Gli errori del generale in doppiopetto di Domenico Quirico

Gli errori del generale in doppiopetto Gli errori del generale in doppiopetto «Sogno un Paese senza fanatici e lotte di classe» Ma fu proprio lui a legittimare i mullah nelV89 LA mia idea della rivoluzione algerina esclude lotta di classe e integralismo», aveva detto una volta Chadli, sintetizzando il suo pensiero politico. Eppure era stato proprio lui nell'89 a legittimare i mullah del partito islamico. Ad Algeri erano stati da poco cancellati i segni della rivolta della semola, quando l'esercito aveva sparato contro migliaia di giovani disperati e affamati. Il Presidente soldato, che non amava la divisa di generale ma il doppiopetto, sperava di giocare un brutto scherzo all'opposizione: dividerla e indebolirla con il furore e l'intransi¬ genza dei fondamentalisti, salvando così il traballante mito della Rivoluzione algerina, piccola isola laica nel mare crescente dell'Islam. Tre anni dopo ha dovuto dimettersi, ultima risorsa contro un nuovo Iran al centro del Mediterraneo. Salvare Algeri dal caos era forse un'impresa difficile per questo ex generale di 63 anni la cui biografia politica, al contrario di quelle dei suoi predecessori Ben Bella e Boumedienne, è molto striminzita, pericolosamente priva di carisma. Il giorno decisivo della sua vita è stato il 19 giugno del 1965, quando, come responsabile della Regione Militare di Orano, regione-mito della rivoluzione, si schierò a fianco del colonnello Boumedienne nel golpe contro Ben Bella. Era un leader che faceva sognare le folle con il suo «socialismo» utopico e un po' pasticcione, ma che voleva sottrarre all'esercito l'ingombrante ruolo di tutore del Paese. Lo stato di servizio di Chadli era perfettamente in regola con la mitologia rivoluzionaria: figlio di poveri contadini di un villaggio vicino a Bona, studi abbandonati per partecipare alla battaglia per l'indipendenza, co- mandante di uno dei reggimenti partigiani più famosi nella lotta contro i para francesi, un incarico nello Stato Maggiore. Una buona carriera, ma senza nessun rilievo politico che facesse prevedere l'ascesa al potere. E infatti, anche dopo il golpe di Boumedienne, negli anni della grande illusione petrolifera, rimase a Orano. La tranquilla carriera di guarnigione fu interrotta a sorpresa nel '79, quando il partito dovette scegliere il successore di Boumedienne, morto dopo una breve malattia. Fu l'esercito a riaffermare il suo ruolo decisivo: designò come candidato proprio Chadli, figura grigia, ma ufficiale più anziano tra i vertici militari. Chadli si è però dimostrato più che un semplice «notaio» dei voleri dell'esercito: ha abilmente manovrato tra le varie anime del Fronte di liberazione nazionale, affidandosi a giovani tecnocrati e pensionando dirigenti carichi di medaglie della guerra di indipendenza. Ha anche liberato Ben Bella per chiudere la frattura nella storia della rivoluzione e offrire la mano tesa all'opposizione; soprattutto, ha voltato pagina rispetto alla dissennata pianificazione di stampo socialista del passato, cercando di rilanciare il capitale priv;ito e ridistribuendo la terra dulie cooperative agricole. Ma è stato in politica estera dove ha colto i risultati maggiori, annacquando il radicalismo terzomondista per diventare abile mediatore tra Occidente e mondo arabo, consigliere ascoltato sia alla Casa Bianca che nelle capitali del radicalismo musulmano. Ora nel Mediterraneo c'è un altro grande punto interrogativo. Domenico Quirico

Persone citate: Chadli

Luoghi citati: Algeri, Iran, Orano