Vino-killer si replica lo scandalo

Vino-killer, si replica lo scandalo L'operazione dei Nas in Veneto. Quattro arresti, nelle bottiglie un antiparassitario tossico e cancerogeno Vino-killer, si replica lo scandalo Sequestrati 4 milioni di litri adulterati VICENZA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Usavano un antiparassitario per «stabilizzare» il vino troppo acido. Così i 4 milioni di litri di Pinot e Merlot corretti con metil-isotiocianato, una sostanza tossica e cancerogena, stavano per finire sul mercato. Con un blitz notturno invece i carabinieri dei Nas di Padova e Milano hanno messo fine a quello che stava per diventare una tragica replica dello scandalo del metanolo (quasi un secolo di carcere ai responsabili, diciannove le persone morte, molte quelle rese invalide e cieche). Il vino è stato sequestrato in cinque cantine e laboratori del Vicentino e del Padovano. Quattro persone sono finite in carcere. L'accusa: avvelenamento di sostanze alimentari. In manette sono finiti Giuseppe Sordato, 33 anni, titolare del laboratorio di Montebello Vicentino «Enotecnica Vicentina»; Gianni Chiarello, 47 anni, proprietario di una cantina a Brendola; Ennio Rampon, 56 anni, titolare di un'azienda di Cervarese Santa Croce nel Padovano e Giovanni Poli, 28 anni, che con il fratello Silvano è proprietario dell'omonima casa vinicola di Gambellara, sempre nel Vicentino. Chiusa anche la cantina di Domenico Spiller, a Costozza di Longare. Spiller, assieme ai quattro arrestati e ad altre due persone (Silvano Poli e Mario Rampon), due giorni fa era stato denunciato a piede libero. Ieri poi l'ordine di custodia cautelare del Gip padovano Marta Paccagnella, che ha atteso il via dai carabinieri. L'operazione comunque non è ancora conclusa, altre persone sono state denunciate e sono ricercate. «Pensiamo di aver bloccato l'immissione sul mercato del vino adulterato - spiega il comandante del nucleo antisofisticazioni del Nord Italia, colonnello Basilio Viola -, insomma bottiglie nei negozi non dovrebbero essercene. Ma è meglio usare il condizionale...». Se infatti quei 4 milioni di litri una volta imbottigliati fossero finiti in negozi e supermercati, il rischio era grande: il metilisotiocianato, oltre al potere cancerogeno, ha anche proprietà tossiche. Ingerito a piccole concentrazioni provoca dolori allo stomaco, vomito, dissenteria e mal di testa. Qualcosa però al dettaglio deve essere arrivato. A mettere sulle tracce dei vinificatori i responsabili dell'adulterazione pare siano state segnalazioni anonime: in alcuni supermercati di Lombardia e Veneto c'erano vini pregiati a prezzi stracciati. Troppo bassi per es- sere normali. Così i controlli e la lunga indagine fino alle cinque cantine e laboratori del Vicentino e del Padovano che, anche in periodo di crisi del mercato vinicolo, riuscivano ad avere un fatturato sopra la media. Ad una verifica più accurata erano risultate fra l'altro grande ordinazioni di materiale insolito. Come il vino «acetato», più adatto a condire l'insalata che a finire in un bicchiere. Ma che stranamente diventava «buono» in poco tempo. E tanti, troppi sacchi di metil-isotiocianato, un antiparassitario che con la vinificazione non doveva avere alcun rapporto. Almeno con quello buono, perché in realtà a dosi ben calibrate funziona da ottimo «antifermentativo». Insomma a Sordato, Chiarello, Rampon e Poli bastava tagliare poco vino vero, anche di qualità, con il quasi aceto e stabilizzare il tutto con il pericoloso metil-isotiocianato. Così avevano messo da parte quei 4 milioni di litri, per un valore di circa 16 miliardi. «Secondo noi il progetto era di preparare soprattutto bottiglie pregiate - dice Viola -, ma visto che così trattato il vino non resiste molto, bisognava venderlo in fretta». L'intenzione in altre parole era quella di piazzare poche bottiglie per volta in tanti negozi in modo da evitare problemi. Oltre al vino adulterato sono stati sequestrati anche 36 chilogrammi di una sostanza in polvere e liquida. Tra gli arrestati ci sono nomi non nuovi alle aule del tribunale. Domenico Spiller il 3 aprile scorso era stato condannato a 4 mesi di reclusione e al pagamento di 1 miliardo e 700 milioni per aver zuccherato centinaia di quintali di vino. Proprio ieri poi Silvano Poli era stato rinviato a giudizio per lo stesso reato: oltre duemila ettolitri di vino addolcito. Alessandro Mognon Da sin: Ennio Rampon, Gianni Chiarello e Giuseppe Sordato, in cella per il vino adulterato. Nella foto grande una delle aziende coinvolte