Una donna mette in trappola la camorra di Fulvio Milone

Una donna mette in trappola la camorra Blitz di 700 carabinieri a Napoli su indicazioni di una pentita: sgominati 5 clan, 51 arresti Una donna mette in trappola la camorra Anche un leopardo difendeva l'arsenale di un boss Sequestrato un giornale che anticipava l'operazione NAPOLI. Il via all'operazione denominata «Diogene» è stato dato all'una in punto dalla caserma «Morgantini»: settecento carabinieri dei Ros, i reparti operativi speciali, e del gruppo Napoli 1 hanno attraversato la città deserta e circondato buona parte del centro antico. I vicoli dei «Quartieri Spagnoli», del Mercato e di Forcella, roccaforti della «camorra spa», sono stati chiusi in una morsa dagli uomini in divisa, sotto il controllo di un paio di elicotteri che sorvolavano la zona a bassa quota. E' cominciata così la notte più lunga vissuta dagli investigatori napoletani dopo i tanto discussi «maxiblitz» della primavera '83. Per cinque clan della malavita che agisce all'ombra del Vesuvio è stata la disfatta: trentadue tra capi, gregari e semplici «guaglioni» arrestati, diciannove provvedimenti restrittivi notificati in carcere ad altrettanti camorristi già detenuti, trentotto persone formalmente indagate. Tra queste ultime vi sarebbe anche un avvocato penalista. Le accuse sono gravissime: associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, estorsioni, ricettazione, rapine, omicidi. E' stato proprio un omicidio, compiuto nove mesi fa, ad avviare il conto alla rovescia per la sconfitta di cinque tra le famiglie più pericolose di Napoli: una sorella della vittima, sconvolta e terrorizzata, si presentò in caserma e cominciò a rivelare i misfatti della malavita organizzata, fino a denunciare i suoi stessi parenti. Da allora la prima donna «pentita» nella storia della camorra ha permesso agli investigatori di entrare fino al centro della tela di un ragno astuto e velenoso, che aveva steso i suoi fili attorno ai vecchi palazzi del centro antico ma anche nella provincia a Nord di Napoli, al confine con il Casertano. I gruppi criminali decimati con un'operazione conclusasi nella mattinata di ieri sono quel li capeggiati da Ciro Mariano e Salvatore Cardillo, potenti manager del crimine dei «Quartieri Spagnoli», dai fratelli Giuliano, signori incontrastati del feudo di Forcella, da Giuseppe Vatiero, da Anna De Rosa, la «signora in nero» che con polso fermo e mente lucidissima guidava «guaglioni» nel quartiere Mercato. Un solo filo legava i cinque clan. Portava fino alle villette a schiera che deturpano il litorale Domitiano a Nord del capoluo go. Era quello il punto d'arrivo dei «totaretti»; all'apparenza innocue caramelle, in realtà contenitori di un cocktail micidiale di cocaina e eroina. «Si tira su per il naso come il crack, la droga chimica tanto in voga negli anni scorsi in America - spiega no i carabinieri che, ieri pome riggio, hanno ricevuto le congra tulazioni del ministro Scotti -. Il totaretto era venduto solo sulla piazza napoletana: un commer ciò che fruttava all'organizza zione un guadagno netto di al meno un miliardo e duecento milioni l'anno». I corrieri si annidavano tra le migliaia di immigrati extracomunitari, prevalentemente nordafricani, che ogni anno sbarcano sulle coste campane. Le cinque famiglie, da tempo in lotta tra loro, avrebbero stretto un'alleanza strategica per mettere le mani sul commercio miliardario dei «totaretti». Gli uomini in divisa si erano già mossi quindici giorni fa, setacciando i «Quartieri Spagnoli» e ammanettando una quindicina di persone. Era solo un trucco, un escamotage per far credere ai camorristi liberi di averla fatta franca. La vera operazione, nome in codice «Diogene», è cominciata l'altra notte. Con un primo, clamoroso colpo di scena che ha per protagonista un quotidiano napoletano. La notizia del blitz in corso era pubblicata a caratteri cubitali in prima pagina, esposta nelle edicole aperte tutta la notte. Un ufficiale dei carabinieri, preoccupatissimo per i possibili effetti della fuga di notizie, ha sguinzagliato i suoi uomini in tutta la zona interessata dalla retata. Le copie della prima edizione sono state sequestrate e restituite ai commercianti dopo alcune ore, ad arresti avvenuti. Il primo santuario della camorra violato sono stati i «Quartieri Spagnoli». Le auto con i lampeggianti accesi hanno ostruito i vicoli, mentre gli uomini armati di mitra avanzavano con i cani antidroga. Sono state perquisite decine di appar¬ tamenti, tutti quelli abitati dai «soldati» di Ciro Mariano e Salvatore Cardillo. I cani al guinzaglio non hanno fiutato neanche un grammo di eroina o di cocaina, ma le sostanze stupefacenti interessavano poco agli investigatori. A loro importava rintracciare gli affiliati ai due clan, colpiti dagli ordini di carcerazione firmati dal sostituto procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho. Subito dopo è toccato al quartiere Mercato e al rione Forcella, un labirinto di strade strette e poco illuminate. E' il feudo dei fratelli Giuliano, camorristi con un debole per il toto e il lotto clandestino, il traffico di droga e le estorsioni. In casa di Guglielmo, uno dei pochi componenti della famiglia ancora in libertà, un militare ha voluto sollevare un tappeto che copriva l'intero pavimento di una stanza: sotto c'era una botola, che conduceva in un vano privo di altre aperture. Il carabiniere ha avuto un tuffo al cuore, quando un potente ruggito si è levato dal buio: quello di un leopardo. «E' mio, sono un'amante degli animali», si è giustificata Rita Saltalamacchia, moglie di Guglielmo Giuliano, il boss che al momento della perquisizione non era in casa. In un angolo della cella in cui era tenuta la povera bestia sono stati trovati foderi di fucili, fondine per pistole e contenitori con tracce di hashish. Fulvio Milone

Luoghi citati: America, Napoli