Il sangue infetto macchia la Sanità

Il sangue infetto macchia la Sanità «Controlli insufficienti», ma il ministero risponde varando un piano per la sicurezza Il sangue infetto macchia la Sanità Polemiche dopo la strage in Veneto ROMA.E' polemica sul sangue, dopo il caso della donna di Padova morta di Aids per essere stata contagiata nel corso di una trasfusione. E adesso tutti accusano il ministero della Sanità di aver tardato troppo a emanare la norma che rende obbligatori i test sul sangue donato. Di importare dagli Usa sangue a rischio non di Aids ma di epatiteC. Di opporsi, infine, a chi vorrebbe introdurre i nuovi reattivi americani «Per» per il controllo «rapido» del virus Aids. Ma dalla Sanità ribattono colpo su colpo. E proprio ieri mattina hanno varato un «piano sangue» che in tre anni dovrebbe portare l'Italia all'autosufficienza. «L'obbligo di accertamento sul donatore è stato sancito solo il 15 gennaio 1988, prima di quella data era solo consigliato e non esistevano strutture sufficienti per svolgerlo in modo sistematico», accusa il professor Paolo Baiocchi, direttore sanitario della Usi numero 13 di Asolo, parlando del donatore infetto. Anche più pesante è il giudizio del coordinamento nazionale degli ematologi per il quale il sangue trasfuso in Italia non è sufficientemente sicuro neppure oggi, a quattro anni esatti da quel decreto. Basta guardare al plasma importato. «Viene permesso che emoderivati non controllati per quel che riguarda non l'Aids ma l'epatite C arrivino in Italia, soprattutto dagli Usa, in deroga alle norme vigenti nel nostro Paese dove i test sono tutti obbligatori». Non solo. Il responsabile del coordinamento Eugenio Sinesio denuncia che «non viene fatto abbastanza neanche per la sicurezza del sangue raccolto in Italia. Esiste infatti un nuovo test, il Per (polimerasi chain reaction, dal nome dell'enzima) che riesce a diagnosticare la presenza del virus anche nel cosiddetto "periodo- finestra", quando gli anticorpi, che sono le spie rilevate dai test normali, non sono stati ancora prodotti dall'organismo. Ma la commissione Aids si è sempre rifiutata di renderlo obbligatorio, giudicandolo troppo costoso». Sinesio sostiene anche che «l'obiettivo dell'autosufficienza deve essere perseguito promuovendo meccanismi di recupero e purificazione durante le operazioni», sottolineando che in Italia il 60% del sangue donato viene sprecato e l'80% di questo spreco avviene proprio a livello chirurgico. «Si spreca sangue perché l'80% delle trasfusioni che si fanno in ospedale è inutile», ribadisce il presidente del centro nazionale trasfusioni Pasquale Angeloni per il quale invece la trasfusione «è una pratica a cui si deve ricorrere solo in casi estremi». Anche Angeloni spezza una lancia a favore dell'introduzione del Per. Un punto di vista condiviso dalla Croce rossa italiana che non esita a polemizzare con il ministero. «La conmmissione Aids che ha valutato il Per ha ritenuto che il rapporto fra costi e benefici sia ancora troppo basso. E non cre¬ do che i 52 membri della commissione, fra i quali figura più di un luminare, possano avere tutti degli interessi personali in gioco», ironizza Caterina Gualano, dirigente della Sanità e segretario dalla «commissione nazionale per il servizio trasfusionale» presieduta dal ministro De Lorenzo. L'Italia con il decreto è arrivata tardi e dovremo dunque aspettarci altri casi? La dottoressa Gualano tranquillizza: «Veramente abbiamo cominciato a seguire i casi di quel virus sospetto nel sangue già dal 1981. E nel 1985 abbiamo emanato una circolare di indirizzo sulla necessità di testare il sangue donato. Non solo. In quell'anno ha cominciato a funzionare la rete di raccolta dati tra i centri trasfusionali all'Istituto superiore di Sanità» Il «piano sangue» varato ieri mattina prevede che l'Italia, già quasi autosufficiente per quanto riguarda il fabbisogno di sangue intero, lo diventi in tre anni anche nel campo del plasma e degli «emoderivati», utili a categorie di pazienti come gli emofiliaci e i politrasfusi. In che modo? Evitando trasfusioni inutili o trasfondendo degli emocomponenti. Poi, facilitando l'autotrasfusione, e sensibilizzando i donatori a diventare donatori di plasma e non di sangue. Maria Grazia B ruzzo ne Nuove accuse «Importazioni dagli Stati Uniti a rischio epatite» «C'è un test che dà garanzie ma è giudicato troppo costoso» Il ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo. Ieri sera il suo dicastero ha precisato che i test sul sangue in Italia sono in linea con la normativa della Comunità europea e con le misure dettate dall'Oms sia per quanto riguarda l'epatite sia per quanto riguarda l'Aids

Persone citate: Angeloni, Caterina Gualano, De Lorenzo, Eugenio Sinesio, Francesco De Lorenzo, Gualano, Maria Grazia, Paolo Baiocchi, Pasquale Angeloni, Sinesio