Croazia, il Vaticano anticipa la Cee
Croazia, il Vaticano anticipa la Cee A Osijek spari serbi sugli osservatori della Cee. Oggi arriva il primo contingente dei Caschi blu Croazia, il Vaticano anticipa la Cee Ma Belgrado insorge contro il riconoscimento e minaccia la rottura ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «Sua santità, è un onore per me esprimerle il riconoscimento più profondo per la decisione della Santa Sede di riconoscere formalmente la sovranità e l'indipendenza della Repubblica della Croazia. Ci rende particolarmente felici che la Santa Sede, come la più forte potenza morale del mondo sia fra i primi Stati ad aver riconosciuto l'indipendenza della Croazia. Questo ci impegna ancora di più ad adoperarci per la pace, la coesistenza, ed il benessere di tutti i cittadini croati nello spirito dell'ecumenismo e del pacifismo che lei, Santo Padre, continua a promuovere instancabilmente». Il presidente croato Tudjman ha voluto così ringraziare il pontefice per il riconoscimento del Vaticano. Al gesto viene dato un peso particolare anche perchè la Santa Sedè è di solito più lenta Dell'instaurare rapporti diplomatici con altri Paesi. Anche se qui viene sottolineato l'amore del Papa per la Croazia, è stato riferito del messaggio che il Vaticano ha inviato al governo di Belgrado per spiegare che la sua decisione non è un gesto ostile a nessuno dei popoli della Jugoslavia! Ma la capitale della vecchia Jugoslavia non la pensa così. La risposta è stata immediata: «Forte disapprovazione e rincrescimento» sono stati espressi dal viceministro federale degli Esteri, Milan Vares, per il riconoscimento vaticano della Croazia e della Slovenia. Accusando la Santa Sede di aver di fatto riconosciuto i secessionisti, contribuendo alla disgregazione di uno Stato sovrano, il governo ha annunciato contromisure adeguate da parte della dirigenza jugoslava. Intanto a Zagabria si intensi¬ ficano i contatti diplomatici. In città soggiorna una delegazione Usa. «Al ritorno a casa diremo a Bush che è giunta l'ora di riconoscere la Croazia» spiega il deputato John Miller. Oggi arrivano invece i primi Caschi blu, i 50 ufficiali Onu di collegamento che dovrebbero precedere l'arrivo delle truppe di pace. La tregua, che continua a reggere, sembra confermare l'ottimismo che il presidente della Conferenza, Carrington, ha espresso prima di partire per New York dove incontrerà Vance. Ma alcune violazioni al cessate-il-fuoco nelle ultime 24 ore hanno causato nuove vittime. A Osijek è stato ucciso un poliziotto croato, a Pakrac ne sono stati feriti altri due. I cecchini serbi hanno aperto il fuoco anche sugli osservatori Cee che visitavano Osijek. I timori che la guerra in Croazia possa riesplodere trovano conferma nelle nuove minacce di Mirko Jovic, uno dei più feroci nazionalisti serbi che ha lanciato un duro monito al presidente della Serbia: «Milosevic è salito al potere sulle ali del nazionalismo, se abbandonerà questa politica gli rimarranno solo due destini: o quello di Ceausescu o quello di Gorbaciov». Secondo Jovic l'arrivo dei Caschi blu equivale a un tradimento. «Non abbiamo ancora raggiunto le frontiere storiche della Serbia» dice annunciando che i suoi uomini non getteranno le armi. Pensa così anche il comandante del reparto cetnico «Dusan Silni» che afferma di avere l'appoggio di Arkan e Seselj, leader estremisti prò Milosevic ma che non sono disposti a rinunciare a nuove conquiste armate e al bottino di guerra. Continueranno tutti ad avere il sostegno dell'Armata? Ingrid Badurina
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