«Algerini, pronti all'insurrezione» di Tito Sansa

«Algerini, pronti all'insurrezione» Il Fis sceglie la linea dura, drammatico appello: l'esercito non fermi la rivolta di Allah «Algerini, pronti all'insurrezione» Ghozali potrebbe replicare mettendo il partito fuori legge Venerdì giorno decisivo per centinaia di migliaia di ultra ALGERI DAL NOSTRO INVIATO Gli integralisti del Fronte islamico di salvezza sono passati alla controffensiva in Algeria. Privati della quasi certa vittoria elettorale nel ballottaggio di dopodomani 16 gennaio, annullato d'autorità dal neocostituito Alto consiglio di sicurezza, i dirigenti del Fis hanno chiamato il popolo algerino alla lotta contro il potere. In un comunicato diffuso ieri sera poco dopo le 19 essi invitano gli algerini ad opporsi a quelli che considerano una frode elettorale, un colpo di mano anticostituzionale organizzato in nome della Costituzione. Nella battagliera dichiarazione, il Fis incita il popolo e l'esercito «a proteggere la sua scelta e a rifiutare ogni manovra che miri a ostacolare la sua volontà e a ritardare il processo di cambiamento». «Vi invitiamo a rimanere vigili - esortano i fondamentalisti islamici - e a tenervi pronti a ogni eventualità in nome degli interessi supremi dell'Islam e dell'Algeria». Dopo aver bollato come illegali le dimissioni del presidente Chadli, il documento denuncia che «la cricca al potere ha tradito Allah, il suo Profeta e i credenti, per ragioni di fame di potere, rubando al popolo le sue scelte». Secondo il Fis, l'Alto consiglio di sicurezza («una giunta mercenaria») non ha alcun diritto di prendere in mano il destino del Paese, «né sulla base della legittimità popolare, né sul piano della legalità costituzionale». «Davanti alla gravità della situazione non è possibile ad alcun membro del suo popolo restare neutrale davanti alla battaglia che oppone il popolo, la sua religione e l'Algeria da una parte e il colonialismo, i suoi servi e i suoi portavoce dall'altra». Il comunicato del Fis si conclude chiedendo anche ai responsabili dell'esercito e a tutti quanti «vogliano difendere l'Algeria ferita e la sua religione» di levarsi «in un fronte unico per opporsi alla giunta». Il comunicato è stato diffuso al termine di una riunione in una località segreta della capitale, alla quale hanno partecipato per due giorni al completo tutti gli ottantatré membri del- l'ufficio esecutivo provvisorio del Fis, il massimo organo del partito teocratico che si ispira alla stretta osservanza del Corano e mira ad applicare in Algeria la legge islamica. Era corsa voce che in seno all'assemblea fossero riemerse le vecchie divergenze tra i moderati dell'ala sahafista del presidente ad interim Hachani, l'uomo che voleva conquistare il potere attraverso le libere elezioni, e il gruppo dei cosiddetti afghani che invece aveva ostacolato fino all'ultimo la via democratica. Certo il braccio di ferro tra le due fazioni deve essere stato duro, se ci sono voluti quasi due giorni di riunione per decidere una linea di condotta. Hanno prevalso evidentemente i falchi, che si ispirano all'ideologo oltranzista Ali Benhadj (in carcere in attesa di venire processato per cospirazione armata contro la sicurezza dello Stato), sulle tesi dei «politici», i quali miravano a trovare un modus vivendi con il potere misto civile-militare che si è insediato nel palazzo del governo. Per quarantott'ore dopo il golpe i fondamentalisti avevano taciuto. Alla centrale del Fis, al primo piano di un cadente edificio accanto alla chiesa di Saint Charles, c'era un formicaio di militanti, ma nessuno dei dirigenti. Erano tutti riuniti a decidere la linea di condotta. Sulla porta un cartello in inchiostro verde, il colore dell'Islam, informava che «Non ven¬ gono date informazioni alla stampa né nazionale né straniera». Quando l'uscio si era aperto alcuni «barbus» indossanti un saio marrone e sandali (tanto da poter venire scambiati per frati cappuccini) ci hanno sbarrato il passo. «Parleremo quando ci sembrerà opportuno» ha detto bruscamente uno. Alle 19 poi è venuto il duro comunicato. Che cosa accadrà ora? E' probabile che verrà proclamato lo stato di emergenza e che il Fis verrà messo fuori legge, in quanto partito religioso vietato dalla Costituzione. La stabilità dell'Algeria nei prossimi giorni dipenderà dal suo comportamento e dalla reazione delle forze armate, nelle quali due agguerritissime divisioni antisommossa sono pronte. Il Fis - prevedono tuttavia diversi esperti - potrebbe rimanere tranquillo per altri due giorni. Si muoverà venerdì, il giorno della preghiera. Anche se come prevedono quasi tutti - il partito dei fondamentalisti verrà messo fuori legge, quale autorità civile o militare nell'Algeria musulmana avrà mai il coraggio di vietare che centinaia di migliaia di fedeli affluiscano nelle moschee per ascoltare i sermoni infuocati e incendiari degli imam? A venerdì dunque è rinviata la probabile prova di forza, ora che l'appello del partito religioso invita alla lotta contro il potere. Tito Sansa Da tre giorni i carri armati dell'esercito algerino presidiano gli edifici-chiave della capitale Nella foto piccola il premier Ghozali

Persone citate: Ali Benhadj, Chadli, Profeta

Luoghi citati: Algeri, Algeria