Il teatro della regione di Angelo Dragone
Quella bambola così inquietante Si chiude la mostra di Hans Bellmer Quella bambola così inquietante Anche se sono passati circa trent'anni da quando Hans Bellmer (Katowice, Alta Slesia, 1902-Parigi 1975) venne inizialmente presentato a Torino da Mario Tazzoli, alla «Galatea», poi a «Il Fauno» da Anselmino e Janus, le immagini che lo rievocano alla «Narciso» (piazza Carlo Felice 18, sino a stasera) continuano a sorprendere per il loro erotismo lucido e sottile, senza perversioni, forse, ma ossessivo. A Berlino, dove aveva frequentato la Technische Hochschule, incontrandovi Grosz e il movimento Dada, fin dagli Anni 20 Bellmer aveva aperto un piccolo atelier di grafica pubblicitaria, mentre alimentava la sua arte già tormentata come da un'idea fissa, ma con momenti senza dubbio felici nell'interpretazione dell'umano «desiderio segreto» ch'era ragione d'un rovello interiore e che al suo erotismo aveva dato significato esistenziale. La figura femminile, resa così esplicita nelle sue bambole e mezze-bambole in legno, reinventate nei primi Anni 30 (dopo la scoperta d'una cassa di vecchi giocattoli rotti, mutilati nelle membra), con una ripresa nel 1972, diventa criptica nei disegni e nelle finissime incisioni, dove assume il senso di un'intricata evocazione colma di echi e di rimandi in cui sembra rivelarsi un'autentica nevrosi. Nessuno più di lui ha saputo tuttavia esplorare con al- trettanta precisione e crudezza un disarticolato corpo femminile: organi e membra, una testa deforme, risolta a volte come un morbido labirinto di braccia e gambe, seni, sessi e occhi, bocche e orifizi d'ogni genere; facendolo con la stessa stupefacente eleganza con cui avrebbe disegnato una carnosa orchidea, sino a rivelare nel breve suo testo ch'è una autentica dichiarazione di poetica, «Piccola anatomia dell'inconscio fisico» e una «Anatomia dell'immagine», l'esistenza d'una anatomia ch'egli ha indicato come puramente «soggettiva, immaginaria». Con un gusto che ne ha fatto anche l'interprete ideale di opere letterarie di Bataille, De Sade, Eluard. Angelo Dragone Bellmer: «Demie-poupée» del 1972
Persone citate: Anselmino, Bataille, De Sade, Eluard, Grosz, Hans Bellmer, Mario Tazzoli
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