Il Comitato per l'impeachment finisce a schiaffoni di Pierluigi Battista

Il Comitato per l'impeachment finisce a schiaffoni Sulla fondatezza delle accuse a Cossiga non si è presa nessuna decisione: tutto è stato rinviato all'udienza del 21 Il Comitato per l'impeachment finisce a schiaffoni «Sei un pirla», «tu un deficiente»: e Buffoni (psi) si avventa su Corleone (radicale) ROMA. Volano via gli occhiali del senatore radicale Franco Corleone. I commessi di Palazzo Madama cercano di immobilizzare il deputato socialista Andrea Buffoni, lo schiaffeggiatore. Il presidente del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa Francesco Macis, del pds, interrompe i lavori per sedare la baruffa. Dovevano discutere delle denunce per la messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica. Ma la riunione, che sino ad allora aveva proceduto al cloroformio in una stanca successione di cavilli procedurali e di schermaglie formali, improvvisamente si è animata in un una giostra di insulti e manrovesci. «Tutta colpa del nervosismo che serpeggia nella maggioranza», ha commentato qualche minuto dopo Corleone, ancora visibilmente provato dall'intermezzo pugilistico. Nervosismo? E perché non ira o collera? Tutto era cominciato poco dopo le 14 di ieri, quando il senatore radicale aveva preso la parola per contestare la proposta del democristiano Benedetto Nicotra di chiedere alla Commissione stragi gli atti relativi a Gladio. «Una manovra dilatoria», per Corleone, «un espediente tecnico per rimandare le decisioni del Comitato e impedire che il Parlamento si pronunci su Cossiga prima dello scioglimento delle Camere». Corleone va giù pesante e chiede di mettere per iscritto la pro¬ posta di Nicotra: «Le cose scritte sono sempre più divertenti». Non fa in tempo a concludere, che una voce lo interrompe: «Sei un pirla». E' la voce del socialista Andrea Buffoni. Corleone chiede a Macis di espellere Buffoni. Buffoni replica duro: «Autoespelliti tu, ragazzino». Corleone di rimando: «Deficiente». «Intendevo deficiente alla latina, nel senso di uno che manca di intelligenza», dirà più tardi il senatore del gruppo federalista radicale. Più tardi, però. Perché sul momento il deputato Buffoni prende quel rilievo insultante nell'accezione più comune, senza tante sottigliezze etimologiche. «A me deficiente?», e in tempi record, con uno scatto felino, si avventa sull'oratore. Parte un violentissimo ceffone. Corleone vacilla. Gli occhiali schizzano di qualche metro. I cameramen, sino a quel punto intorpiditi per le lungaggini della discussione, si animano e riprendono la scena. Nel parapiglia intervengono i commessi. Macis interrompe la seduta, nella speranza di un raffreddamento degli animi esacerbati. Dopo un'ora i due contendenti si stringono la mano. Pace fatta, al momento. Il comitato non decide, né per l'archiviazione delle accuse a Cossiga né per la loro manifesta infondatezza e perciò si aggiorna a martedì 21 gennaio. Restano le immagini dell'ennesima rissa parlamentare. Immagini simili a quelle del 1987 quando il missino Pazzaglia colpì con forza il giornalista Tajani del Giornale. O a quelle del comunista Elio Quercioli che nel 1988 prendeva a schiaffi il missino Matteoli. L'anno successivo fu la volta di Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, allora deputato del msi, che rifilò uno sganassone a Giovanni Goria: «Ma mi sono sfilato l'anello gentilizio dal dito per non fargli troppo male». La sequenza degli schiaffoni continua nell'agosto 1990 quando il comunista Ugo Pecchioli, poi severamente «deplorato» dal presidente del Senato Spadolini, durante un diverbio frantumò le lenti del missino Domenico Pontone. L'ultima è del dicembre del 1990 quando l'onorevole Giovanni Cobellis raggiunge nella sala di lettura di Montecitorio il ministro Antonio Ruberti e lo schiaffeggia all'improvviso. «Gli ho fatto poco», dirà Cobellis più tardi. Pierluigi Battista Schiaffeggiatori Da sinistra Andrea Buffoni e Tomaso Staiti (che nell'89 colpì Giovanni Goria)

Luoghi citati: Corleone, Roma