Baker riattacca i cocci della pace di Paolo Passarini

Baker riattacca i cocci della pace Quasi rottura a Washington tra palestinesi e israeliani sul nodo dei coloni Baker riattacca i cocci della pace Shamir minaccia: la delegazione potrebbe andarsene Progetto arabo per Vautodeterminazione della West Bank WASHINGTON .DAL NOSTRO CORRISPONDENTE James Baker è dovuto intervenire personalmente per impedire una rottura che si stava profilando nei colloqui di pace tra arabi e israeliani. Nella tarda serata di ieri, quando era ormai notte in Italia, le delegazioni erano tornate al tavolo del negoziato in un'atmosfera abbastanza tesa per decidere se e come continuare. Oggi gli israeliani, almeno secondo quanto da loro stessi annunciato, dovrebbero lasciare Washington e non si sa ancora quale sarà il futuro del processo di pace. Nella notte di martedì la delegazione israeliana e quella palestinese, al loro primo confronto sulle questioni di contenuto dopo che, lunedì, era stato risolto il nodo procedurale sulla formazione dei tavoli, hanno dovuto interrompere una riunione che era diventata pericolosamente calda. I palestinesi avevano posto come pregiudiziale per una continuazione dei colloqui l'impegno israeliano a sospendere gli insediamenti nei territori occupati. Gli israeliani, viceversa, hanno rivendicato il loro pieno diritto a procedere nella costiuzione di nuove abitazioni. Poiché, nel frattempo, anche i colloqui degli israeliani con siriani e libanesi rimanevano a un punto morto, mentre tutti gli arabi minacciavano di lasciare Washington per protesta contro l'intransigenza israeliana, Baker è sceso in campo. Non sono state date informazioni ufficiali sui tre incontri che il segretario di Stato ha avuto con le delegazioni arabe, ma, nella tarda mattinata di ieri, la portavoce della delegazione palestinese, Hana Ashrawi, ha informato, all'uscita dal colloquio con Baker, che nel pomeriggio gli incontri sarebbero ripresi per «valutare se c'erano le condizioni per proseguire nel negoziato». Richard Boucher, portavoce del Dipartimento di Stato, ha negato che il capo della diplomazia americana abbia presentato precise proposte di mediazione. «Non ò nostra intenzione dettare condizioni», ha detto Boucher. Lo stesso Baker ha spiegato che se gli Stati Uniti, come promotori e garanti del processo di pace, forzassero delle mediazioni, questo avrebbe come effetto «una deresponsabilizzazione delle parti in causa, le sole che possono prendere le decisioni che contano». Mentre gli arabi sembrano in prevalenza orientati, almeno fino a ora, a disertare la «terza fase» dei colloqui, quella sui problemi comuni della regione medio-orientale convocata a Mosca per fine mese, la rottura sfiorata ieri ha confermato che il processo di pace sarà lungo e difficile. Ma nessuno crede alla possibilità di una rottura definitiva, con conseguente fallimento di tutto il processo di pace. Nel corso dell'incontro di martedì, i palestinesi hanno presentato un loro progetto per l'autodeterminazione temporanea nel West Bank e nella striscia di Gaza. Prevede il ritiro delle forze militari israeliane, la loro sostituzione con Caschi blu e l'elezione di un governo palestinese «ad interim», cioè fino all'individuazione della so¬ luzione finale. Gli israeliani non hanno esplicitato le obiezioni di fondo che quasi sicuramente nutrono verso un progetto di questo genere. E neppure hanno presentato una loro proposta in merito, anche se in passato l'avevano annunciata. Paolo Passarini Il capo della delegazione siriana Muwaffak Allaf : «Ora basta perdere tempo»

Persone citate: Baker, Boucher, Hana Ashrawi, James Baker, Muwaffak Allaf, Richard Boucher, Shamir

Luoghi citati: Gaza, Italia, Mosca, Stati Uniti, Washington