I misteri delle teste di cane

I misteri delle teste di cane Da domani a Roma la grande mostra sulla civiltà precolombiana I misteri delle teste di cane Gli Inca e le genti dell 'antico Perù EROMA A mostra «Inca-Perù. Rito magia mistero», che s'inaugura domani a Roma nel Salone delle Fontane all'Eur, costituisce la prima grande iniziativa nell'ambito di quelle, molteplici e impegnative, che si prevedono nei prossimi mesi in occasione del cinquecentesimo anniversario della scoperta dell'America. Manifestazioni in Italia, in Europa, in America, e si tratta per lo più di mostre circolanti, o comunque tali (anche a motivo delle dimensioni inusuali) da interessare più Paesi. Abbiamo usato il termine «manifestazioni», anziché quello «celebrazioni», intenzionalmente. Infatti, è facile prevedere che alla rievocazione delle vicende che aprirono la conoscenza del nuovo mondo si accompagneranno polemiche e contestazioni. Anzi, hanno già cominciato ad accompagnarsi: perché all'intento e al tono celebrativo che si prevede in più casi si oppone la sempre maggiore coscienza che l'avventura europea al di là dell'Atlantico fu non solo esplorazione, ma conquista spesso violenta, al limite del genocidio. Nella storia delle esplorazioni e delle scoperte di nuove terre, dunque, la rivelazione del continente americano si iscrive a titolo di merito per l'Europa del tempo. Ma non altrettanto può dirsi per la violenza e l'avidità che in tanti casi accompagnarono la conquista, peggio ancora se mascherate dall'affermazione di una fede che tali implicazioni non aveva certo. Né regge alle crescenti conoscenze l'immagine di «primitivi» e di «barbari» che degli abitatori dell'America ci fu trasmessa: immagine di comodo, evidentemente, per coprire la brutale sopraffazione. Nel senso di contribuire a una più equa e reale immagine delle genti precolombiane, la mostra di Roma è certo in prima linea. Messa a fuoco su una parte del vasto mondo che fu oggetto della conquista, il Perù e le regioni contermini, la mostra si distingue infatti per non limitarsi (come è stato finora anche troppo abituale) alle popolazioni con cui s'incontrarono i conquistatori, cioè agl'Inca; ma per riandare indietro nei secoli e nei millenni, rivelando e documentando ampiamente una situazione più complessa e diversa. Infatti, se gl'Inca costituirono un vasto impero che potè apparire ai conquistatori una realtà unitaria, il progredire continuo delle conoscenze dimostra che esso rappresentò appena un sottile strato di storia, durato meno di cent'anni. Prima invece, per una durata di tempo che nei limiti storici risale fin oltre millecinquecento anni prima di Cristo (mentre allargandosi alla ben documentata preistoria si ag¬ Vasiper bcon fdagl giungono ancora migliaia di anni), altre fiorenti civiltà caratterizzarono l'area peruviana. Sono quelle che ci recano le novità maggiori e che caratterizzano la mostra. A proposito della quale, va detto che mai finora se n'era vista una paragonabile in Italia. Perché, va anche ricordato, nelle forme abituali e tradizionali delle esposizioni sul mondo precolombiano la cura del «bel pezzo», dell'«opera affascinante», ha largamente prevalso; e così in più casi abbia- varietà. Qui non si può procedere che per esempi, a cominciare dalle figurine di terracotta, estremamente stilizzate ma fortemente espressive, che connotano la più antica cultura della costa settentrionale, oltre mille anni a. C. E subito dobbiamo chiederci: in quale rapporto è quest'arte riscoperta con quella di millenni dopo, che conoscevamo? La risposta sta nella coerenza, nella continuità, ma anche nell'autonomia locale. A dire il vero, una storia di quest'arte manca del tutto, e sarà il compito dell'avvenire. Oggi possiamo appena immaginarla, avanzando l'ipotesi di una maggiore semplicità, e in qualche senso elementarità, delle realizzazioni più antiche: vale, in tal senso, anche la documentazione delle prime sculture in pietra, una produzione cui sembrano più inclini le regioni montane e che essa pure ci presenta esemplari di un tipico schematismo concettuale, cioè intenzionale per la preminenza data al volto e alle mani delle figure