La danza diventa rito con Martha la grande di Luigi Rossi

La danza diventa rito con Martha la grande Successo al Regio con la compagnia della Graham La danza diventa rito con Martha la grande TORINO. L'eredità di Martha Graham è lunga e ci raggiunge ancora a quasi un anno dalla scomparsa della gran madre della «modem dance». L'immenso serbatoio della sua produzione è ben lungi dall'essere interamente conosciuto da noi. E' dunque titolo di merito del Lingotto e del Regio per l'inaugurazione della mostra sull'arte americana, averci proposto per la prima volta in Italia a 60 anni dalla sua creazione, uno dei primi capolavori della coreografa, «Primitive Mysteries», unitamente a titoli meno noti come il delizioso «Steps in the Street» di pochi anni dopo ed «Herodiade» del 1944. «Primitive Mysteries» è ispirata ad un rituale degli Amerindi cattolici che non hanno abbandonato del tutto le tradizioni pagane che derivano loro dagli antenati aborigeni prima dell'arrivo dei «conquistadores». E' anche una cerimonia di iniziazione di una giovane donna in bianco (un abito da prima comunione e da matrimonio) che a tratti si identifica con la Vergine e ne rivive la dolorosa passione sotto la Croce. Tutto stilizzato con un rigore assoluto e senza concessioni a folclorismo ispanico al quale, del resto, neppure la musica di Louis Horst indulge. I passi marziali obliqui (e qui l'ombra di Nijinsky sembra incombere) rievocano l'iconografia azteca o incas, così come la geometria magica del gruppo femminile. Balletto profetico, Eer molti aspetti, anche se semra non aver dimenticato un altro rituale, quello della «sagra della primavera» di Stravinskij che la stessa Graham affronterà cinquantanni dopo. Il cerchio magico, che ci richiama «La Danse» di Matisse, è stato poi usato in innumerevoli circostanze. Intensa e ispirata l'interpretazione offerta dà Joyce Herring e da Maxine Sherman al centro di un impeccabile corpo di ballo femminile in abiti scuri in contrasto con il candore della protagonista. La serata è iniziata con un titolo abbastanza visto della Graham «Embattled Garden» su una brutta musica spagnoleggiante di Carlos Surinach. L'Eden che ci è rievocato possiede le connotazioni dello spoglio albero della conoscenza disegnato da Isamu Noguchi (lo scultore non a caso presente anche alla Mostra del Lingotto) e il serpente si tramuta neUo Sconosciuto tentatore. Accando ad Eva e ad Adamo c'è inoltre la mitica Lilith a completare un quadrilatero amoroso moderno. Christine Dakin, Kenneth Topping, Maxine Sherman e Mario Camacho erano i quattro efficaci interpreti. Ancora un tormentato personaggio femminile, Erodiade, che la Graham ha creato e interpretato per la musica di Hindemith ed ancora in un'ambientazione di Noguchi. Martha cinquantenne compie una drammatica riflessione allo specchio sulla fine della giovinezza, tallonata da una sorta di controfigura giovane che è l'ancella non ancora tormentata dall'incalzare del tempo. La massima interprete grahamiana d'oggi, Thérèse Capucilli, si è identificata quasi mimeticamente con il personaggio della creatrice, bene coadiuvata da Maxine Sherman. Il frammento della suite «Chronicle», intitolato «Steps in the Street», è una veloce e dinamica incursione di dodici danzatrici nello spazio scenico che non denuncia certo i 45 anni di età. Finale con il sorprendente congedo della Graham, a pochi mesi dalla morte, con «Maple Leaf Rag» su frizzante musica di Scott Joplin. Attorno ad una strana sbarra-bilancia, forse simbolica nella stessa danza, si scatenano piacevolmente i ragazzi, mentre una sorta di rapido fantasma in caratteristico abbigliamento grahamiano percorre m diagonale la scena. Intelligente autoironia declinata con incredibile freschezza dall'autrice quasi centenaria. Qualche defezione verso il termine dello spettacolo fra gli invitati, mentre il pubblico pagante ha salutato con entusiasmo gli esecutori. Luigi Rossi La bravura dei ballerini entusiasma il pubblico Qui accanto uno spiritoso momento di «Maple Leaf Rag», ultimo balletto della coreografi morta un anno fa Sotto Joyce Herring protagonista di «Primitive Mysteries» del '31

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