Algeri processo ai mullah di Tito Sansa
Algeri, processo ai mullah Davanti al giudice i leader ultra in carcere, arresti di fondamentalisti Algeri, processo ai mullah Un direttorio alposto di Chadli ALGERI DAL NOSTRO INVIATO Pronta è stata la risposta dello Stato algerino alla sfida lanciata lunedì sera dagli integralisti del Fronte Islamico di Salvezza (Fis) con l'appello che invita i musulmani a insorgere. Lunedì prossimo 20 gennaio - secondo notizie di fonte degna di fede - verranno processati da un tribunale militare i due leaders del Fis imprigionati dal giugno dello scorso anno nel carcere militare di Blida (una quarantina di chilometri a Sud-Ovest di Algeri) sotto l'accusa di cospirazione armata contro la sicurezza dello Stato. I due imputati, il capo storico e fondatore del Fis Abassi Madani, di 60 anni, professore di Umanistica all'Università di Algeri e l'ideologo oltranzista Ali Belhadj, di 37 anni, rischiano pene severe che vanno fino a quella capitale. Ma è evidente - secondo giornalisti algerini - che la massima pena non verrà comminata, poiché scatenerebbe le masse fanatiche dei fondamentalisti. E l'Algeria ha bisogno anzitutto di tranquillità. L'inizio del processo - secondo i medesimi colleghi - dovrebbe anzi servire da monito e da deterrente per indurre gli attuali dirigenti del Fis a mantenere quella prudenza che hanno dimostrato in questi giorni. I due prigionieri sarebbero un jolly nelle mani dell'Alto consiglio di sicurezza formato da civili e militari, una carta da giocare al momento giusto. Già alla vigilia del primo turno elettorale era corsa la voce che i due detenuti sarebbero stati rimessi in libertà per calmare i fondamentalisti. Ma a questo calcolo dei politici si era opposta la magistratura militare, la stes¬ sa che ora, nel pieno rispetto della legalità, vuole dimostrare mano ferma con il Fronte Islamico di Salvezza. Il Fis, già in difficoltà economiche dopo il taglio dei finanziamenti dall'Arabia Saudita (perché l'anno scorso appoggiò Saddam Hussein) ora ha anche un grave problema di strategia. Se non reagisce allo «scippo» elettorale del quale è stato vittima con l'annullamento del ballottaggio programmato per domani, perde la faccia dinanzi ai suoi seguaci scalpitanti. Se invece scatena la piazza (il che potrebbe accadere venerdì quando milioni di fedeli si riuniranno per la preghiera nelle undicimila moschee del Paese) rischia di venire schiacciato dalle Forze armate agli ordini dell'Alto consiglio di sicurezza. Sono pronti 125 mila soldati, tra cui 15 mila specialisti dei reparti antisommossa. Ieri uno dei leader ultra, Abdelkader Hachani, ha tenuto un infuocato comizio alla moschea Al Shafai. Mentre arringava gli islamici («Il Fronte non rinuncerà a nessuna delle sue conquiste»), la polizia interveniva per mantenere l'ordine: molte persone sono state caricate sui cellulari e portate via. «Non dovrebbe accadere nulla di grave» dice la gente di Algeri, fiduciosa e ottimista. Ad eccezione dei «barbus», i barbuti del Fis, gli algerini ostentano una certa soddisfazione per il «golpe bianco» dei militari e del primo ministro Ghozali con cui è stato esautorato il Presidente della Repubblica, è stato annullato il secondo turno elettorale e sono stati assunti i pieni poteri «per salvare la democrazia». I più soddisfatti per gli accadimenti dei giorni scorsi e lo scampato pericolo di una islamizza- zione dell'Algeria, sono le donne. «Meglio la dittatura militare che quella degli imam - ha detto alla televisione la signora Nacera Merah, architetto -. L'Algeria non vuole essere un Iran, con i militari noi donne possiamo continuare a lavorare, a vestirci come vogliamo, a frequentare locali pubblici e ad andare in spiaggia». Un passo importante per la normalizzazione democratica è stato compiuto ieri sera. A sostituire il Capo dello Stato dimissionario, Bendjedid, è stato nominato un Consiglio di Stato formato da eminenti personalità della magistratura, della politica, della Resistenza, del clero musulmano e delle Forze Armate, ma nessun uomo dei partiti politici. A capo di questo «Consiglio di saggi» sarà Mohammed Boudiaf, eroe partigiano che avrà al suo fianco il ministro della Difesa, Nezzar, il rettore della moschea di Parigi, Haddar, il capo della Lega dei diritti dell'uomo e altri uomini di grande prestigio. Il vuoto costituzionale apertosi domenica sera viene così riempito, la fiducia dovrebbe ritornare nel Paese. Tito Sansa Il premier algerino Ghozali
Persone citate: Abassi Madani, Abdelkader Hachani, Bendjedid, Haddar, Mohammed Boudiaf, Nacera Merah, Nezzar, Saddam Hussein
Luoghi citati: Algeri, Algeria, Arabia Saudita, Iran, Parigi
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