Le 100 candeline di Roach re della risata a Hollywood

Le 100 candeline di Roach re della risata a Hollywood Regista e produttore di Lloyd, lanciò Stanlio e Ollio Le 100 candeline di Roach re della risata a Hollywood 1AL Roach ha compiuto cent'anni. Un personaggio mitico del cinema hollywoodiano, oggi dimenticato e da molti anni non più attivo, ritorna a far parlare di sé in un momento in cui quel modello di cinema spettacolare nato nei pressi di Los Angeles ottant'anni fa, di cui egli fu uno dei protagonisti, rischia di soccombere davanti alla invasione delle immagini televisive o di morire rinchiuso dentro i confini del piccolo schermo. Un cinema, il suo, come quello di altri intraprendenti cineasti americani - produttori, registi, sceneggiatori -, che seppe fare della realtà quotidiana il supporto di una rappresentazione fantasmagorica di fatti e personaggi che ci facevano ridere e piangere senza pudore. Come se le immagini in bianco e nero che scorrevano sullo schermo acceso, nel buio della sala e nel silenzio attonito degli spettatori, si colorassero dei colori dei sogni senza tuttavia smarrire la loro concretezza, la loro dimensione realistica. Un cinema per tutti i giorni, fatto di piccole cose, di storie elementari, di conflitti inesistenti, e soprattutto di grandi risate, di una carica di comicità addirittura esplosiva e, in quanto tale, persino un poco eversiva. Perché Hai Roach, che è nato nel 1892 a Elmira vicino a New York e a 17 anni ha abbandonato la famiglia per fare il cercatore d'oro in Alaska, quando è approdato a Hollywood nel 1912 divenne ben presto il regista e il produttore di Harold Lloyd, cioè del più noto attor comico americano di allora, insieme a Charlie Chaplin e a Buster Keaton. E dieci anni dopo «creò» la coppia più riuscita del cinema comico hollywoodiano, Stari Lauro! e Oliver Hardy, che per un ventennio dominarono gli schermi di tutto il mondo, e ancor oggi ci in- cantano con le loro piccole avventure, sempre uguali e sempre diverse, nelle riprese continue dei loro film sul piccolo schermo. Come ricordano John McCabe e Al Kilgore nel loro libro su Laurei e Hardy documentatissimo e riccamente illustrato, l'incontro dei due avvenne, per caso, nel 1917, ma solo dieci anni dopo, negli studi di Hai Roach iniziarono la loro vera carriera in coppia. Una carriera strepitosa che con giusto orgoglio lo stesso Roach ha definito «unica e inimitabile»; come di qualcosa che racchiude in sé la vera essenza della comicità cinematografica, ripetitiva e tuttavia continuamente nuova, inaspettata, sorprendente. 0 meglio di volta in volta attesa, risaputa, prevedibile, eppure sempre fresca e irresistibile. Perché, a differenza di Mack Sennett e della sua scuola, la cui comicità era meccanica, esteriore, basata sulle «torte in faccia» e sugli inseguimenti, Hai Roach e i suoi attori comici compresero la vera natura del cinema come rappresentazione dell'ineffabile; un gesto, uno sguardo, una mossa che riesce a darci, nel rettangolo magico dello schermo, l'essenza stessa del comico, il lato segreto e ridicolo della vita quotidiana, il risvolto della rispettabilità borghese. Così, guardando e riguardando i brevi film di Laurei e Hardy, di Stanlio e Ollio, o le sequenze più divertenti dei loro lungometraggi - uno dei quali, il famoso Fra Diavolo, diretto dallo stesso Roach -, non possiamo che tornare con la memoria a quella stagione irripetibile del cinema hollywoodiano di cui Roach fu uno dei protagonisti. Non soltanto perché il suo «marchio di fabbrica» è subito riconoscibile, proprio nella ripetitività delle situazioni e nella mecca¬ nica delle storie, ma anche e soprattutto perché quei film erano e rimangono il risultato finale di un amore per il cinema che si identifica con l'amore stesso per la vita. Una continua «febbre dell'oro», come quella che colpì il giovanissimo Roach in Alaska; come quella che colpì lui e molti altri come lui a Hollywood negli Anni Dieci. Una febbre di ricchezza che era anche febbre di vivere e che lo portò, dopo la grande stagione del cinema muto e del primo cinema sonoro - la stagione dei grandi comici - ad avventurarsi in altre imprese, più o meno spericolate. Come quella, impensabile e persino grottesca, di dar credito a Vittorio Mussolini, quando costui andò a trovarlo a Hollywood nel 1937 per fondare insieme una casa di produzione, la Ram (cioè Roach and Mussolini), che si risolse in un fiasco. Ma tutto ciò faceva parte del gioco e dell'avventura. Una dimensione dell'esistenza che mescolava gli affari con il piacere dello spettacolo, l'intuito del commerciante con l'acume dell'uomo di cinema. Non parrà strano allora che, a fianco dei film della coppia Laurei e Hardy, Hai Roach diede vita a una compagnia di attori fanciulli che si chiamò «Our gang», interprete di una lunga serie di film che ottennero, negli Anni Venti e Trenta, un grande successo di pubblico. Né parrà strano che, esauritasi la vena comica «alla Roach» per il sopraggiungere della nuova comicità dei fratelli Marx, il produttore inesausto si buttasse nella realizzazione di film spettacolari di diverso genere, seri e drammatici, con risultati notevoli. Basti pensare a Uomini e topi ( 1940) di Lewis Milestone, dal romanzo di Steinbeck. Che poi, con la fine della seconda guerra mondiale, il suo impegno di produttore si andò esaurendo, e all'età di poco più di sessant'anni si ritirò di fatto dal cinema, anche questo rientra nella mitologia hollywoodiana. Come di una meteora nel firmamento cinematografico, che ha lasciato una traccia duratura, anche se la sua eredità di cineasta «onnivoro» non è stata raccolta se non per frammenti, casualmente, nella memoria più che nell'azione concreta. Gianni Rondolino Frances Ramsden e Harold Lloyd e (sopra) Hai Roach. A destra, il regista Lewis Milestone, che diresse «Uomini e topi», un film del 1940, e Mickey Rooney

Luoghi citati: Alaska, Hollywood, Los Angeles, New York