rispetto al corpo tozzo e indifferenziato. Scendendo nel tempo, e parlando (come fanno gli speciali sti delle culture precolombiane) in termini di «orizzonti cultura- li», notevolissima è la SSpoco pdrSe°Co dev'era0 "38^ profondo, una^Sà nascosta che si ritiene valida assai più di ll quella apparente, caratterizza le realizzazioni dell'arte. Per citare un esempio, gli occhi inusualmcnte socchiusi di una splendida testa umana in terracotta indicano che si vuole rappresentare un defunto? E lo strano personaggio in ceppi terminanti a testa di cane è un prigioniero di cui si vuole sottolineare la perversità? Nel confronto tra quanto sappiamo e quanto veniamo a sapere, un fatto è certo: il motivo conduttore dell'arte precolombiana in genere e peruviana in specie, quello che tutta la pervade e la condiziona, è la produzione della terracotta figurata e dipinta, nella quale si esprime ogni forma dell'esistenza visibile e invisibile; e nell'ambito della terracotta sono i vasi variamente adattati in forma umana e animale, certo usati per cerimonie che possiamo immaginare complesse e diverse. L'assunzione di bevande inebrianti spiega in parte la funzione di tali vasi, tanto più che nei volti umani gli occhi sono spesso dilatati in modo innaturale. Durante gli ultimi secoli che precedono gl'Inca, due generi di produzione si affermano, aprendo nuove vie all'artigianato. Anzitutto v'è l'oro, con cui si configurano maschere e ornamenti, spesso integrati da pietre preziose. Inoltre vi sono i tessuti, a vivaci colori e con elaborate decorazioni geometriche. Conviene ricordare in specie quella vera e propria rivelazione che costituiscono, dal 1000 d. C. in poi, le piccole bambole di stoffa, un genere artigianale di rara modernità. Con quelle bambole, potrebbero giuocare le nostre bambine; e, se le vedessimo nelle loro mani, saremmo capaci di riconoscerle? Una constatazione conclusiva s'impone: siamo appena all'alba della conoscenza su queste genti precolombiane, finora individuate solo nella fase terminale della loro civiltà. E se un'altra polemica dovesse aggiungersi a quella sulla conquista, essa concernerebbe la superficialità e la genericità di gran parte degli studi fin qui effettuati. Anch'essi, in fondo, hanno subito il condizionamento dell'ottica semplicistica e minimizzante dei conquistatori. Sabatino Moscati Vasi in terracotta per bevande inebrianti con figure umane dagli occhi allucinati ^~ , , Oro, tessuti e pietre 7 l'i» » /»«2*l» <fe/fe CUltWe floHte StlM COSta £ Stll lagO TUkaCa E l'esposizione più importante mai vista in Italia. L'enigma dell'uomo in ceppi con sembianze di animali Una statuetta di terracotta della Cultura Vicus: rappresenta una coppia e risale al periodo tra il 500 a. C. e il 500 d. C. Altri oggetti esposti alla mostra romana: una statuetta virile Chacay (terracotta, lana e cotone, 100-1450 d. C.) e, in alto, un guerriero Mochica (100 a. C.-600 d. C.) lina testa umana scolpita nella pietra: appartiene forse alla Cultura Recuay (400 a. C.-300 d. C.) mo visto ristretti gruppi di opere, legati per lo più dal museo di provenienza. Questa volta, invece, i musei di provenienza sono una quarantina, peruviani ma anche nord-americani ed europei; e le opere esposte sono circa trecentocinquanta, tali da fornire un quadro completo, anche se per esempi, di una civiltà millenaria. In tale civiltà, come rileva il curatore della mostra Sergio Purin, la dimensione temporale s'incrocia con quella spaziale, che vede differenziarsi la lunga fascia costiera, su cui scendono i fiumi creatori d'oasi, dalle montagne dall'interno, che configurano a grandi altezze e tra immense foreste condizioni di vita totalmente diverse. All'estremo Sud, nell'interno, il Lago Titicaca offre un'ulteriore possibilità ambientale e climatica. Altro che unità del Paese, altro che civiltà primitiva alla vigilia della conquista europea! Nelle grandi aree spaziali e temporali così evidenziate si colloca l'articolazione delle culture riscoperte, che la documentazione archeologica e artistica riunita per la prima volta in tali dimensioni illumina in tutta la loro ricchezza e

Persone citate: Sabatino Moscati, Sergio Purin