De Filippo e Scarpetta attenti ai benefattori di Osvaldo Guerrieri
De Filippo e Scarpetta attenti ai benefattori In scena a Torino «L'amico di papà» De Filippo e Scarpetta attenti ai benefattori Meraviglioso meccanismo comico La compagnia è diprim'ordine TORINO. Luigi De Filippo ha una grande virtù. Oltre ad essere quell'eccellente attore che sappiamo, è un uomo storico, nel senso che, lui in scena, possiamo ricuperare la cifra comica dei De Filippo (soprattutto di Peppino) e risalire alla gloriosa tradizione sancarlinesca, ossia a quel modo di recitare che si sviluppò al San Carlino dopo che Eduardo Scarpetta, nonno del Nostro, «uccise» la maschera di Pulcinella e diede vita a quella riforma del teatro napoletano mediante la maschera soave e mitemente buffonesca di Felice Sciosciammocca. E proprio Scarpetta è l'autore che Luigi De Filippo propone al teatro Fregoli con «L'amico di papà», una commedia del 1881 che Scarpetta ricavò da uno dei tanti vaudevilles francesi che gli furono fonte generosissima di ispirazione. Forse Scarpetta non dava eccessivo peso a quest'opera. Nelle sue memorie la cita soltanto due volte: la prima, per dire che ebbe grande successo; la seconda, per ricordare che il grande Edoardo Ferravilla gli chiese il permesso di tradurla in milanese. Ma, vista oggi, «L'amico di papà» dimostra di essere una commedia dal ferreo meccanismo comico, imperniata su caratteri irresistibili e su una situazione paradossale. Don Liborio accoglie in casa Felice Sciosciammocca, figlio di un amico fraterno. Felice ha un così forte sentimento di gratitudine per ciò che Liborio ha fatto nei confronti di suo padre e di suo nonno, che desidera soltanto contraccambiare l'antica generosità. Ma in modo estremo: «Voi avete accompagnato mio nonno quand'era cieco, adesso aspetto che passate un guaio bello grosso per accompagnare io a voi», «Devo vederti distrutto per aiutarti poi a risorgere». I guai arrivano, e grossi: finti accordatori di pianoforte che volano dalla finestra, corteggiatori della figlia di Liborio che vengono scambiati per spasimanti della madre, guappi che malmenano a sangue l'ignaro Liborio che, colma la misura, scaccia il terribile Felice. Gioco divertentissimo, che la compagnia conduce con abilità suprema e surriscalda con le sottolineature e le poggiature della farsa. Luigi De Filippo è uno Sciosciammocca pieno di candida perversione, Rino Marcelli è un Liborio di fragorosa forza comica. Splendida Anna D'Onofrio nella parte di Angiolina che, volendo parlar pulito, mette insieme strafalcioni inauditi. Rino Di Maio, Sonia Prota, Ciro Ruoppo e tutti gli altri contribuiscono con deliziose caratterizzazioni alla riuscita di uno spettacolo che il foltissimo pubblico ha accolto con molte risate. Osvaldo Guerrieri
Luoghi citati: Torino
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