Coro di accuse dalla Val Gardena

Coro di accuse dalla Val Gardena Coro di accuse dalla Val Gardena Il presidente della squadra: Miran non era malato BOLZANO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La notizia della morte di Miran Schrott, di 19 anni, terzino dell'Hockey Club Gardena, decedutol'altra sera all'ospedale di Chamonix, ha lasciato attonita l'intera Valgardena che nello sport dell'hockey vanta una prestigiosa tradizione: quattro scudetti tricolori ed attualmente due squadre militanti nel campionato di serie B/l, più numerose squadre giovanili. Alle voci circolate a Courmayeur circa un presunto attacco epilettico di cui Schrott sarebbe stato colto alcuni anni fa, ha risposto il presidente del club gardenese, Hans Bernardi il quale ha detto di aver sentito parlare di presunti malori di cui avrebbe sofferto Schrott fino a sette-otto anni addietro, ma ha subito precisato che «è un'affermazione incredibile, fatta circolare da qualcuno per scaricare la responsabilità della disgrazia. Dalle numerosissime visite mediche - ha aggiunto Bernardi - cui Miran si è sottoposto, non è mai emerso nessun tipo di disturbo». Schrott, secondo il presidente della squadra gardenese, sarebbe stato ammesso a tutti gli incontri, in piena regola: «Noi - ha aggiunto - non giochiamo con la vita dei nostri atleti». Miran Schrott era figlio d'arte: suo padre, Sepp, che giocava terzino, faceva parte della squadra del Gardena che nel 1968 aveva vinto il primo scudetto valligiano. Bernardi, che aveva accompagnato la squadra in trasferta, prosegue il suo racconto: «Ci siamo accorti subito che le condizioni di Miran erano gravi, anche se la fase di gioco che aveva preceduto la sua caduta non era parsa particolarmente violenta. Quando è stato soccorso e l'hanno messo sull'ambulanza per portarlo all'ospedale, pareva essersi ripreso. Con lui è andato il nostro consigliere Giuliano De Lucca. Abbiamo continuato a giocare. Nell'intervello il presidente dell'Aosta ci ha portato notizie confortanti. Ci ha detto che il nostro giocatore si era ripreso. Finito l'incontro abbiamo atteso altre notizie. Poi ci hanno detto ancora che stava tornando l'ambulanza. Eravamo certi che tornassero tutti e due; invece è sceso solo De Lucca che ci ha da¬ to l'incredibile notizia: Miran è morto». L'allenatore della squadra, Adolf Insani, non si dà pace: «Ho giocato ad hockey per oltre trent'anni. E' uno sport dove non si fanno tanti complimenti. Ma le conseguenze non possono essere queste. E' incredibile. Il lungo viaggio di ritorno è stato un incubo; sette ore di pullman con una squadra distrutta, fra singhiozzi, lamenti, imprecazioni, ma soprattutto tanta incredulità. Ho rivisto lo scontro fra Boni e il nostro giocatore, alla televisione; c'è senza dubbio il colpo di stecca di Boni che colpisce al petto Schrott proprio mentre questi alza il braccio quasi a proteggersi il viso. Ma le conseguenze sono state incredibili. Attendiamo gli esiti degli esami per saperne eh* più». Gino Merler, consigliere federale, addetto in particolare all'attività giovanile dell'hockey su ghiaccio, già presidente del Gardena negli anni passati, ha detto, a sua volta, che si tratta «di una tragedia per l'hockey che proprio in questo momento sta trovando lo spazio meritato. Miran era uno dei giovani più pro¬ mettenti - ha aggiunto -. Avevo avuto modo di vederjo all'opera nei recenti Mondiali Under 20 che l'Italia ha vinto a Marino, presso Roma, conquistando il Mondiale e la promozione al Gruppo B. Schrott era stato premiato come il miglior difensore della manifestazione ed era stato festeggiatissimo in valle. Questa tragedia inciderà anche sull'opera promozionale che da anni portiamo avanti per favorire l'ingresso dei giovani in questa disciplina. L'hockey è solo apparentemente uno sport violento; le statistiche lo mettono agli ultimi posti come pericolosità». «La cosa più incredibile - ha commentato a sua volta Gino Pasqualotto, giocatore della Nazionale e per anni mitico pilastro del Bolzano - è il fatto che Miran aveva appena preso parte al Mondiale ed era stato uno dei migliori. Spero solo che la gente non cominci a considerare l'hockey come uno sport per violenti: in campo ne succedono di tutti i colori, ma nel nostro sport la violenza non ha fatto ancora il suo ingresso». Giancarlo Ansa Ioni

Luoghi citati: Aosta, Bolzano, Courmayeur, Italia, Roma