«Per gli esuberi Olivetti una cura di stampo Gepi» di Francesco Bullo

«Per gli esuberi Olivetti una cura di stampo Gepi» Brustia: diamogli lavori di pubblica utilità «Per gli esuberi Olivetti una cura di stampo Gepi» TORINO. Per gli esuberi Olivetti una ricetta c'è, firmata Gepi: occupare i dipendenti «di troppo» in lavori di pubblica utilità. «Meglio spendere meno per finanziare la cassa integrazione o per la pensione anticipata - dice Adelmo Brustia, presidente della "Società di gestioni e partecipazioni industriali Spa" - quando quei soldi possono essere usati per tener aperti musei, o migliorare i servizi delle case di riposo accrescendone la capienza». I settori «affamati» non mancano certo, neppure sul ricco asse Torino-Ivrea, quindi senza traumatici esodi per chi dovesse lasciare la culla eporediese dell'informatica. «Vuole dei nomi? Basta scegliere nel mazzo: la Galleria Sabauda, il Museo Egizio, il catasto, gli archivi giudiziari». Un'invenzione ad uso e consumo di De Benedetti? Potrebbe essere utilizzata nel '92 anche per i mille posti a rischio dell'Acna di Cengio. E non è un'invenzione. L'abbiamo sperimentata nel Centro-Sud, con contratti di «pubblica utilità» nell'ultimo semestre '91 per 10 mila cassintegrati in mobilità. Qualche anno fa la Gepi sembrava in liquidazione, oggi tutti i partiti avanzano proposte di riforma e di ampliamento dei compiti. E' tornata di moda? Nasce 20 anni fa per aiutare le piccole-medie industrie in crisi; nel '75, per legge, il suo inter- vento viene circoscritto al Sud, salvo poche eccezioni; nell'81 ha l'incarico di creare nuovi posti di lavoro per il reimpiego di cassintegrati. Prendiamo il caso Pallanza: gli 800 dipendenti dell'ex Montefibre furono assorbiti con la costituita prima della società Acetati e l'anno scorso della Trametel. Il problema, oggi, non è quanti chilometri di strade o di ferrovie vengono costruiti, ma quanti nuovi posti di lavoro, su un piano concorrenziale con l'Europa, vengono creati. Ma il vostro impegno si concentra sul Sud. Un Ponte sullo Stretto di Messina... Uno scherzo che costerebbe almeno 10 mila miliardi allo Stato. Con 500 si possono creare aziende che danno lavoro a manodo¬ pera. Le aziende ad alta tecnologia, robotizzate, facciamole al Nord. Al Sud creiamo posti-lavoro, magari con salari differenziati, ridotti, se no le imprese restano al Nord o vanno all'estero. Crisi dell'informatica, frenata dell'auto. E l'indotto? Se Pininfarina vuol essere nostro partner, ad esempio a Palermo, affronterà inevitabilmente dei rischi ma può contare su finanziamenti ed esperienza ventennale della Gepi al Sud. Precedenti positivi non mancano, come la collaborazione con i gruppi Miraglio, Ghisolfi, Marnili (Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Campania). Altre iniziative sono partite nelle aree degli insediamenti Fiat nel Mezzogiorno: protagonisti, con noi, imprenditori del Nord che operano nell'indotto auto. Gepi, una SpA con l'Imi azionista al 50% e l'altra metà divisa tra Iri, Eni, Efim; pubblica ma senza il controllo della Corte dei Conti. Come vi schierate nella polemica pubblicoprivato? Andreotti ha ragione: è la piccola-media impresa che tiene alta la bandiera del made in Italy. E ha ragione Agnelli quando lamenta costi e ritardi nei servizi o l'inopportunità di mantenere pubblici alcuni settori manifatturieri. E voi, che avete all'attivo? Che programmi per il '92? Siamo un ospedale per aziende «gravi», per aree e settori deboli. In 20 anni abbiamo prima curato o creato 248 aziende, con oltre 42 mila addetti, poi le abbiamo riprivatizzate; tra queste l'Innocenti-Maserati, la San Remo (confezioni), la Fulgor (cavi ottici e telefonici). Ora l'impegno è su vari fronti, a cominciare dal reimpiego di 13 mila cassintegrati (quel che resta dei 35 mila che ci erano stati affidati) ricorrendo anche a «lavori socialmente utili». Sono interventi mirati per le aziende deboli; è partito il «piano Sicilia» in collaborazione con la Regione. Altri sono allo studio per Sardegna e Calabria. Francesco Bullo «Non spendiamo in prepensioni ma per migliorare i servizi» Dipendenti davanti ai cancelli della Olivetti. A destra Adelmo Brustia, presidente della Gepi

Persone citate: Adelmo Brustia, Agnelli, Andreotti, Brustia, De Benedetti, Ghisolfi, Pininfarina