I colonnelli: adesso basta col caos

I colonnelli: adesso basta col caos I colonnelli: adesso basta col caos E in Kazakhstan spunta un'altra valigetta nucleare Il \ MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Si divide la Flotta del Mar Nero. Ieri, gli esperti militari di Russia e Ucraina hanno cominciato il lavoro nei locali dell'ex ministero della Difesa dell'Urss. E subito sono cominciati, com'era previsto, i problemi. Probabilità di successo? «Quasi nessuna», ha esclamato un ufficiale russo. Infatti gli esperti ucraini, appena seduti al lungo tavolo, hanno fatto sapere le loro richieste: vogliono praticamente tutta la parte della flotta che non è attrezzata per portare armi nucleari. In termini concreti, più della metà delle 300 unità navali e l'intera flottiglia di 300 aerei. Un bel gruzzolo, se si dà retta agli esperti russi che parlano di un valore complessivo di circa 80 miliardi di dollari (gli nmericani dicono 150). La Russia replica che i compiti di difesa delle coste possono essere adempiuti da naviglio leggero, navi di scorta, aviazione leggera e elicotteri. Il vallo tra le posizioni è enorme. E il grido di dolore dell'ammi¬ raglio Zaitsev, vice capo supremo della Flotta dell'ex Urss è stato ieri amplificato dai media russi: «La Flotta del Mar Nero comincerà a morire lentamente se non verrà trovata una soluzione accettabile e sarà consegnata all'Ucraina». Stando alle sue valutazioni, squisitamente tecniche, la progettazione e i sistemi di assistenza e ricambio, il 70% dei dettagli produttivi, sono fabbricati in Russia. Il che significa che l'Ucraina o non riparerà le navi, o dovrà acquistare tutto dai russi. A meno che non intenda semplicemente vendere incrociatori e sommergibili come rottame. La sopportazione dei militari sembra vicina al limite. L'«Assemblea degli ufficiali della guarnigione di Mosca» - una nuova organizzazione, emersa dalle convulsioni di una protesta ormai diffusa - ha chiesto ieri di «porre fine alla serie di decisioni unilaterali che concernono le forze armate e, in primo luogo, le affrettate imposizioni di giuramenti di fedeltà». L'appello, rivolto ai popoli, Parlamenti, capi di Stato, vertici militari, veterani, è stato pubblicato ieri dalla «Pravda». La richiesta, perentoria, è di porre un termine al caos e di «salvaguardare, per un periodo di transizione, l'integrità delle forze armate». Venerdì almeno duemila delegati militari si riuniranno al Cremlino per discutere una piattaforma comune. Ma il disordine e le tensioni sono ormai tali che possono accadere episodi strabilianti, come quello rivelato ieri dall'agenzia d'informazioni «Nega». Il ministero della Difesa dell'Azerbajgian avrebbe intercettato un messaggio cifrato che il maresciallo Shaposhnikov - capo supremo delle forze della Comunità - ha inviato a soldati e ufficiali di stanza in quella Repubblica. Nel messaggio il maresciallo avrebbe chiesto ai «suoi» subordinati non solo di non prestare giuramento alle autorità azerbajgiane, ma di giurare fedeltà alla Russia. In risposta, Baku esige ora una parte della flottiglia ex sovietica che incrocia nelle acque del mar Caspio, una quota della difesa antiaerea e le relative strutture tecniche a terra. Il Kazakhstan mantiene una posizione più costruttiva. Shaposhnikov è corso ad Alma Ata per trovare conforto e l'ha ottenuto. Nazarbaev vuole mantenere un comando unificato delle forze armate della Comunità e accetta che le truppe di stanza nella sua Repubblica giurino fedeltà non a lui - che ha evitato di farsi nominare comandante supremo - ma «al popolo della Comunità di Stati Indipendenti». Gli ufficiali, che hanno già giurato fedeltà all'Urss, non dovranno fare altri giuramenti. Ma fonti ufficiose hanno anche rivelato una circostanza nuova. Si pensava che le valigette nere del controllo nucleare fossero solo due: una per Shaposhnikov e l'altra per Eltsin. Invece - secondo indiscrezioni - Shaposhnikov avrebbe portato a Nazarbaev i codici del controllo nucleare. La valigetta - ci hanno detto gli era stata consegnata «qualche tempo prima». Dunque, con ogni probabilità, altre due valigette (totale cinque) sarebbero in mano ai presidenti ucraino e bielorusso. [g. ci

Persone citate: Eltsin, Nazarbaev, Shaposhnikov, Zaitsev