Eltsin passa l'esame-Pietroburgo

Eltsin passa l'esame-Pietroburgo Affronta una folla inferocita per i prezzi ma alla fine strappa l'applauso Eltsin passa l'esame-Pietroburgo Le riserve alimentari russe bastano per un solo giorno Oggi al Parlamento drammatico dibattito sulla crisi MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Secondo lo stile del «veni, vidi, vici», Boris Eltsin ha concluso a San Pietroburgo il raid conoscitivo in provincia. Ha visto, è esploso in esclamazioni di collera di fronte a prezzi esageratamente alti, ha accusato la «mafia», «certi amministratori locali», «certi dirigenti» delle imprese, di speculare alle spalle del consumatore. Insomma ci sarebbero «provocatori» che approfittano della liberalizzazione dei prezzi per «scatenare processi non controllati». C'erano i taxisti, a migliaia, ad attenderlo davanti allo Smolnij. Li ha incontrati e ha deciso: le tariffe sono troppo alte, dimezziamole; ha ridotto la quota giornaliera che il taxista deve consegnare all'impresa; ha dato un mese di tempo a Sobchak per preparare la privatizzazione dei taxi. Ed è stato accolto da un'ovazione. Cioè ha vinto. Ma, davvero, non è più tempo di applausi. E i lavoratori dei cantieri, che non l'hanno visto, i conducenti delle ambulanze, che scioperavano, i compratori nei negozi, in code interminabili, gli hanno chiesto cosa intende fare. «Che mangeremo domani?», gli ha gridato una donna. E Eltsin ha risposto con una battuta: «Può anche farmi a fette, ma non penso che le servirò a lungo». «Ho poco da offrire come consolazione - ha aggiunto - salvo dirvi che l'abisso economico continuerà ad approfondirsi fino all'autunno: a quel punto i prezzi cominceranno di nuovo a scendere». E la sua impressione finale è stata che «la gente per ora regge, stringe i denti e tiene duro». Ma i segnali preoccupanti cre¬ scono. I sindacati indipendenti hanno lanciato una giornata di lotta generale per venerdì 17, lasciando libere le organizzazioni locali di decidere a quali forme di agitazione fare ricorso: dallo sciopero all'assemblea di protesta. Le miniere di Vorkuta sono in sciopero, quelle del Kuzbass nonostante i comitati ancora appoggino il governo - sono sul piede di guerra e scioperi selvaggi sono già esplosi in numerosi centri. E, secondo le valutazioni di Ghennadi Kaliberda, vice-presidente del comitato statale per le «riserve strategiche», gli accantonamenti alimentari per l'emergenza basterebbero «al massimo per un giorno». Le riserve si sono assottigliate, dal 1989, di dieci volte. Il paese sta letteralmente mangiando se stesso. E i prossimi giorni si annunciano roventi sotto ogni profilo. Oggi, a sorpresa, si riunirà il consiglio dei capi di Stato della Comunità. Avrebbe dovuto svolgersi il 24 gennaio, ma i contrasti tra repubbliche sono ormai così esplosivi che si è dovuto anticiparlo per discutere - pare, perchè un preciso ordine del giorno non è stato annunciato sia delle questioni militari, sia dell'assoluta urgenza di coordinare in qualche modo le misure economiche delle diverse capitali. Ma le rotte di collisione s'incrociano su tutte le questioni. Il presidente ucraino Kravchuk anche lui sotto pressione per le conseguenze della liberalizzazione dei prezzi - ha parlato al paese dagli schermi tv scatenando una violentissima serie di accuse contro la Russia: «con quale diritto i responsabili russi s'immischiano nei nostri affari interni? L'Ucraina indipendente non permetterà a nessuno di dettarle condizioni, specie sul terreno della sicurezza nazionale». Il vice premier russo Serghei Shakhrai aveva appena promosso generali alcuni ufficiali in servizio in Ucraina. Ed è già cominciata la corsa demagogica allo scaricabarile. Kravchuk spiega i negozi ucraini vuoti con la «totale irresponsabilità di uno Stato verso l'altro», esclama adirato che ciò che sta accadendo «era assolutamente imprevedibile» e che l'introduzione di una moneta ucraina è ora «indispensabile», altrimenti «ogni cosa verrà risucchiata via dai mercati nazionali». E Eltsin replica: «Noi non introdurremo una nuova moneta russa se alcune repubbliche non stessero cercando di rapinarci. Li teniamo d'occhio e sappiamo dove e come l'Ucraina sta stampando le sue banconote». I toni, come si vede, sono tutt'altro che gentili. E Eltsin smentisce il suo ministro Gaidar - che aveva escluso ieri un cambio della moneta - annunciando che «se (gli altri) lo fanno, allora è possibile che, a luglio, noi introdurremo una valuta russa». E oggi si apre il dibattito sulla crisi economica al parlamento russo.'E' atteso un discorso di Eltsin, mentre lo speaker del parlamento, Khasbulatov, rincara le critiche al governo, e il partito del vice-presidente Rutskoi ne chiede le dimissioni. Molti ritengono che lo scontro si risolverà ancora una volta con una vittoria di Eltsin, che non appare intenzionato a lasciare la doppia carica di presidente e di capo del governo. Ma il suo supporto politico, parlamentare e popolare, si va assottigliando, e cresce, di conseguenza, la necessità di agire a colpi di decreti. Giuliette Chiesa JSf San Pietroburgo: Eltsin con II sindaco Anatoly Sobclak (a destra) [FOTOAP]

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