili, ogni anno faccio 1500 chilometri in bicicletta e in un certo senso mi ritengo un atleta. Per cui sono caduto e mi sono rialzato. Ma il collega Mori, che pesa molto più di me, si è rotto un braccio ed è finito all'ospedale. Sono sicuro che se alla Fenice venissero quelli dell'Usi, impedirebbero la rappresentazione». Il teatro ha fatto quindi una corsa contro il tempo per evitare la cancellazione dello spettacolo, e proprio nell'anno del Bicentenario. Pare che sia stata impiegata una specie di colla antisdrucciolo sulla pedana inclinata, simile a quella che viene usata sui ponti delle barche: la sperimentazione doveva avvenire ieri, alla prova generale. Dopodiché il baritono scioglierà la riserva. «La volontà di andare in scena c'è - aveva detto Nucci prima di salire sul palcoscenico per quest'ultimo tentativo - ma a una condizione: che i problemi scenico-registici vengano risolti. Il pubblico paga il biglietto e ha certamente il diritto di vedere lo spettacolo. Ma deve anche sapere che certe cose non accadono per le bizze divistiche di un cantante. La decisione di non cantare, eventualmente, la prenderemo tutti insieme». Nel frattempo, il baritono scaglia uno strale contro la categoria dei registi. Nel Rigoletto ci sono dodici seni in mostra che hanno suscitato qualche mormorio. «A Vienna un regista ha chiesto a un mio collega di fare la pipì in scena - dice Nucci -, pazzesco! Ammetto che in qualche caso i registi hanno dato un apporto di qualità, ma non bisogna sopravvalutarli. Gli elementi essenziali in un'opera lirica sono la musica e il canto. Ho la sensazione, invece, che a molti di questi signori il melodramma serva come spunto per fare dell'avanguardia a loro piacimento». Mario Loilo
Persone citate: Andrei Serban, Francesco Moser, June Anderson, Leo Nucci, Mario Loilo, Nucci, Orazio Mori, Verdi
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