Soudant e il mito mediterraneo di Giorgio Pestelli

Soudant e il mito mediterraneo All'Auditorium per la stagione Rai brani di Perniisi, Stravinski e Berlioz Soudant e il mito mediterraneo Magia di suoni flautati e sincerità bruciante TORINO. Hubert Soudant, ritornato all'Auditorium per la stagione sinfonica della Rai, vi ha diretto un programma molto ben combinato che vedeva una pagina di Francesco Perniisi inserirsi con grazia su un robusto tronco franco-russo. «La partenza di Tisias» per viola e orchestra è un lavoro del 1979 che si genera da quel fondo indistinto di lontananza, mito e luci (e ombre) mediterranee in cui sempre pésca la fantasia del compositore siciliano; ma la suggestione resta poi confinata a un senso ampio del tempo, docile nelle flessioni quanto quieto nella concezione generale: all'interno è poi tutto un brulicare di piccoli fermenti, un pittoricismo che di ogni suono ricerca pure la sua iridescenza, resa con lenticolare precisione dalla lettura di Soudant e dalla realizzazione dell'orchestra. In un tessuto così vibrante, e capace di improvvisi ispessi¬ menti, non era facile calare il solismo della viola (restandone esclusa, si direbbe in partenza, ogni prepotenza virtuosistica). L altra sera il solista era Aldo Bennici, fomentatore e dedicatario dell'opera, quindi autorevolissimo ambasciatore della musicalità di Perniisi e in particolare di quel delicato rapporto solo-tutti: dapprima la viola si esprime per interiezioni, come tentasse la saldezza di un terreno, poi si fa strada, ripartendo ogni volta da capo, in alcune ariose cadenze (una, bellissima, con lo sfondo dei soli suoni della celesta) e infine congiungendosi nella conclusione al tessuto orchestrale con la magia dei suoni flautati: come un cerchio che si richiuda in se stesso. L'ordine annunciato del programma è stato terremotato nel suo percorso: la serata si è aperta così con l'amabilissimo «Bacio della fata» di Stravinski, in cui Soudant ha saputo abbinare l'affettuosità del ricordo di Ciaikovski con l'oggettività «parigina» delle articolazioni: e le prime parti dell'orchestra torinese hanno contribuito con grande precisione alla festa musicale, ai suoi scherzi fantastici e ai suoi teneri sogni. Nelle conturbanti «Nuits d'été» di Berlioz si è prodotta il soprano Laura Niculescu, quanto mai appropriata nella «villanella» d'esordio, ma poi un po' troppo intimista, come cantasse per se stessa, nelle altre liriche più espansive. Sempre di Berlioz, Soudant ha infine affrontato l'ouverture del «Benvenuto Cellini» con una congenialità che è una bella promessa per «La damnation de Faust» che guiderà in febbraio al nostro Regio: la nodosità della partitura si è spianata nella sincerità bruciante di una nostalgia mediterranea che è più febbre che anelito. Giorgio Pestelli

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