Parà e carri armati presidiano Algeri di Tito Sansa

Parà e carri armati presidiano Algeri Il presidente Chadli in tv: mi dimetto per il bene della democra2ia e l'unità del Paese Parà e carri armati presidiano Algeri Giovedì era in programma il ballottaggio che doveva dare il potere ai fondamentalisti ALGERI DAL NOSTRO INVIATO Lo stato di emergenza è stato dichiarato ieri sera in tutta l'Algeria, nella capitale il palazzo del governo è presidiato dai carri armati, la sede della tv in collina è circondata da reparti di para, forti concentramenti di truppe sono segnalati nella periferia, tutti i militari sono consegnati nelle caserme. Algeri è allarmata. Lunghe code di automobili si sono formate dinanzi alle pompe di benzina, i ristoranti si sono svuotati, la città è percorsa da automobilisti frettolosi e impauriti. Tira aria di guerra civile. Tutto è avvenuto nel giro di un'ora, tra le 20 e le 21, a confermare voci ricorrenti di una «imminente sorpresa» alle quali tuttavia pochi volevano credere. E' stato quando anziché vedere il telegiornale delle 20 gli algerini hanno visto il presidente della Repubblica Chadli Bendjedid dimettersi. Lo si sussurrava da giorni, tuttavia la sorpresa è stata grande. «Mi dimetto per il bene della nazione algerina, per rispettare la volontà del popolo. Il mio compito era quello di portare il Paese alla democrazia con libere elezioni e l'ho assolto». Che accadrà ora in Algeria? E perché il capo dello Stato, che si era dichiarato disposto alla coabitazione con gli integralisti islamici nel caso di una loro quasi certa vittoria nel ballottaggio elettorale di giovedì prossimo, ha gettato la spugna proprio a cinque giorni dalla conclusione del voto democratico da lui voluto? Le risposte che ieri sera a tarda ora si potevano dare ai due quesiti erano le seguenti: Chadli è stato obbligato a dimettersi dai militari non disposti ad accettare una presa del potere da parte degli integralisti, quelli che essi considerano un «ritorno al Medioevo». Con le dimissioni del presidente, la Costituzione prevede infatti l'annullamento automatico del secondo turno elettorale di giovedì prossimo, cioè blocca l'ascesa dei fondamentalisti, in quanto impone che prima venga eletto un nuovo capo dello Stato, entro 45 giorni. Questi poi dovrà indire nuove elezioni. Si riesce insomma a prendere tempo per sei mesi fino alla prossima estate, per riorganizzare le forze elettorali che si oppongono ai «barbus», i fondamentalisti del Fronte islamico di salvezza. Quello di ieri - se le informazioni della prima ora risulteranno esatte - è stato un incruento putsch militare per salvare la democrazia. I militari, si diceva ieri sera nei capannelli di curiosi dinanzi al Parlamento, sono garanti dell'ordine e della democrazia, decisi a impedire - anche con mezzi non proprio democratici, che i «nemici dell'Algeria moderna» prendano il potere. Il ministro della Difesa Nezzar viene descritto da tutti come uomo equilibrato, senza ambizioni politiche e i comandanti delle quattro Forze Armate (le tre tradizionali più la difesa antiaerea territoriale) vengono unanimemente definiti come uomini d'onore, patrioti onesti. Nessun pericolo - si dice - che ci si trovi dinnanzi a militari del tipo dei colonnelli libici o greci o di generali di tipo cileno. Che cosa accadrà? Intanto la presidenza ad interim è già stata assunta dal presidente del Parlamento, un uomo senza alcun peso politico, mentre il governo del Paese verrà affidato già oggi a un consiglio nazionale di sicurezza del quale faranno parte al¬ cuni membri dell'attuale governo, tra cui il ministro della Difesa, alcuni alti militari e alti magistrati. Il loro compito sarà quello di gestire il Paese dopo il presunto colpo di Stato (se colpo di Stato veramente c'è stato e se veramente il Presidente è stato obbligato a dimettersi) e garantire la stabilità del Paese, mentre alle Forze Armate spetterà l'incarico di impedire che la strada si infiammi come già altre volte negli anni recenti e che gli islamici scatenino una guerra civile. L'esercito ha ora praticamente tutte le carte in mano, meno quella degli islamici. La grande incognita è proprio il Fis, che fino a tarda sera non avevano reagito al colpo di mano perpetrato ai loro danni. Si vedrà oggi e nei prossimi giorni se la collaborazione tra la società civile e l'Fnl avrà successo sotto la protezione dei militari. Tito Sansa Il presidente dimissionario Chadli Bendjedid x^ }: é ff * Manifestazione degli integralisti Giovedì erano i favoriti del secondo turno elettorale

Persone citate: Chadli, Chadli Bendjedid, Nezzar

Luoghi citati: Algeri, Algeria