FORATTINI, TUTTI CONTRO UNO di Oreste Del Buono

FORATTINI, TUTTI CONTRO UNO FORATTINI, TUTTI CONTRO UNO «Picconate contro chi ci ha ridotti in questo stato I miei avversari? Menano gli ultimi colpi di coda» BA satira politica di sinistra lavora per «bande», come osserva da sempre Oreste del Buono: in una cooptazione continua di amicizia, di gruppo. Forattini è solo. Un principe, magari, ma isolato nel regno dell'umorismo. Attaccato sin dall'inizio, ora di più. Tutto questo crea disagio? Noia. Chi mi critica dovrebbe ringraziarmi invece di farmi la guerra: 15 anni fa ero l'unico. Ho aperto spazi, anche per gli altri. Il fatto è che io me la sono sempre presa con i ladrocini, con i delitti del potere, mai con un collega. Per manovrare una satira di parte, adesso si sostiene che la satira deve essere faziosa. Cosa non vera. La satira di sinistra è arrivata addirittura ad appropriarsi Guareschi, il padre della satira italiana del dopoguerra che quando morì fu definito dall' Unità «uno che non è mai esistito». Dalla satira di sinistra è accusato di essere uomo del Palazzo. Il mio bersaglio è sempre e solo il Palazzo. Mi chiedo in che cosa posso fargli piacere. Se poi quello è un muro di gomma, il problema non riguarda più soltanto me. D'altra parte anche l'opposizione comunista fa parte del Palazzo, ha sempre collaborato all'infame farsa che dura dalla fine della guerra, da quando i partiti, sotto l'insegna dell'«arco costituzionale», si sono divisi le spoglie dell'Italia, e de e pei hanno cominciato a dirsi l'ima all'altro: «Io sto al governo, mi preoccupo di depredare i cittadini di tutto il possibile, tu ti occupi di monopolizzare la cultura», come ha ricordato Galli della Loggia. Allora lei lavora per distruggere il sistema. Certo. La mia è una satira da leghe, anzi da picconate. Vedo necessario il rovesciamento di questo sistema perverso, naturalmente attraverso il voto poiché non credo alle rivoluzioni. Ecco perché sono d'accordo anche con Cossiga: prima di tutto mettiamo in mutande un regime che ci ha ridotto in questo stato. Qualche giorno fa, dopo una breve assenza, un piccolo distacco, sono tornato a Roma: le condizioni di questa città sono ormai indescrivibili... Poi, le rimproverano la volgarità. La satira deve essere anche da stadio, bar, popolo. Sono favorevole alla parolaccia «necessaria». Ma non capisco perché quando la usano gli altri va bene, quando la uso io no. Per la presenza del sesso, forse. Scalfari una volta diceva che quando sono stanco io mi butto sul sesso. Gli rammentai che il sesso non vuole stanchezze... C'è in Italia una libertà totale di esprimersi? Sì, ma dopo il crollo del Muro sono riapparsi i bacchettoni, sta tornando prepotentemente uno spirito censorio. Anche a «Repubblica»? A Repubblica io faccio liberamente addirittura il controcanto, dal momento che condivido poche cose con il mio giornale, in fatto di politica. Che dire agli avversari? Nulla. Sono talmente smarriti per la fine della loro ideologia che menano ciecamente e furiosamente gli ultimi colpi di coda. [m. a.]

Persone citate: Cossiga, Forattini, Galli, Guareschi, Scalfari

Luoghi citati: Italia, Roma