Milano, un tram che si chiama «Dinamic art» di Curzio Maltese

Milano, un tram che si chiama «Dinamic art» Hamburger, gelati e viaggi esotici nei cartelloni-scherzo firmati da sei celebri artisti Milano, un tram che si chiama «Dinamic art» Pubblicità falsa ma d'autore sulfianco delle vetture NNI e anni di Dada, New Dada, Pop Art, Graffitismo, Nouveau Réalisme. E tutto perché? Perché un giorno l'arte uscisse dai musei e saltasse sul tram travestita da pubblicità. Succede da qualche giorno a Milano e presto sarà a Roma, Genova, Torino, Firenze. Le opere di sei artisti (Enrico Baj, Emilio Tadini, Chin Hsiao, Gianfranco Pardi, Mimmo Rotella e Aldo Spoldi) viaggiano sulle fiancate di 800 tram, autobus e filobus al posto dei soliti cartelloni, laddove in genere si propagandano mesti callifughi, veggenti di provincia in caffetano, provetti oculisti, einvisibili» apparecchi acustici. Questi sono invece squarci coloratissimi, ospitano nella misura cano¬ nica - tre metri per settanta centimetri - sogni di merci, réclames di prodotti meravigliosi e inesistenti. Catturano gli sguardi persi dei passeggeri in attesa sulle pensiline con promesse di viaggi esotici, iperbolici gelati, grotteschi hamburger. La gente si diverte, s'incuriosisce. Qualcuno ha già provato a informarsi in quale farmacia si venda il HsiaoDent, mirabile dentifricio afrodisiaco («che fa godereeee»), made in Shanghai come il suo inventore, Chin Hsiao, fondatore di «Ton Fan», il primo movimento d'arte astratta cinese. «E' il segnale del successo» dicono Maurizio D'Adda e Giampiero Vigorelli, creativi della Saatchi & Saatchi: «Un po' come quando le drogherie venivano assaltate in nome del Cacao Merayigliao». Sono loro, con la complicità del gallerista Giorgio Marconi, gli organizzatori di questo scherzo d'autore. Macchinoso come ogni beffa che si rispetti. D'Adda racconta: «Ne abbiamo accennato per primo a Tadini, con qualche timore. "Ti andrebbe di dipingere qualcosa che c'entri con la pubblicità di formato largo e basso, sai quella striscia di lato ai tram?". Pensavamo si mettesse a ridere, invece s'è messo al lavoro». Agli altri cinque ha pensato Marconi: «Mi sono innamorato dell'idea. Nonostante il gran dibattito culturale, l'arte del nostro tempo è sempre più lontana dalla gente, rinchiusa in gallerie, studi e musei. Trovare adesioni non è stato diffìcile. E' stato un gioco bellissimo». Un gioco battezzato «Dinamic Art, arte ad alta velocità», che tutti hanno preso molto sul serio. Emilio Tadini parla di rivincita sulla «marginalità» dell'arte contemporanea, che a Milano, per dire d'una metropoli a misura europea, non ha neppure un museo. Chin Hsiao si esprime sul carattere di «omaggio dell'arte alla pubblicità, che in questi decenni ne ha secolarizzato i contenuti». Ma anche i pubblicitari non scherzano, entusiasti, come si conviene loro, della possibilità di trasformare «come per incanto le vetture in gallerie d'arte viaggianti, i conducenti in altrettanti ciceroni e i passeggeri, da ignari trasportati, in implacabili critici». «Senza contare - aggiunge Vigorelli - che si tratta di un invito a pensare la pubblicità bella, fantasiosa, allegra». C'è sempre qualche idea da rubare all'arte, in questi tempi di pubblicità cupa o banale, dì alternativa secca tra persuasione melensa alla Mulino Bianco o troppo palese alla Oliviero To¬ scani. I sei artisti hanno offerto ai falsari industriali la chiave dell'ironia, merce ormai rarissima. Tanto che per trovarla bisogna rivolgersi all'estero, come ha fatto la Saatchi & Saatchi con Woody Alien per gli spot della Coop. «In Italia i muri urlano» diceva tempo fa il belga Folon (lui pure ingaggiato dalla Snam). Che almeno i tram sorridano. Mentre raccontano di un viaggio surreale a bordo della lussuosa, iperlucida, sgangherata e costosissima (280 milioni) auto d'epoca di Aldo Spoldi, scandito dall'improbabile tempo dell'orologio di Pardi in una corsa verso il paradiso kitsch illustrato dall' «Exotica by Baj» per placarsi, stesi su una sabbia onirica, leccando gli infiniti gelati rossi di Tadini. Lo scherzo andrà avanti. Il prossimo «prodotto» da lanciare sul mercato della fantasia sarà il latte blu (la vita imita l'arte), che D'Adda vede come un «fiume azzurro che finisce in un bicchiere, con una ciliegina rossa in cima». Chissà che non riscuota il successo del «bevete più latte» di Anita Ekberg, inventato da Fellini per Boccaccio '70. Pazienza se poi qualcuno cerca tutte queste merci immaginarie nei supermercati di periferia. Con buona pace di Theodor W. Adorno, per cui «L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità». Provate a raccontarlo a chi ha smarrito il piacere e lo cerca in fondo a un tubetto di pasta dentifricia. Curzio Maltese Emilio Tadini e (sopra) la sua opera. Presto i cartelloni compariranno anche sui tram di citta come Roma e Torino