La pietà dei bambini salva due profughi di Fabio Albanese

La pietà dei bambini salva due profughi Siracusa, nascosti per mesi in masserìa La pietà dei bambini salva due profughi Ifratellini li hanno curati e sfamati Oragli albanesi chiedono asilo politico SIRACUSA.Braccati dalla polizia, per mesi nascosti e sfamati da due fratellini di 9 e 6 anni. Il sogno italiano di due giovani albanesi è diventato realtà grazie alla caparbietà e alla intraprendenza di Claudio e Corradina. Sono due dei quattro figli di un pastore di 40 anni, Emanuele Aprile, che vive con la famiglia in una masseria poco fuori l'abitato di Pachino, a Sud di Siracusa. I due bimbi hanno nascosto Njazi Hyseni, 25 anni, e Eduard Abozi di 24, per diversi mesi all'interno della masseria. I loro compagni di sventura, 300 albanesi arrivati con un mercantile turco fin sotto le coste siciliane, furono rimpatriati nella stessa giornata del 10 agosto scorso. Njazi e Eduard riuscirono invece a lasciare la spiaggia di Portopalo prima che la polizia cominciasse i rastrellamenti. E mentre i loro compagni venivano caricati sui camion militari diretti all'aeroporto di Catania, loro riuscivano a raggiungere una piccola masseria. Quel giorno in casa Aprile ci sono solo Claudio e Corradina. Papà è in campagna con i fratelli più grandi, la mamma in paese a fare la spesa. I due albanesi sono feriti, hanno corso per tanto tempo fra i campi e i rovi, sono affamati dopo giorni trascorsi sul mercantile «Duressi», dirottato dai profughi sotto le armi verso le coste siciliane. I bimbi si avvicinano, li portano in casa, li curano e li sfamano. I due profughi restano nascosti in un casolare della masseria per settimane. Solo dopo molto tempo papà Emanuele, insospettito dagli strani andirivieni dei due bambini e dalla insolita fame che li aveva colti, scopre tutto. Claudio e Corradina im¬ plorano di non denunciare ai carabinieri i loro nuovi amici. Papà Emanuele si commuove e dà un lavoro in serra ai due. Poi, una notte, l'irruzione della polizia nel casolare dove stanno dormendo; si cerca un pericoloso bandito, si scoprono i due albanesi. Per loro arriva il foglio di via della questura di Siracusa e l'ordine di presentarsi al valico di frontiera di Trieste entro due settimane. Njazi e Eduard scappano di nuovo, tornano a Pachino. E ancora una volta la famiglia Aprile non si tira indietro. Papà Emanuele, «pressato» dai suoi due bambini, va da un avvocato, mostra i provvedimenti di espulsione. Malgrado viva di pastorizia Emanuele Aprile per amore dei suoi due bimbi ha pagato parcelle per diversi milioni di lire. Ma la battaglia legale ha successo: poco prima di Natale, si ottiene un permesso di soggiorno fino alla fine del prossimo marzo e il certificato di residenza nel comune di Portopalo. Giovedì prossimo, la Cassazione dovrà decidere se accettare o meno la richiesta di asilo politico. I due giovani profughi, infatti, sostengono di avere subito maltrattamenti dal governo albanese quando erano in patria, e di essere per questo fuggiti. Njazi e Eduard, che sono figli della stessa madre, hanno visto morire uno zio, ucciso dalla polizia di Tirana. Inoltre, il padre dei due è morto in carcere dopo aver subito la confisca dei bèni da parte dell'ex governo comunista. Il legale ingaggiato dalla famiglia Aprile, sulla base di queste indicazioni, ha già ottenuto che il Tar di Catania annullasse il provvedimento di espulsione. Fabio Albanese

Persone citate: Eduard Abozi, Hyseni

Luoghi citati: Catania, Pachino, Siracusa, Tirana, Trieste