In trappola i re dell'estorsione di Fabio Albanese

In trappola i re dell'estorsione Dalle indagini emerge una traccia che porta all'attentato nella villa di Baudo In trappola i re dell'estorsione Raffica di arresti tra la Sicilia e la Lombardia CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Blitz antimafia all'alba di ieri. Undici persone arrestate, un'altra ordinanza di custodia cautelare notificata in carcere, due anni di indagini per una serie di attentati ed estorsioni e, sullo sfondo, un delitto e un ferimento. Ma anche l'attentato nel febbraio di tre anni fa alla casa di campagna dei genitori di Pippo Baudo, a Militello Val di Catania anche se i carabinieri si affrettano a smentire la circostanza. L'operazione è scattata contemporaneamente in Sicilia e a Milano. In trappola i presunti appartenenti ad un clan mafioso capeggiato da Carlo Spartà, 34 anni, pregiudicato per droga e rapina, che avrebbe tentato di imporre nella zona di Militello una sorta di monopolio sulle attività commerciali. Dalle indagini, avviate dalla Procura di Caltagirone, è emerso che Carlo Spartà, assieme ai fratelli Francesco e Luciano, finiti in manette, aveva costituito una società di trasporti con sedi a Militello e Milano, la «Savage». La ditta era intestata alla moglie di Carlo Spartà, Giuseppa Mure, 29 anni, fra gli arrestati. La società, a cui erano costretti a rivolgersi tutti i commercianti della zona per i loro trasporti, in poco tempo era diventata una sorta di paravento per il trasporto di armi destinate alla cosca o da rivendere ad altri gruppi criminali della zona. Già nell'89, imprenditori e commercianti di agrumi di Scordia e Militello avevano subito una serie di minacce e di attentati, finiti solo quando la scelta per il trasporto di arance e limoni al Nord cadeva sulla «Savage». La zona fra Militello, Scordia e Lentini è un unico grande agrumeto e la sua coltivazione rappresenta la «ricchezza» dei luoghi. Uno di questi terreni è da sempre proprietà della famiglia Baudo. Il 4 febbraio dell'89 all'interno della casa che lo domina, venne trovata benzina sparsa sul pavimento. Un «avvertimento», nel codice criminale, sul quale si è indagato senza esito. Le indagini furono riaperte tre mesi fa, quando un ordigno fece saltare in aria la villa a mare di Pippo Baudo, a Santa Tecla, presso Acireale. Anche in questo caso, indagini a un punto fermo. Poi gli arresti di ieri mattina. Ma le smentite ufficiali dell'Anna dei carabinieri non consentono di approfondire l'ipotesi. Dalle indagini è invece emerso che due delle persone arrestate, Francesco Spartà e Sebastiano Fisichella, 26 anni entrambi, avrebbero ucciso la scorsa estate Giuseppe Staropoli, 31 anni, amico di un imprenditore che aveva subito una serie di attentati. Un omicidio che doveva essere un avvertimento. Fabio Albanese