«Danni a tutto il settore»

« Danni a tutto il settore » « Danni a tutto il settore » Preoccupati iproduttori onesti «Ora il mercato ne risentirà» TORINO. «Così non si può andare avanti». Questa è la risposta, tra lo sconsolato e il rabbioso, dei produttori di vino piemontesi alla mazzata arrivata dal Veneto, mentre ancora è viva l'impressione per le condanne pronunciate al processo del metanolo. «Il mercato - pronosticano - sarà di nuovo allo sbando, i nostri prodotti sotto accusa, ricominceranno le campagne denigratorie, i cordoni sanitari all'estero. Tutti pesi che si riverseranno sulle nostre spalle, ma noi, che c'entriamo?». Questi «noi» sono i produttori delle Langhe, dell'Astigiano, del Monferrato, migliaia di persone che lavorano per migliorare i loro prodotti e che si ritrovano a scivolare indietro ad ogni colpo basso della sofisticazione, come se si arrampicassero su una collina coperta di fango. «E' triste dirlo - commenta Renzo Balbo, presidente dei produttori moscato d'Asti - ma in Italia è possibile trovare prodotti enologici che con il vino non hanno niente a che fare. Questo è contemporaneamente danno e beffa per i produttori scrupolosi: in Piemonte funziona un catasto vitivinicolo che consente di seguire una partita di vino dalla nascita alla commercializzazione. Questo metodo deve essere esteso a tutta l'enologia italiana. Lo scandalo è dei sistemi di controllo, non di chi produce vino». Anche Angelo Gaia, uno dei più noti produttori albesi, è turbato: «Col metanolo - dice - abbiamo perso 500 miliardi di esportazioni in pochi mesi. E ora? Queste sono ombre che non si cancellano facilmente, la concorrenza non manca certo di utilizzare questi fatti a proprio favore. D'altronde nel nostro Paese ci sono circa 50 mila imbottigliatori e troppa gente che vuol vendere a prezzi impossibili, se nelle bottiglie c'è davvero del vino». [v. cor.)

Persone citate: Angelo Gaia, Renzo Balbo

Luoghi citati: Italia, Monferrato, Piemonte, Torino, Veneto